sabato 1 settembre 2007

VITTIME

Vittime dell'indifferenza, vittime dell'ipocrisia.
I quattro bimbi di Livorno, morti tra le fiamme
provocate, sembra ormai certo, da mani
assassine, forse prima ancora che dell’odio
sono vittime dell’indifferenza e dell’ipocrisa.
Dell'indifferenza che sgorga dalla lenta disumanizzazione
che ci sta avvelenando piano
piano e che produce una società dove non
c'è più spazio per la solidarietà.
La solidarietà che non è più di casa nostra,
consapevoli o inconsapevoli vittime della
solitudine metropolitana, dove comandano
la diffidenza e la paura. E così ai margini
delle città gli espulsi, gli ultimi arrivati, i più
deboli occupano gli spazi disponibili e
costruiscono le favelas che ipocritamente
consideriamo proprie del terzo mondo. E
nei campi ipocritamente detti nomadi da
anni abitano, vivono, sotto i cavalcavia o nei
pressi delle discariche, dove non danno nell'occhio,
persone che nomadi non lo sono
più, e spesso non lo sono mai state, per cultura,
ma ci sono spinte, costrette, dalla
povertà e dalle persecuzioni Persecuzioni
spesso subite nei loro paesi di provenienza
ma anche in un'Italia che fa finta di non
vederli finchè non diventano un comodo
capro espiatorio per l'ordine pubblico, e
quando si accorge di loro li sgombra,
smembra le famiglie, brucia le loro baracche.
Uomini e donne spesso nati nel nostro
paese ma a cui i diritti di cittadinanza sono
negati, cui spesso viene negata persino la
residenza, che non esistono per nessuno e
in cui anche i pochi percorsi di aiuto messi
in campo da qualche irriducibile pezzo di
società civile sono osteggiati da amministrazioni
perennemente preoccupate di essere
scavalcate a destra da un'opposizione
"popolare" in cui il razzismo più becero si
somma all'insicurezza sociale e alla paura
del diverso. Persone ai margini del sistema
produttivo, a cui l'unico spazio lasciato dal
sistema, ai margini delle periferie, lontane
dal divertimentificio estivo cittadino di stile
veltroniano, è quello di vivere dei nostri rifiuti,
dei nostri scarti, di quello che possono
rubacchiare di quelle piccole elemosine che
sfruttano quell'ipocrita, e comunque piccolo,
scrupolo di coscienza che talvolta coglie i
credenti al di fuori delle chiese, desiderosi di
alleviare un poco l'anima con una buona
azione caritatevole nei confronti dell'umanità
inferiore. Nessuna carità però potrà restituire
all'umanità le 4 piccole vittime dell'incendio
di Livorno.
Vittime dell'ipocrisia benpensante che ancora
li accusa di rapire i bambini degli altri,
quando non permette loro di salvare i propri
figli da criminali imbecilli che colpiscono
nella notte e sognano di rinverdire un olocausto
occultato e mai riconosciuto. Ma non permette loro nemmeno
di difenderli dall'inverno e dalla fame,
quando non li costringe a venderli a trafficanti
senza scrupoli. Vittime dell'ipocrisia di
un potere che ci vuole tutti omologati, consumatori,
senza cervello ne emozioni, senza
più capacità di sdegno e soprattutto divisi
da barriere culturali volutamente insormontabili
. E tanto meglio se scompare la solidarietà;
"divide et impera" recita uno dei più
saggi dettami del potere centralizzato.
Di fronte a queste tragedie sociali i poteri
statale, clericale e quello del capitale, oltre
le false lacrime di coccodrillo, non sanno
andare, anzi non possono andare, perché il
loro successo è l'altra faccia della medaglia
della miseria, dello sfruttamento, della
discriminazione e della divisione dei diseredati.
Questi 4 bambini sono le vittime dell'ipocrisia
di un potere politico ed economico che
per limitare l'afflusso dei migranti dice di
volerli aiutare nei loro paesi d'origine. Vien
da ridere di fronte a questi nobili intenti. E
come li aiutiamo? Bombardandoli nelle loro
case oppure gassificandoli col fosforo?
Facendoli lavorare fin dalla tenera età nelle
fabbriche delle multinazionali o facendoli
morire nelle miniere, nei pozzi di petrolio, da
dove rubiamo (questi sono i veri furti!) le loro
risorse, inquinando irrimediabilmente le loro
terre e distruggendo le loro foreste?
Insomma li derubiamo, li uccidiamo, li inquiniamo
nei loro paesi e quando questi, disperati,
cercando un futuro migliore, fuggono
dal loro paese e approdano nel nostro,
conoscono o sfruttamento o emarginazione.
"Ma mi faccia il piacere" direbbe Totò!
Non ci facciamo fregare da questi campioni
dell'ipocrita cordoglio italico, la solidarietà
con tutti gli sfruttati è una delle nostre armi
essenziali per opporsi alla barbarie liberalcapitalista.
(Dal numero di agosto 2007 di Alternativa Libertaria – foglio telematico dell’FdCA)

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