martedì 29 luglio 2008

GLI ULTIMI FUOCHI DI LISBONA

Riceviamo e pubblichiamo questa lucidissima analisi del ns compagno Pier Francesco Zarcone, sulla cosiddetta Europa dei Popoli, che in realtà più che dei popoli è chiaramente l'Europa delle oligarchie e in principal modo dell'oligarchia capitalistico-finanziaria rappresentata dalla BCE.
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Sembra ormai un dato di fatto, in questa fase della storia
europea, non già
l'assenza di singoli conflitti aventi natura sociale, quanto
l'assenza di
conflitti sociali in senso proprio: vale a dire di quei
conflitti che a partire
dalle questioni socio/economiche giungono a investire la
sfera politica,
mettendo in discussione gli assetti sociali globali.
La società dello spettacolo e del marketing, della
deideologizzazione e della
depoliticizzazione (di chi non governa, però),
dell'incertezza e della paura
per il futuro, dell'analfabetizzazione di ritorno,
dell'atomizzazione
individuale, dell'affievolimento del concetto stesso di
solidarietà, della
perdita della speranza (e delle possibilità) di cambiare
il mondo, e così via
- questa società ha cloroformizzato a livelli estesi la
capacità degli
opressi di capire addirittura quali siano i loro veri
interessi.
Eppure vari re sono con tutta
evidenza nudi. Per quanto ci riguarda lo sono il sistema
capitalista - che
palesemente ha dimostrato e dimostra di non essere in grado
a fare fronte a
esigenze sociali anche minime - e le sue superstrutture
locali, come
l'Unione Europea. Eppure è come se sia stata metabolizzata
la propagandata
insostituibilità del capitalismo.
Pur tuttavia per rendersi conto delle negatività che si
stanno impadronendo
dell'Europa non c'è affatto bisogno di collocarsi su
posizioni di sinistra
radicale. Gli elettori irlandesi, per esempio, non l'hanno
fatto, e non ne
avevano bisogno. Basta avere chiaro quali siano i propri
interessi di
cittadini di paesi che, pur dicendosi "democratici" - in
senso liberale -
tradiscono la stessa formula politica su cui si basano e che
li legittimano.
Il problema dell'Unione Europea sta diventando un chiodo
fisso, ma la lingua batte dove il dente duole, anche
perché sotto la copertura
dell'ideologia europeista si stanno massacrando socialmente
i cittadini
lavoratori del continente con conseguenze di lunga durata.
È sempre più
manifesto che si sta costruendo un'Europa del capitale a
tutto danno di chi
il capitale non possiede; ma a rendersere conto sono ancora
in pochissimi.
Questa Europa nasce come creatura politicamente dominata da
classi politiche
antidemocratiche (anche in un'ottica liberale) su mandato
del capitale
industrial/finanziario. Questa classe politica - sia
nazionale sia di
Bruxelles - ha il compito di effettuare una vasta serie di
riforme non solo
smantellando le conquiste dei lavoratori nel trentennio
successivo alla II
Guerra Mondiale, ma di creare una situazione di
peggioramento riportando il
mondo del lavoro in una situazione ancor più grave di
quella che vide il
nascere dei movimenti di riscossa di coloro che vivono solo
potendo dare in
affitto la propria forza-lavoro (un tempo si usava a
profusione il giusto
termine di "proletariato"). La riforma, in corso di
approvazione da parte
del parlamento italiano, che scippa incostituzionalmente ai
precari il diritto
a una giusta sentenza, e che non pare che in questa calda
estate del 2008
stia sensibilizzando più di tanto la popolazione dello
stivale, non è solo una
chicca nazionale.
A Bruxelles di recente è stata varata una direttiva
europea che consente di
elevare in maniera terribile l'orario di lavoro, tanto che
(addirittura)
alcuni industriali portoghesi l'hanno considerata
controproducente ai fini
della produttività per lo "stress" accumulato dai
lavoratori!
Se già gli eletti nei parlamenti borghesi non sono legati
ai loro elettori da
"mandato imperativo", figuriamoci i burocrati di Bruxelles,
che nemmeno
sono stati eletti. Sia i parlamentari nazionali sia i
burocrati delle
istituzioni europee hanno una paura folle della
manifestazione di volontà dei
loro cittadini - tant'è che finora solo l'Irlanda ha
sottoposto a
referendum il Trattato di Lisbona (che sostituisce
l'abortita Costituzione
Europea). Ora, questo frutto di riservate scrivanie, deve
avere
l'approvazione di tutti gli Stati-membri per potere entrare
in vigore. Per
cui il negativo
risultato irlandese dovrebbe portare ad elaborare un nuovo
testo. Manco a parlarne. Sintomaticamente, la conseguenza
è diversa, e di una
vomitevole ipocrisia: poiché la necessaria unanimità non
si è realizzata per
colpa degli spregevoli irlandesi, che non hanno il senso
della storia, si dovrà
rifare il referendum. Sarkozy ha fatto chiaramente
intendere, e il nostro
Presidente della Camera dei Deputati, il camerata Gianfranco
Fini (il
cui naso storto è l'indelebile ricordo di una cazzotto
sferratogli da un compagno) ha avuto l'improntitudine di
dichiarare
che della questione del Trattato di Lisbona si devono
occupare i parlamenti nazionali, in quanto ... espressione
dei popoli! Se
in Irlanda si ripeterà il referendum, e se dovessero
vincere i "no", sarà
amaremente divertente vedere cosa inventeranno i
"democratici" politicanti
del continente.
