venerdì 14 settembre 2007

NO ALL'ACCORDO DEL 23 LUGLIO!

Lo scorso 23 luglio il Governo, i padroni e la triade concertativa CGIL-CISL-UIL hanno sottoscritto un protocollo d’intesa fondamentale per la ristrutturazione del capitalismo italiano.
Si tratta di un accordo a tutto campo in cui vengono rimessi in discussione welfare, lavoro e pensioni.
E indovinate un pò sulle spalle di chì ricadranno i costi di questà ristrutturazione?

Il welfare viene riformato a costo zero, elargendo qualche caritatevole briciola ai più poveri, mettendo le mani nelle tasche dei lavoratori. Ma perchè se c'è l'intento di fare, se pure, una ridicola minima redistribuzione del reddito, lo Stato non attinge mai dalle tasche delle classi più agiate? (scusate la domanda ingenua... d'altronde lo Stato è Stato e deve fare lo Stato, altrimenti che Stato sarebbe?)

Per quanto riguarda il lavoro si riconferma totalmente la precarizzazione nata col Pacchetto Treu e perpretrata successivamente con la Legge 30. Anzi i nostri solerti burattinocrati al servizio del Capitale, per mostrare la loro infinita servile graditudine a questo, fanno di più: sanciscono la possibilità per il padrone (baciamo le mani!) di reiterare i contratti a termine oltre i 3 anni.... beh certo però solo (si badi bene!) attraverso la conciliazione tra lavoratore e datore di lavoro alla presenza di un sindacalista (azz! che garanzia!)
Nel frattempo, sempre lo Stato, regala soldi dei lavoratori ai padroni, dandogli la possibilità di attingere dall’INPS per operare sgravi al costo del lavoro. Regala, sempre ai padroni, la detassazione dei premi di produzione e dello straordinario (alla faccia delle ipocrite dichiarazioni sulle politiche per aumentare l'occupazione!)

E le pensioni? Ovviamente anche in questo campo i burattinocrati si sono sbracciati per rendere favori ai loro padroni e hanno fanno molto di più del leghista Maroni. Difatti, con il varo di 4 “scalini” si innalza l’età pensionabile fino a 61 anni a partire dal 2013 e si tagliano le pensioni attraverso una riduzione dei coefficienti a partire dal 2010. Daltronde come sarebbe possibile continuare a pagare le pensioni dei dirigenti, il cui fondo pensioni è in passivo, se non attingendo da quello dei lavoratori i cui fondi sono nella stragrande maggioranza in attivo; come si potrebbe correre in aiuto di quelle imprese inadempienti dal punto di vista previdenziale; come si potrebbe continuare a avere un welfare completamente sulle spalle dei lavoratori?

Di fronte a qust'attacco dello Stato e del padronato i vertici CGIL-CISL-UIL hanno completamente svenduto le ragioni dei lavoratori, dei pensionati, dei precari e dei disoccupati, rendendosi garanti del controllo liberalcapitalista sul movimento dei lavoratori, in linea con le nuove allenze che pian piano si stanno delineando sullo scenario politico italiano, dove il nuovo PD si pone come cinghia di collegamento tra le esigenze del Capitale e le future scelte politiche dello Stato italiano.

Sul fronte dell'opposizione forse qualcosa si muove.
Le condizioni perchè ci sia una risposta unitaria e organizzata da parte dei lavoratori e dei precari ci sono ancora; l'importante è che i lavoratori e le lavoratrici, indipendentemente dalla sigla sindacale di appartenenza, costruiscano dal basso, in ogni luogo di lavoro e su ogni territorio, cellule e comitati di lotta contro questo infame accordo, con lo scopo di coordinarsi e scegliere unitariamente le future forme di lotta. A tal proposito gia molte sigle del sindacalismo di base sembrano confluire nella scelta di uno sciopero generale per il 9 Novembre.

zatarra

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