venerdì 30 maggio 2008

LA FAVOLA DEL NUCLEARE

Era cominciata durante la recente campagna elettorale, inizialmente quasi alla chetichella, sussurrata dai paladini Casini e Fini.
Via via ha acquistato sempre più forza fino ad essere contenuta nel programma del nuovo governo italiano e finalmente ha preso forma attraverso la voce del Ministro Scajola,che con italico ed enfatico orgoglio, di fronte al gota padronale italiano, ha annunciato: "Entro questa legislatura porremo la prima pietra per lacostruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione".

Ma Ministro ci faccia il piacere!
I cosiddetti impianti di IV generazione (di nuova generazione appunto), non saranno pronti prima di almeno 30 anni, sempre che non si presentino quelle difficoltà tipiche delle nuove tecnologie in fase di sperimentazione, che ne prolungherebbero ancora di più i tempi di attesa.
Nel frattempo ci dovremo accontentare di impianti la cui sicurezza non è assolutamente certificata, ma che anzi sono stati oggetto di numerosi incidenti, sempre prontamente occultati dai relativi Stati proprietari.

Per convincerci che la scelta fatta dal popolo italiano nel 1987 è stata una scelta immatura, fanno del tutto per farci apparire il nucleare pulito, economico ed autarchico.

Ci dicono che il nucleare è pulito perché permetterebbe la diminuzione di emissione di CO2 nell'atmosfera, con benefici effetti sull'ambiente, dimenticando, anzi colpevolmente omettendo, che se consideriamo tutta la filiera di produzione energetica, dall'estrazione dell'uranio, al suo arricchimento fino alla dismissione delle centrali obsolete, è ben lungi dall'essere a emissione zero.
Inoltre nessuno fino ad ora è riuscito ad eliminare il problema ambientale più grave associato allo sfruttamento del nucleare: e cioè la produzione di scorie radioattive.
Dove le metteremo signor Ministro?
L'Italia oltre ad essere un territorio fortemente antropizzato è anche un paese geologicamente troppo instabile per contenere depositi che devono essere custoditi anche migliaia di anni.
Forse si pensa di risolvere la questione con qualche trafficuccio oltremare, magari in qualche ex colonia?

Ci dicono che il kilowattore nucleare è più a buon mercato rispetto a quello ricavato da altre energie, ma anche su questo mentono.
Ancora una volta viene considerata la sola porzione della filiera produttiva legata alla produziones tessa di energia, tralasciando tutti gli altri costi tra cui quello principale, connesso alla gestione delle scorie e quello sempre notevole collegato allo smantellamento degli impianti quando divengono obsoleti.
Detto per inciso, noi contribuenti stiamo ancora pagando per lo smantellamento, la messa in sicurezza (?) e la gestione delle scorie radioattive dei pochi impianti nucleari costruiti in Italia prima che fossero definitivamente bocciati dal referendum del 1987.
Sempre per inciso in Francia lo Stato è costretto ad impiegare circa 10.000 persone perché si occupino esclusivamente della gestione dello smaltimento delle scorie.
Ma poi, signor Ministro, chi investirà sul nucleare, chi farà gli investimenti quando per costruire una centrale nucleare ci vogliono circa 2000-2200 euro per kilowattore installato, ossia se si calcola il costo di un impianto da 1000 MWe si arriva a dover investire inizialmente circa 2 miliardi di euro?
Appare subito ovvio che lo Stato dovrà massicciamente e nuovamente intervenire con i soldi della collettività, perché i soldi da rischiare sono veramente tanti per i privati: e allora ci vien da dire "...coraggio liberisti, buttate giù le carte..." come recitava una canzone di Guccini, ma più che le carte verrebbe da dire: buttate giù la maschera, perché di questi liberisti non se ne vista nemmeno l'ombra nel gotha padronale italiano, tutto proteso a benedire il nuovo corso nucleare dello Stato italiano.

D'altronde quando sitratta di investire soldi altrui per fare affari, i nostri industriali sono tra i migliori del mondo.

Ci dicono che il nucleare renderà l'Italia indipendente energeticamente, che potremo finalmente svincolarci dal petrolio e dal carbone, che siamo costretti a comprare energia elettrica dalla Francia.
Sfatiamo subito un mito signor Ministro: con l'energia nucleare si può produrre solo elettricità, che rappresenta solo circa il 20% dell'energia consumata in Italia, la restante proviene dal petrolio, dal carbone e dal gas.

