venerdì 29 maggio 2009

-Ai Lavoratori –



Ancora morte, quello che ci danno in cambio del nostro lavoro è un misero salario, tanta precarietà, e infine morte . Ormai non si contano più gli appelli, le denuncie, le azioni dirette, per cercare di fermare questa strage continua di lavoratori che muoiono sul posto di lavoro, e per fermare l’ancora più subdola devastazione dell’ambiente che genera morte a lunga scadenza.


E’ necessario che, contro la stage dei morti sul e dal lavoro, così come sull’antifascismo, così come per la difesa della libertà dagli attacchi repressivi del potere politico servo del capitale, si crei un fronte unico di resistenza militante, capace di unificare l’azione di lotta per il cambiamento immediato del clima repressivo, per la ripresa e la difesa di quei diritti dei lavoratori e dei diritti sociali, che l’avventurismo e l’opportunismo politico dei tanti riformisti ha smantellato .


La Federazione dei Comunisti Anarchici Sicilia, si stringe e si unisce al dolore delle famiglie dei tre operai morti a Sarroch, si stringe a questi tre operai che hanno pagato con la vita non solo la precarietà delle condizioni di lavoro ma, è questo ci deve fare pensare, hanno pagato con la vita un gesto nobile di solidarietà operaia, cercando disperatamente di salvarsi , l’un con l’altro, restando vittime di una triste catena di morte .


La FdCA Sicilia si unisce all’appello lanciato dalla rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, per una mobilitazione immediata nazionale di tutti i lavoratori, e rilancia la necessita di un fronte unico, per la ripresa di una nuova resistenza .


In solidarietà a tutti i morti sul lavoro, gridiamo:

“ Padroni assassini ”


Sezione “Nestor Makhno” Nissoria

Sezione “ Delo truda “ Palermo

giovedì 21 maggio 2009

Analisi del ZACF (Zabalaza Anarchist Communist Front) sulle elezioni nazionali e provinciali del 2009 in Sud Africa