Ma in Europa, oltre a lavorare per ridurre i lavoratori a
prestatori d'opera
senza tutela, abbandonati al "buon cuore" del padrone, già
da tempo ci si
si è affannati, e ci si affanna ancora, per creare e/o
rafforzare situazioni di
subalternità di interi paesi agli interessi economici (e
conseguentemente
politici) dei centri capitalisti e imperialisti europei. La
disintegrazione della ex Jugoslavia (non ancora terminata)
rientra in
questa logica. Aver fomentato i nazionalismi sloveno,
croato,
montenegrino e albanese - con il parallelo rafforzamento di
quello
serbo - ha sicuramente impedito che la Jugoslavia potesse
eventualmente diventare il polo di attrazione per la
formazione di un
mercato comune balcânico, con cui quello europeo avrebbe
dovuto fare i conti, economicamente e politicamente. Oggi invece esiste
una varietà
di borghesie balcaniche parassitarie e mafiose.
Le cose sono andate in modo molto più "soft" in un'altra
grande penisola
europea: quella iberica. E questo è avvenuto con gli
ingressi di Portogallo e
Spagna. Questa operazione richiedeva che gli interessi
spagnoli (già
all'epoca la Spagna era l'ottava potenza industriale a
livello mondiale)
fossero tutelati a spese di quelli portoghesi, non
supportati da una borghesia
forte come quella ispanica. Ragion per cui, il Portogallo ha
pagato il suo
biglietto di ingresso abbandonando al capitale spagnolo
quattro settori
socio/economici: il mercato agricolo, quello del lavoro,
quello della finanza e
quello immobiliare. Di modo che l'agricoltura portoghese non
doveva essere
messa in condizione di fare concorrenza a quella spagnola,
la cui produzione ha
logicamente invaso il mercato lusitano; le imprese spagnole
che si sarebbero
installate in Portogallo dovevano trovarvi una forza-lavoro
a basso costo; le
banche spagnole dovevano poter mettere le mani su quelle
portoghesi, altrimenti
incapaci di resistere da sole; e il settore immobiliare
doveva essere aperto a
una sfrenata speculazione, tanto che oggi la crisi di questo
settore è
maggiore in Portogallo che non in Spagna (dove già è
forte). Dulcis in fundo
si potrebbe ricordare l'endemico fenomeno estivo degli
incendi forestali in
Portogallo. Molti agricoltori furono convinti e incentivati
a installare nei
propri terreni alberi, e soprattutto eucalipti (che rovinano
il terreno) con la
prospettiva dei guadagni con la vendita del legname e della
pasta di legno alle
grandi industrie nordeuropee. I periodici incendi dolosi non
distruggono la
pasta de madeira, ma ne riducono abbondantemente il prezzo
di vendita. Nel
1976, Mario Soares, che una certa "sinistra" considera
ancora
positivamente, ebbe la faccia tosta di sostenere che il
Portogallo, nazione in
cammino verso il socialismo, era interessato a entrare nella
CEE per
trasformare l'Europa dei trusts in "Europa dei lavoratori"!
La politica monetaria, la cui incidenza su quella economica
in senso lato è di
tutta evidenza, viene ormai gestita da altri burocrati
specializzati: quelli
della Banca Centrale Europea, indipendenti da tutto e tutti.
A essere molto
meno indipendenti, invece, dovrebbero essere i giudici della
Corte di Giustizia
Europea, per come è prevista dal Trattato di Lisbona: essi
infatti verrebbero
nominati ... "di comune accordo dai governi degli Stati
membri"! Alla
faccia dell'indipendenza del potere giudiziario, sancito
dalla Costituzione
Italiana. Per inciso, di questo specifico problema, e del
più generale
contrasto fra Trattato di Lisbona e Costituzione Italiana
(per esempio in
merito al ripudio della guerra) non ritiene di occuparsene
il "compagno"
Napolitano.
In buona sostanza, a mano a mano che le istituzioni europee
continuano a
lavorare, e a rafforzarsi, estendendo la sfera della riforma
negativa
dell'economia e della società, i cittadini europei si
troveranno governati
da una ristretta cerchia internazionale - intenzionata a
introdurre
massicciamente il devastante modello statunitense - che si
comporteranno come
i signori incontrollati di una moderna confederazione
repubblicana
aristocratica. I cruciali eventi della moderna storia
europea, dalla
Rivoluzione francese in poi, diventeranno cose da museo, o
peggio, da
immondezzaio della storia?
Quello che accadrà in Irlanda lo vedremo. Ma a parte ciò
resta il fatto che
l'anno prossimo ci saranno le elezioni per il parlamento
europeo. Non è
azzardato ritenere che i partiti della sinistra ormai
extraparlamentare (ma
ancora non se ne sono accorti) cercheranno una specie di
rivincita rispetto
alle elezioni politiche nazionali, punteranno a sistemare
loro esponenti nei
ben pagati scranni bruxellesi, guardandosi certo bene dal
concretizzare posizioni antieuropee che potrebbero apparire
"politicamente scorrette".
Le prossime scadenze elettorali europee potranno invece
essere
occasione di una campagna di (contro)informazione semplice e
chiara su
quello che
questa Europa - non dei popoli, ma del capitale e dei suoi
burocrati -
significa per i cittadini lavoratori, che in buona parte
hanno dimenticato di
essere sia cittadini, sia lavoratori. In quel bellisimo film
anarchico che è
"V Vendetta", a un certo punto il protagonista asserisce
l'opportunità
di fare in modo che finalmente siano i governi ad avere
paura dei loro
cittadini. Si concretizzerà mai questa speranza?