Quindi a meno che non trasformiamo in pochi anni tutto il sistema di autotrazione, di riscaldamento e di approvvigionamento energetico industriale, a ben poco servirà il nucleare per renderci indipendenti.
D'altronde la Francia docet: con decine di impianti nucleari ed una sovrapproduzione di energia elettrica è costretta lo stesso ad importare gas e petrolio, quasi con le nostre stesse quantità.

Allora diciamola tutta Signor Ministro: a chi serve veramente il rilancio del nucleare?

Qualsiasi risposta vorrete darci, nessuno ci toglierà dalla testa che servirà ad arricchire quelle lobby che non avranno scrupoli, pur di realizzare profitto, ad avvelenare i nostri territori.
D'altronde i soldi in gioco sono veramente tanti e allora ci viene il sospetto che tutto questo denaro pagato dalla collettività verrà drenato anche da quei servizi di pubblica collettività che riguardano il benessere dei lavoratori, che non a caso ultimamente sono oggetto di un pesante attacco.

E allora finalmente buttiamo giù le carte con chiarezza e diciamo, signor Ministro, che l'utilità civile del nucleare è una grande bufala, e che l'ambizioso progetto, oltre ad arricchire i soliti noti, è più facilmente quello di cercare di accreditare l'Italia, in un prossimo futuro, come una delle potenze militari in grado di utilizzare il deterrente nucleare per impadronirsi e spartirsi le risorse energetiche mondiali.

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

30 maggio 2008

martedì 20 maggio 2008

Nuova serie di Antipodi

E' uscito il primo numero della seconda serie di
A N T I P O D I
rivista di politica, cultura e arte

Tema di questo numero: In/Sicurezza

Dopo otto numeri, dedicati ai temi più importanti della società contemporanea in cui viviamo, analizzati da saggi e da interventi di importanti artisti, la rivista apre la seconda serie con un numero dedicato ai problemi della sicurezza, che i mezzi di informazione si adoperano per far sì che divenga la fonte di ansia principale, sopravanzata invece nella realtà dall'insicurezza vera, quella economica.

È facile capire che la ragione di questa mistificazione sia quella di eclissare il disagio economico indotto ed accentuato dal sistema neomercantile. In tutto il mondo attraverso l'uso della minaccia della sicurezza si realizza il controllo economico e politico sulle masse, comprimendone i bisogni primari di felicità e aspettative di vita e inducendo invece bisogni e consumi dettati da esigenze dei gruppi dominanti.

Sommario degli articoli:

- SAVERIO CRAPARO, I delitti del semaforo rosso

- GIUSEPPE PANELLA, Insecuritas. La realtà della paura diffusa e il mito della sicurezza

- ADEL JABBAR, Immigrazione: inserimento subalterno e retorica securitaria

- NOAM CHOMSKY, Sicurezza sociale: una crisi che non c'è

- ANDREA BELLUCCI, La pericolosa costruzione di un'identità

- PER ALTERNATIVE LIBERTAIRE SÉBASTIEN, Il delirio securitario

- UN SALUTO A FRANCO

- FRANCESCO CISARRI, Quale sicurezza

- GIOVANNI CIMBALO, Criminalizzare per controllare


Poesie di BERTOLT BRECHT, JOSIP OSTI, JORGE ENRIQUE ADOUM.Le fotografie di GIACOMO SAVIOZZI sono state scelte da ALESSANDRA BORSETTI VENIER.

1 numero €8, abbonamento annuale - €15 (ordinario), €30 (sostenitore)
per contatti o per richiederlo antipodi@fdca.it
Per leggere online i numeri precedenti www.fdca.it/antipodi

giovedì 15 maggio 2008

SIT-IN ANTIFASCISTA A QUARTICCIOLO (Roma)

Ieri 14 Maggio dalle ore 18,00 alle 21,00 si è svolto a Roma in Piazza del Quarticciolo un sit-in antifascista organizzato dagli occupanti della ex questura, dal Laboratorio Sociale la Talpa, dal Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa e dalla Sezione di Roma della Federazione dei Comunisti Anarchici.