Il carattere antidemocratico dell'UE è per noi evidente, ma la maggior parte
dei cittadini italiani non lo sa, o non lo comprende. E non parlo soltanto di
quanti si sono chiusi nella triade (oggi sempre più difficile da concretizzare
nel suo secondo stadio) "nascere-consumare-crepare". Mi riferisco anche ai
mediamente acculturati. Infatti, quanti sono al corrente della vasta gamma di
potere in mano alla Commissione europea, e della scarsità di quelli di cui è
titolare il Parlamento europeo? Quanti si rendono conto che la politica
economica la fa la Banca europea, e non i governi? Quanti - tra le ricorrenti
lamentele da prefiche sull'aumento dei prezzi - sanno che un controllo
impositivo da parte dei governi nazionali non è possibile, a meno di incorrere
nell'accusa di interferenza sul "libero" mercato (il moderno "vitello d'oro"?
E quanti sanno che questo deficit di democrazia data dagli inizi della
costruzione europea? Nel cinquantenario del Trattato di Roma, la ex
dattilografa Marie-Helene Von Mach ha rivelato alla BBC che in realtà, per
ragioni d'urgenza - dovute alla prossima ascesa al potere di De Gaulle, noto
per le sue posizioni sull'Europa - il 25 marzo del 1957 fu firmato un
Trattato ... con le pagine ancora bianche! (Cfr. la pagina web
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6483585.stm). Il testo è stato scritto dopo.
Da che mondo è mondo il potere delle oligarchie nasce e si basa sul ritenere
che esso sia di vantaggio alla collettività. Oggi, uno dei nemici primari è
l'Europa di Maastricht. È contro di essa che ci si deve muovere.
Saluti libertari a tutte e tutti.