La manifestazione era contemporanea ad altre iniziative dagli stessi contenuti, dislocate in altre zone della Capitale.
Il sit-in ha visto la partecipazione di molti giovani del quartiere ed ha avuto sia momenti conviviali allietati dai pezzi musicali dei rapper di Quarticciolo “Gli apostoli della strada”, che momenti informativi con gli interventi dal microfono di compagni del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa e del Laboratorio Sociale la Talpa e con l’attacchinaggio di due striscioni sulla facciata del palazzo occupato che sintetizzavano il carattere comune delle aggressioni neofasciste che stanno inquinando i nostri territori in questi ultimi anni.

Alla manifestazione era presente anche un banchetto con materiale informativo e dossier sulle “eroiche” gesta dei vigliacchi in camicia nera.
I contenuti principali espressi sia dagli interventi dai microfoni che dal materiale stampato informativo è stato quello di smascherare la tesi bipartisan, della destra e della pseudosinistra, secondo cui tutti questi episodi di vigliacche aggressioni siano legati al tanto discusso fenomeno del bullismo. Tesi per la quale la violenza che ne scaturisce non ha un ben precisa connotazione socio-politica, ma nasce da un non spiegato o al massimo da un genericissimamente spiegato malessere giovanile.

Ma chi ha un minimo di coscienza sociale sa benissimo che la strisciante ideologia fascista che sta avvelenando sempre più le nostre città non agisce più, o perlomeno non sempre, con una mera specificità politica, ma sempre più assume connotati di odio sociale contro tutto ciò che è diverso.

E nella diffusione di questo malefico veleno ideologico di omologazione e sudditanza tutte le massime istituzioni del potere hanno la loro responsabilità, ad iniziare dalla Chiesa Cattolica con i suoi ostracismi contro l’autodeterminazione e i diritti delle donne e degli omosessuali, per finire alle campagne di odio terroristico contro i migranti ben orchestrate dai pennivendoli mediatici.

Per opporsi a tutto ciò è importante continuare a fare controinformazione nei nostri quartieri.

Federazione dei Comunisti Anarchici – Sez. “Luigi Fabbri” di Roma

martedì 13 maggio 2008

Qualcosa da recuperare.

Pubblichiamo volentieri il seguente comunicato , inviatoci da alcun* compagn* di Roma

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C’è qualcosa da recuperare, da far riemergere dall’oblio. E non si tratta solo della memoria di una generazione che ha lottato e che ormai è sottoposta ad una demonizzazione costante sui media.
Pensiamo a Giorgiana Masi, a quello che evoca il suo omicidio. L’hanno uccisa, il 12 maggio di 31 anni fa, le squadre speciali della Polizia di Cossiga, nonostante quest’ultimo continui squallidamente a negarlo. Era la risposta dello Stato al protagonismo di massa, alla volontà collettiva di trasformare il mondo.
Ma rispondere con la forza a spinte radicali che vengono dal basso è una costante. A Genova, nel 2001, si esprimeva un principio di movimento, formato da tante lotte particolari che cominciavano ad unificarsi. La reazione è stata durissima: l’assassinio di Carlo, l’assalto alla Diaz, le torture di Bolzaneto.

Ora, proprio le spinte alla trasformazione sociale del ’77 e quella, più recente, ma apparentemente già dispersa, del 2001, andrebbero recuperate. In questo senso, più che proclamarsi retoricamente “figli della stessa rabbia”, bisognerebbe riappropriarsi di certi contenuti. La manifestazione, non autorizzata, a cui partecipava Giorgiana, studentessa di un liceo della zona nord di Roma, celebrava l’anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio, ma la spinta di quella generazione andava oltre. Mettendo in discussione la famiglia come pilastro sociale, sperimentando forme comunitarie più aperte. Inoltre, proprio i movimenti degli anni ’70 furono pervasi da una forte tensione antistatalista, purtroppo più agita che oggetto di una riflessione condivisa.