Pier Francesco Zarcone

Federazione dei Comunisti Anarchici

venerdì 25 luglio 2008

Comunicato dello SLAI-COBAS di Cremona

CITTADINI: BOICOTTIAMO LA BENNET !

Con questo volantino di denuncia vogliamo informare i clienti della Bennet, i lavoratori e i cittadini su quanto accade al magazzino logistico della Bennet d'Origgio.

Lo smistamento e la logistica di tutti i prodotti che finiscono all'interno dei supermercati della Bennet nell'area del nord, avviene nel magazzino di Origgio; la gestione è stata appaltata a due cooperative (la "Leonardo" e la "Java") che tengono i lavoratori in una situazione di continua pressione da parte di capi e capetti, andando ad instaurare un clima da caserma che rende i lavoratori moderni schiavi.

Quando si superano i cancelli del sito in questione i diritti più basilari, sono soppressi da una politica aziendale repressiva (coperta da un formalismo democratico): ci sono turni di lavoro di 12-13 ore, i lavoratori iscritti ai Cobas vengono de-mansionati e spostati per punizione a svolgere lavori pericolosi ( un lavoratore è finito all'ospedale), la settimana scorsa, ad un lavoratore è stata impedita la pausa pranzo sotto minaccia di un provvedimento disciplinare, solo perché il lavoratore si è permesso di chiedere il rispetto e la tutela dei propri diritti e il culmine lo si è raggiunto mettendo in piedi una provocazione contro un nostro rappresentante sindacale, perché "avrebbe portato alla gola del capo servizio, il sig. Ferritto Roberto un taglierino", cosa non veritiera che serve a colpire uno dei lavoratori più attivi nello sciopero precedente.

Alla maggior parte delle persone che leggono il volantino, questa situazione può sembrare strana e impossibile, ma purtroppo è realtà e accade ad Origgio in un Paese al confine tra la provincia di Milano e quella di Varese, nella "civilissima" Italia.

AVVIENE NEL 2008 IN UN PERIODO DOVE IMPRENDITORI E POLITICANTI DI TURNO NON PERDONO OCCASIONE PER DICHIARARE CHE SIAMO NELL'ERA DELLA MODERNITÀ, NELLA QUALE LAVORATORI E PADRONI HANNO GLI STESSI INTERESSI, NASCONDENDO, COSI', DI FATTO, LA VERA REALTÀ: QUELLA DI UNO SFRUTTAMENTO DI LAVORATORI E LAVORATRICI (soprattutto immigrati) SEMPRE PIÙ CRESCENTE E DI CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO CHE STANNO TORNANDO INDIETRO DI 100 ANNI.

Chiediamo a tutti di dimostrare vicinanza e solidarietà a questi lavoratori che hanno deciso di dire basta e di ribellarsi a questa situazione di moderni schiavi. Chiediamo un piccolo gesto, che può diventare grande per la lotta dei lavoratori di Origgio: quando entrate a fare la spesa all'interno della Bennet chiedete spiegazioni e fate pressione sulla Direzione che non può non sapere e non essere al corrente di quello che avviene nei suoi magazzini.

Facciamo in modo che nelle cooperative presenti ad Origgio i lavoratori possano tornare a vivere una vita dignitosa e nel rispetto dei diritti che gli spettano.