Oggi viviamo in tempi di “familismo egoistico”. Si svuota la partecipazione popolare, salvo che ai riti elettorali, fruiti come spettacoli televisivi. Ci fanno essere gli uni contro gli altri: se il collega di lavoro è un concorrente, l’immigrato è addirittura il nemico principale. La famiglia è il luogo del rifugio nel privato e, insieme, un ammortizzatore sociale “informale” in tempi di precarietà estrema della vita e di smantellamento d’ogni servizio pubblico. L’esaltazione di tale istituzione, nella sua forma più tradizionale e quindi nel segno del dogma della eterosessualità e della condanna di ogni esperienza difforme, non è solo ideologia clericale, ma ha una base materiale precisa.

Quanto allo Stato, pur perdendo funzioni di indirizzo economico in direzione degli organismi sovranazionali, mantiene ed accentua la sua opera di contrasto e prevenzione del conflitto. Con i suoi apparati di polizia, sempre più spesso scagliati contro quelle lotte che cercano di salvare i territori dalla devastazione, ma anche – e soprattutto – per la sua capacità di formare il consenso, di creare collante ideologico. Si pensi, in questi tempi di politica estera aggressiva e di missioni militari dispiegate ovunque, al patriottismo propugnato dagli ultimi presidenti della Repubblica.
Non si tratta solo di suscitare approvazione attorno ad imprese imperialiste descritte come atti umanitari, ma di creare le basi per condannare chiunque rompe con la concordia, trasformando in nemico interno chi dissente e lotta per i propri bisogni.

Ciò, in un quadro in cui tutti i livelli istituzionali, a partire da quello parlamentare, sono sordi ad istanze che non siano quelle del padronato e delle gerarchie ecclesiastiche. Il risultato delle ultime elezioni, per esempio, mostra una situazione inedita, legata alla improvvisa accelerazione di un processo in atto da un quindicennio, segnato da una tendenza al rafforzamento dell’Esecutivo e dalla progressiva perdita di rappresentatività delle Camere. Una situazione che presenta per noi difficoltà, come dimostra il segnale più inquietante giunto dalle elezioni: i voti operai ad una forza, has been replaced here -->la Lega, che rappresenta in modo estremo l’egoismo sociale di questi anni. E’ la conseguenza dell’assenza di punti di riferimento fuori dalla fabbrica.
Ma questo contesto nuovo porta con sé anche un’opportunità.
In questo quadro, infatti, il recupero delle istanze per cui lottarono Giorgiana ed un’intera generazione, può esser condotto in modo non formale, all’insegna di una attenta rielaborazione. Mentre le spinte conflittuali (contro la precarietà del lavoro e della vita, per l’ambiente, contro la guerra ed il saccheggio delle risorse dei paesi “terzi”) che cercavano di unificarsi a Genova, trovano meno ostacoli nel loro tentativo di esprimersi finalmente in modo netto e autonomo. In sostanza, non avere più interlocutori nelle istituzioni, può spingere le lotte a rimandare in termini più chiari all’idea di una società altra, dove la libertà di uno/a sia veramente la condizione per la libertà di tutti/e.

-Collettivo Autonomo-Libertario “Liberidiamare” (liberidiamare@yahoo.it)
-Collettivo Comunista di via Efeso – Roma (www.viaefeso.org)
-Corrispondenze Metropolitane – Roma (cmetropolitane@yahoo.it)

venerdì 9 maggio 2008

In ricordo del compagno Peppino Impastato

Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene ucciso dalla Mafia.
Ancora una volta il braccio violento dello Stato punisce chi osa opporsi al suo arrogante potere e a quello del Capitale.
Peppino, compagno irrequieto, come è irrequieta quella terra bellissima chiamata Sicilia, umiliata, scempiata, ma mai doma.
A te dedico questa poesia trovata nella rete.

Zatarra
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Se è vero che la morte non è morte
Se è vero che "dopo" si torna ancora per completare una vita che va oltre il tempo e la morte
Se questa non è solo una fantasia orientale
Se questo vale anche per noi,Se è vero...può darsi che tu ora ci sei!
Non avevi fame d'amore?
Non avevi bisogno di carezze e d'attenzionie di baci pure tu?
E se un frammento di te ora vive nei miei figli...qualcuno dei miei baci è per te!
Ne sono felice.

Ettore

Primo: accelerare! Secondo: fare fuori il dissenso!

L’attacco alla FIOM è pesante e degno della peggior logica stalinista. Finora è stato lanciato su due fronti:

- gli accordi separati in alcuni stabilimenti Fiat ( e non è finita),
- la sospensione del gruppo dirigente FIOM di Milano (colpevoli di aver permesso l'intervento di un operaio ex-Cgil ad un attivo di iscritti un anno fa), due ore prima del Comitato Direttivo Nazionale.