LA BENNET È RESPONSABILE DIRETTA DELLA CONDIZIONE DI SCHIAVITÙ DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE DI ORIGGIO.

Milano, 21-7-08

fip SLAI - COBAS MILANO


--
SLAI Cobas
Coordinamento Provinciale di Cremona

domenica 20 luglio 2008

24 luglio assemblea presidio lav. terzo settore di roma

Riceviamo e pubblichiamo volentieri la seguente iniziativa dei lavoratori e lavoratrici del 3° settore, scusandoci per la qualità dello scritto ma così ci è pervenuta.

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Vi rigiriamo per inserimento tra i vostri comunicati dell'area sindacale, il testo della comunicazione di indizione a copertura per lavoratori e lavoratrici di coop sociali ed enti del terzo settore di roma, di assemblea sindacale con presidio per il 24 luglio dalle 13 alle 15 e con presidio che durerà fino al pomeriggio, in occasione della seduta del consigilio comunale di RomaL'iniziativa è convocata da "operatori sociali squattrinati", coordinamento lav, terzo settore di Roma, USI AIT e RdB Cub coop sociali di Roma, da reti e gruppi di precari del terzo settore. E' una importante iniziativa di mobilitazione autorganizzata e autonoma da cgil cisl uil e dalle centrali cooperative, che non si limita solo a denunciare pubblicamente l'emergenza salariale con lo sblocco con in contagocce di finanziamenti e di pagamenti di stipendi e salari a migliaia di operatori e operatrici sociali, ma sta cercando di intervenire rispetto alle operazioni "chirurgiche" fatta dalla Giunta capitolina sui servizi e progetti socio sanitari assistenziali ed educativi di spettanza dell'Ente locale Comune di Roma ma da anni esternalizzati a coop sociali ed enti, mantenendo ancora sfruttamento, precarietà e insicurezza sul/del lavoro.

USI AIT – UNIONE SINDACALE ITALIANA
Confederazione sindacale nazionale e federazioni intercategoriali
Segreteria provinciale della Federazione di Roma e Rsa interna ROMA VIA ISIDE 12 00184 - TEL. 06/70451981 FAX 06/77201444 usiait1@virgilio.it

Coordinamento lav. del terzo settore – Roma coord.terzosettore@email.it
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Comunicato sindacale per avviso al personale e affissione nelle bacheche ai sensi dell’art. 25 L. 300/70 Roma, 17 Luglio 2008

Al CdA dell’Ente/Coop./Associazione……………………………….
Al responsabile dell’ufficio del personale/Risorse Umane
A lavoratori/trici soci-dipendenti-collaboratori/trici – sedi decentrate di lavoro
Alla c.a. di ……………………………………………………………………. Loro sedi lavorative

Oggetto: comunicazione di indizione di assemblea sindacale per tutto il personale (soci lavoratori, dipendenti e/o collaboratore/trice) utilizzato nei servizi e affidamenti/appalti, per il giorno 24 LUGLIO 2008 DALLE ORE 13 ALLE ORE 15, AI SENSI DELL’ART. 20 L. 300/70. LUOGO DI SVOLGIMENTO PIAZZA DELLA CONSOLAZIONE, IN OCCASIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI ROMA.

PRESIDIO DI LAVORATORI E LAVORATRICI DI COOP SOCIALI ED ENTI DEL TERZO SETTORE A PARTIRE DALLE ORE 11 (UNDICI).

La scrivente Unione Sindacale Italiana in sigla USI AIT, comunica che per il giorno 24 LUGLIO 2008 dalle ore 13 alle ore 15 è indetta una assemblea sindacale retribuita per tutto il personale, che si svolgerà A PIAZZA DELLA CONSOLAZIONE, in occasione di assemblea/presidio che inizierà a partire dalle ore 11, iniziativa assembleare in concomitanza con la seduta del Consiglio Comunale di Roma.
La presente comunicazione è operata ai sensi degli articoli 20 e 27 della Legge 300/70 La fascia oraria è scelta per evitare disagi agli utenti di servizi alla persona.
L’assemblea, convocata in base all’art. 20 della L. 300/70, ha il seguente Ordine del Giorno:- Situazione negli appalti, affidamenti e convenzioni tra Comune di Roma, Municipi e Dipartimenti, futuro sblocco dei finanziamenti e ritardi nei pagamenti di fatture e delle relative retribuzioni, misure di salvaguardia occupazionale, applicazione procedure previste da Delibere Comunali 135/2000 e 259/05 e azioni di tutela delle condizioni di lavoro nel terzo settore a Roma.
- Situazione a livello nazionale e percorsi di mobilitazione e di coordinamento.
- Varie ed eventuali.