La discussione al direttivo CGIL era sul documento unitario, che è stato approvato a maggioranza (105 favorevoli). Hanno votato contro FIOM e le due aree tematiche della Rete 28 Aprile e Lavoro e Società (25 voti)
I metalmeccanici, l’unica categoria che può creare problemi, quelli tacciati di essere “i professionisti del no”, va "normalizzata" perché la posta in gioco è alta e, dato che puntare al bersaglio grosso risulta non praticabile, si procede per linee esterne.

IL documento approvato sulle linee di riforma della struttura della contrattazione aggiunge a quello già conosciuto, il capitolo su democrazia e rappresentanza (sic!).
Si punta a rafforzare la contrattazione di secondo livello - incentrata sul salario per obiettivi rispetto a parametri di produttività, qualità, redditività ed efficienza - affidando il mantenimento del potere d'acquisto delle retribuzioni al contratto nazionale, sulla base del recupero dell'«inflazione realisticamente prevedibile».

Il nuovo capitolo sulla rappresentanza e la democrazia, chiesto a gran voce dalla Cgil, prevede che la rappresentatività di un sindacato sarebbe affidata per via negoziale (e non legislativa) ad un mix di criteri considerando il numero degli iscritti e i voti delle elezioni della Rsu.
Sul modello di quanto avviene nel pubblico impiego -dove sono ammesse alla contrattazione le sigle che superano la soglia minima del 5%, calcolata come media fra il numero degli iscritti e il numero dei voti alle elezioni delle Rsu- ogni categoria potrebbe fissare il proprio tetto di sbarramento. Il tutto certificato da un ente come il Cnel.

La piattaforma prevede anche la riduzione numerica degli attuali 400 contratti nazionali che saranno accorpati per aree omogenee, la trasformazione della durata -dall'attuale biennio economico e quadriennio normativo ad un triennio economico-normativo- con sanzioni in caso di mancato rispetto delle scadenze contrattuali. Cgil, Cisl e Uil chiedono un sostegno alla diffusione della contrattazione di secondo livello «sia per via contrattuale che di incentivazione».
E propongono che i contratti nazionali prevedano, in alternativa la sede aziendale o territoriale (in tutte le sue forme, regionale, provinciale, settorialie, di filiera, di comparto).

Dunque, la posta in gioco è alta in quanto le due “destre”che dichiarano costituente la nuova legislatura hanno convergenze forti sulla ristrutturazione politica/istituzionale del paese e visione comune sul mondo del lavoro.
IL documento unitario Cgil-Cisl-Uil si pone su questo terreno, modificando la natura stessa del sindacato, seguendo le ristrutturazioni in atto sul terreno industriale/finanziario, frutto dello “stato” della mondializzazione.
L'ordine è stato eseguito: in primis non aumentare il potere d’aquisto dei salari e delle pensioni.

Il documento dovrà essere mediato e condiviso dalla Confindustria e dal ministro del lavoro, tal Sacconi, da sempre uomo di questa.
Gli unici non interpellati e all’oscuro di tutto sono le lavoratrici/ori che una volta concordato il testo tra le “parti sociali”, verranno chiamati in causa con un pronunciamento. Non si può certo definire questa una trattativa.

Occorre mobilitarsi nei posti di lavoro e dal basso nelle camere del lavoro per denunciare e contrastare il disegno politico restauratore che potrebbe passare con questo documento e che non prevede nessuna forma di opposizione sindacale, nessuna forma di dissenso e di alternativa.

Commissione Sindacale della Federazione dei Comunisti Anarchici

giovedì 1 maggio 2008

comunicato internazionale comunista anarchico congiunto FdCA/WSM/ZACF

1 maggio 2008
Per un nuovo movimento internazionale degli sfruttati

Contro il neoliberismo, contro la guerra, contro la fame e la miseria

Per la pace, per il cibo e la casa per tutti, per il lavoro sicuro e protetto
Per l'alternativa libertaria!