Si invita il datore di lavoro, a far affiggere la comunicazione di assemblea per avvisare il personale, ai sensi dell’art. 25 della Legge 300/70 (Statuto dei Lavoratori), in spazi idonei (bacheche o albi) e per avviso all’utenza dell’assemblea. Si ringrazia per l’attenzione e si inviano con l’occasione i ns. distinti saluti.

Per la segreteria Unione Sindacale Italiana e le RSA interne
Roberto Martelli

venerdì 11 luglio 2008

ESTATE A QUARTICCIOLO

Estate a quarticciolo organizzata da il Laboratorio Sociale LA Talpa, gli occupanti dell'ex Questura ed il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa.

Per aprire spazi di comunicazione sociale che affrontino i problemi reali del vivere nelle periferie romane: l'emergenza abitativa, la precarietà del lavoro e delle prospettive future di vita, l'aumento esponenziale del costo della vita.

Un'estate completamente autogestita che fa a meno di qualsiasi finanziamento istituzionale.

Un'estate che si affida alla libera iniziativa ed al contributo delle realtà sociali territoriali come i centri sociali, gli occupanti abitativi, le associazioni culturali e sportive, le palestre popolari; realtà sociali nate contro le logiche del dominio del denaro e delle oligarchie politiche.

Un'estate per rilanciare il concetto di solidarietà attiva tra tutti gli sfruttati, contro le logiche separatiste del potere.


DOPO IL MERCATO "TERRA TERRA" DEL 5 LUGLIO E LA MANIFESTAZIONE SPORTIVA DEL 6 LUGLIO L'ESTATE A QUARTICCIOLO CONTINUA CON LE SEGUENTI INIZIATIVE:



DOMENICA 13 LUGLIO

ALLE ORE 22,00 IN PIAZZA DEL QUARTICCIOLO
CONCERTO DEL "PONENTINO TRIO" (poesie, canzoni e stornelli romani)



VENERDI 18 LUGLIO

ORE 18,00 IN PIAZZA DEL QUARTICCIOLO
ASSEMBLEA SU "DIRITTO ALL'ABITARE E CASE ATER"

ORE 20 IN PIAZZA DEL QUARTICCIOLO
COMUNICAZIONI ANTIFASCISTE A CURA DEL "COMITATO MADRI PER ROMA CITTA' APERTA"

ORE 22 IN PIAZZA DEL QUARTICCIOLO
CONCERTO "APOSTOLI DELLA STRADA MEETS HIP HOP COALITION"

martedì 8 luglio 2008

MARCEGAGLIA ED IL PARZIAL-LIBERISMO

Nella relazione all'Assemblea Annuale degli industriali italiani, il nuovo presidente di Confindustria, Marcegaglia, oltre a fare appelli a governo e sindacati perché si attuino quelle riforme funzionali alla ripresa economica delle imprese italiane, con da una parte il progressivo smantellamento dello stato sociale, e dall'altra il completo asservimento del salario alla produttività delle imprese stesse, pone anche delle priorità nel settore della produzione energetica.