Contro la stagione ed il ciclo di lotte sociali, sindacali, politiche espresse dai movimenti di opposizione al neoliberismo, che hanno attraversato il mondo a cavallo tra XX e XXI secolo, si è scatenata la dura reazione degli Stati e si sono inasprite le condizioni generali di vita e di sopravvivenza di centinaia di milioni di proletari resi sempre più schiavi dello sfruttamento capitalista.
In tutti i paesi il primato della finanza quale motore dell'economia colle sue letali regole basate sui rialzi dei tassi di interesse, strozzatura del credito e dumping sociale sta provocando una grave crisi di indebitamento e di impoverimento di milioni di famiglie con perdita della casa e della sicurezza economica, la forza-lavoro viene concentrata in unità di sfruttamento più intensivo e fortemente flessibilizzate per rafforzare l'offerta e la competizione nelle aree macroeconomiche (allargamento della UE, rilancio del Mercosur e dell'Asean, crisi del WTO, ecc.), la concentrazione delle produzioni in monopoli a base internazionale (auto; energia; telecomunicazioni; agro-chimico-farmaceutica, ecc), distrugge ricchezza sociale, posti di lavoro e produce una crisi alimentare senza precedenti, lo sviluppo economico tende a privilegiare una rete neuronale di siti e relativi corridoi di capitali e materie prime su cui si coagulano investimenti pubblici e privati, impoverendo grandi aree circostanti; e su tutto incombe un regime di guerra endemica scatenato dagli USA alla fine del XX secolo per il controllo sul sistema di dipendenze imperialista, si soffia sul fuoco del militarismo e del nazionalismo (con le sue varianti religiose ed etniche) per usare il controllo/destabilizzazione dell'area mediorientale-asiatica ed africana e per distruggere l'autonomia delle classi sfruttate costringendole a schierarsi per uno Stato, per una religione, per delle élite a cui consegnare il loro attuale e futuro destino di sfruttamento.
In questa difficile situazione, le lotte sociali, sindacali e politiche del proletariato in ogni paese cercano di contrastare le varie forme di sfruttamento capitalista e la dura repressione messa in atto dagli Stati e mettono sempre più in evidenza come oggi occorra
  • marcare la totale indipendenza delle lotte e dei movimenti di massa da ogni istituzione politica ed economica (non ci sono Stati, né governi, né mercati interessati a combattere il neo-liberismo);
  • reclamare la pace perché essa sia la culla per la ripresa della società civile e permetta lo sviluppo delle lotte di emancipazione delle classi oggi sottomesse;
  • ed infine lavorare per ricostruire l'autonomia e il ruolo delle classi sfruttate, la difesa e ricostruzione delle loro organizzazioni libere ed indipendenti, quale condizione e fattore indispensabile nelle lotte contro il neoliberismo e la guerra in ogni paese del mondo.


Le organizzazioni comuniste anarchiche, comuniste libertarie, appoggiano, promuovono, sostengono ogni iniziativa tesa alla ricostruzione di un grande movimento internazionale

  • contro il neoliberismo, denunciando i crimini dello sfruttamento e portando solidarietà agli organismi proletari ed ai movimenti locali in lotta contro l'aggressione di borghesie indigene o straniere;
  • contro la guerra, richiedendo il cessate il fuoco, la smilitarizzazione ed il disarmo ad ogni Stato, élite etnica o religiosa, accomunati dal disprezzo della vita dei proletari;


un grande movimento internazionale che abbia testa e gambe nelle organizzazioni di base sociali, sindacali, culturali, politiche, antimilitariste nonché nella capacità di federabilità delle lotte che si sviluppano su base nazionale ed internazionale.


A tal fine sosteniamo

  • la costruzione orizzontale di reti, coordinamenti, forum ispirati alla prassi della auto-organizzazione, dell'autogestione e dell'azione diretta, quale capacità collettiva di agire sulle contraddizioni e contro le violenze del neoliberismo e di sviluppare la massima solidarietà internazionale possibile;
  • ogni sforzo per lo sviluppo del movimento anarchico di classe internazionale, delle sue reti politiche e della sua capacità di inserimento sociale nelle lotte e nei fronti di lotta a sostegno del potere popolare, per la diffusione del progetto comunista anarchico, per la sperimentazione dell'alternativa libertaria.


Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
Workers Solidarity Movement (Irlanda)
Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa)
1 maggio 2008