Infatti ribadendo grande soddisfazione per il nuovo corso nucleare del governo italiano, rivolge la sua attenzione ai "termovalorizzatori", visti come la panacea risolutiva, insieme al nucleare, da opporre agli alti costi dell'energia in Italia. Così infatti si è espressa: "I sistemi di gestione dei rifiuti sono molto vicini al collasso in molte regioni, anche perché si dice no ai termovalorizzatori, attivi in tutti gli altri Paesi. Paghiamo i costi più alti d'Europa per l'energia. Manca una strategia di investimenti per la sicurezza e la diversificazione energetica perché ci arrendiamo ai veti per le minoranze". Lamentandosi quindi anche delle irresponsabili opposizioni di molte comunità, anzi spingendosi avanti con il tentativo di criminalizzare queste opposizioni affermando: "Non accetteremo più che piccoli gruppi, spesso in malafede, tengano in scacco il Paese. E' a queste furbizie di bassa lega che dobbiamo dire basta. L'investimento in tecnologie può essere catalizzato da pochi grandi progetti Paese: il nucleare di nuova generazione, la mobilità, il risparmio energetico, le tecnologie ambientali. Sono questi i temi che devono restare al centro della politica industriale".

Ecco che le lotte per la salute e per l'ambiente di intere comunità territoriali divengono "furbizie di bassa lega"! Forse è un lapsus freudiano, signora? Forse questo discorso da vera decisionista, forte e autoritario, serve a nascondere che le furbizie di bassa lega sono le sue e con lei quelle delle lobby degli inceneritori e del nucleare? E gia, perché forse la Presidentessa della Confindustria non sa dell'esistenza dei CIP6; qualcuno glielo spieghi, così che da liberista convinta possa rinunciare a questa forma di finanziamento statale elargita a chi brucia rifiuti.

D'altronde è lei che lo afferma, sempre alla stessa assise: "L'apertura alla concorrenza e all'integrazione internazionale, che devono essere affrontate a viso aperto, rinunciando alle protezioni...". Evidentemente per la signora Marcegaglia il liberismo vale per tutto tranne che per gli inceneritori e magari, in un futuro non lontano, anche per le centrali nucleari.

Chissà perché questa visione così particolare del liberismo. Forse perché la signora Marcegaglia ha vari impianti di incenerimento per "combustibile da rifiuti" (CDR), gia realizzati o in fase di realizzazione (ad esempio Massafra, Manfredonia, Modugno), o forse perché si è aggiudicata l'affidamento del pubblico servizio di gestione del sistema impiantistico di recupero energetico a servizio dei bacini di utenza Lecce 1, 2 e 3, o forse ancora perché gestisce la Filiera Rifiuti Speciali Oikothen di Augusta, con autorizzazione peraltro sospesa dalla Regione Sicilia e dal Comune di Augusta, o forse per ultimo perché è proprietaria di una centrale elettrica a biomasse, gia attiva a Cutro, in Calabria.

O forse perché la signora ha appena ottenuto di bruciare nell'impianto di Massafra 30 mila tonnellate di rifiuti napoletani.

Forse siamo un po' troppo tendenziosi sui buoni propositi della Presidentessa quando, sempre nella stessa relazione, si lamenta dei troppi vincoli che vengono dalla UE o da Kyoto. Vincoli colpevoli secondo la Marcegaglia di troncare le gambe allo sviluppo industriale italiano. Al diavolo queste quote di emissione di CO2! Al diavolo i rimbrotti europei sulla gestione dei rifiuti italiana! Vogliamo essere liberi di trattare l'ambiente come ci pare! E di guadagnarci ovviamente.

Ma la cosa più incredibilmente curiosa, che ci mostra nella sua completezza il pensiero liberista della signora Marcegaglia, è quando si è lamentata degli alti costi dell'energia in Italia, visto che quota parte dei sovrapprezzi elettrici, che il consumatore italiano paga con il meccanismo dei CIP6, già arriva alla sua citata Centrale elettrica di Cutro. Per avere un'idea di quanto denaro arrivi ai proprietari e gestori degli inceneritori basti pensare che per l'inceneritore di Albano (in provincia di Roma) è previsto un finanziamento di 400 milioni di euro in 8 anni.

E allora: liberismo sì, cioè liberi di arricchirsi con i soldi dei lavoratori e di avvelenare indisturbati il territorio, ecco il liberismo della signora Emma.

FEDERAZIONE dei COMUNISTI ANARCHICI
Gruppo di Lavoro Ambiente ed Energia

7 luglio 2008