Maggio 2009
Ne abbiamo sentite di tutti i colori su Zuma. Zuma è un grande, oppure Zuma è terribile. Un eroe oppure un criminale. Un socialista oppure un 'moderato'. Sembra che le elezioni siano state tutte per Zuma, Zille (Helen Zille, leader della DA-Democratic Alliance ed oppositrice di Zuma, ndt) e forse poche altre personalità di spicco.
Posto che si tratti davvero di un'elezione decisiva, per discutere del suo significato per i poveri ed i lavoratori, dobbiamo discuterne in termini di personalità di spicco. Come è successo non solo sui media: ma è quanto ne pensava le gente comune già anni prima della scadenza elettorale.
Basta guardare al ruolo del Cosatu (Congress of South African Trade Unions, ndt), la più grande organizzazione dei lavoratori nel paese. L'appoggio del Cosatu a Zuma mostra chiaramente le grandi difficoltà ideologiche della sua leadership. Dopo la sua vittoria a Polokwane (capoluogo della provincia di Limpopo, dove Zuma ha ottenuto la candidatura nel congresso dell'ANC, ndt) Zuma ha, di volta in volta, assicurato la classe capitalista internazionale che la politica economica non sarebbe cambiata sotto la sua amministrazione, e che il paese - sotto la direzione di un governo dell'ANC (African National Congress, il partito di Nelson Mandela, ndt) a guida Zuma - avrebbe continuato l'impegno a favore delle politiche neoliberiste del governo precedente. Nonostante i media capitalisti abbiano rappresentato Zuma come un socialista, da cui l'accettazione al buio della sua candidatura da parte del Cosatu e del SACP (South African Communist Party, ndt), Zuma è un capitalista neoliberista a tutto tondo. All'indomani della vittoria elettorale dell'ANC e della caduta delle accuse (di corruzione, ndt) contro Zuma, le quotazioni del Rand si sono rafforzate. Questo mostra come gli sforzi di Zuma per rassicurare i capitlisti globali sul fatto che l'economia non sarebbe cambiata sotto la sua direzione, non sono stati vani; la classe dominante internazionale non vede in Zuma un socialista, ma niente altro che un neoliberista. Il che conferma ancora una volta la bancarotta ideologica dei dirigenti del Cosatu e del SACP; i quali ormai non hanno più un'idea di cosa sia il socialismo e di cosa significhi essere socialisti.
Infatti secondo le analisi idealistiche ed individualiste degli alleati dell'ANC, una volta sostituito il presidente uscente Thabo Mbeki col meno autocratico Jacob Zuma, ci dovrebbero essere maggiori opportunità per i dirigenti del Cosatu e del SACP di influenzare il processo decisionale del governo e di poter mettere bocca sulle questioni politiche. Come ha detto Zuma durante il suo discorso inaugurale, si tratta di un “momento di rinnovamento”. Per i vincitori del dopo-Polokwane, che ora si stanno mettendo in fila per saccheggiare le casse dello Stato, non è rilevante che gli scopi borghesi e capitalisti dell'ANC risalgano senza dubbio alla sua fondazione del 1912 e da allora non sono mai mutati, fatta eccezione per la sua svolta neoliberista, dato che il neoliberismo è la forma dominante del capitalismo dei giorni nostri. Ed anche questo non è successo a partire dal 1996: il RDP (Reconstruction and Development Program, ndt) era già pieno di elementi neoliberisti. Ed il passo verso il neoliberismo venne sostenuto dall'intera dirigenza dell'ANC, fra cui spiccava la figura di Zuma.
Perciò, cosa significa che, innanzi tutto, queste elezioni si sono giocate sul terreno delle grandi personalità invece che sul terreno delle scelte politiche e, in secondo luogo, che Jacob Zuma sia emerso come il vincitore?
Il fatto che queste elezioni siano state gestite soprattutto tra le personalità politiche dimostra quanto tenui siano le differenze politiche tra i vari partiti in lizza ed in particolare tra i partiti più grandi. Tutti i partiti in gara rappresentano gli stessi interessi di classe dell'ANC, ed è dunque futile fare campagne sui temi politici quando la politica di un partito è abbastanza simile a quella del suo vicino. Tutti e ciascuno dei partiti maggiori, come pure la maggioranza dei partiti più piccoli ed insignificanti -che ora stanno per scomparire- sostengono il GEAR (Growth,Employment and Redistribution, patto concertativo tra governo e sindacati 1996-1998, ndt) e le politiche neoliberiste attualmente in corso. Qualcuno, come la DA, vorrebbe privatizzazioni più veloci e così via, ma nessuno si sogna di mettersi contro il capitalismo.
Eppure una grande parte della classe lavoratrice si è fatta prendere da questa idea che Zuma cambierà le cose. Perchè lui è più vicino alle gente ed ha i piedi per terra più di Mbeki, la gente vuole pensare che Zuma farà le cose in modo diverso, in un modo che farà la differenza. Ma noi sappiamo che non sono queste le sue intenzioni; e probabilmente non potrebbe anche se volesse.
L'economia globale si trova ora nella sua peggiore crisi dagli anni '30. Milioni di posti di lavoro sono andati perduti in tutto il mondo, fra cui le centinaia di migliaia in Sud Africa, e ci si aspetta ancora moltissime chiusure di aziende, anche a breve termine. L'amministrazione Zuma non ha avuto fortuna nell'andare al potere in un periodo in cui, a causa della crisi, sarà molto difficile destreggiarsi. Le banche e le corporazioni stanno cercando di recuperare il denaro perduto o di mantenere i livelli di profitto, il che significa maggiore sfruttamento per i lavoratori. Allo stesso modo gli Stati stanno tagliando la spesa sociale, con conseguente riduzione dell'erogazione dei servizi. La crisi economica renderà difficile per Zuma mantenere le sue promesse - ammesso che volesse veramente farlo - ma gli servirà anche come giustificazione. Alla fine del suo mandato, potrà dire che è stata tutta colpa della crisi economica, che è al di fuori del controllo della sua amministrazione, e che gli ha impedito di raggiungere i suoi obiettivi; e convincerà l'elettorato a dargli un altro voto per la presidenza per riprovarci ancora. Nel frattempo sono i poveri e la classe lavoratrice che stanno pagando per la crisi dei padroni, con forti ricadute sul lavoro e sulle condizioni di vita.
In questo contesto, una delle prime cose che ci si aspetta dall'amministrazione Zuma è che punterà sui mondiali di calcio del 2010 come mai finora. Faranno un sacco di demagogia sui posti di lavoro che si stanno creando e di quanto bene faranno all'economia. I lavoratori saranno impegnati a tempo pieno ed in condizioni rischiose per la sicureza per assicurare che gli stadi saranno completati nei tempi previsti, e poi? Migliaia di turisti verranno da oltreoceano per vedere giocare i Bafana Bafana ( "I ragazzi", in lingua zulu, ma anche "gli uomini" in lingua xhosa, nomignolo dato alla nazionale di calcio sudafricana, ndt) ed essere eliminati al primo turno; poi tutti se ne torneranno a casa e tutti i posti di lavoro creati non serviranno più. Il governo nel frattempo avrà speso miliardi di rand per una Coppa del mondo che dura poche settimane, anzichè investire nella creazione di lavoro sostenibile e nell'erogazione di servizi sociali. Dobbiamo lavorare per denunciare queste cose e tra l'altro per far sì che vengano stabilizzati i posti di lavoro creati per il 2010, il che comporta la costruzione di un movimento militante nella classe lavoratrice.
La campagna che ha messo in contrapposizione Zuma a Mbeki ha fatto fare dei passi indietro alla militanza all'interno della classe lavoratrice, i giovani - tra gli altri - ingannati dalla pseudo-militanza di personaggi come Julius Malema (presidente dei giovani dell'ANC, ndt), come molta gente che ha associato la mancanza di servizi a carenze dell'amministrazione Mbeki, hanno fatto la campagna per farlo fuori e per portare Zuma al potere. Persino i movimenti sociali si sono persi nel sostegno al culto di Zuma, che è servito ad espropriare e ad ammansire la militanza di classe tra i lavoratori per trascinare la gente nella battaglia tra le personalità invece che sulle lotte collettive e quotidiane per una vita migliore.
Quando sarà chiaro per tutti che Zuma e la sua amministrazione non sono la soluzione, e che loro nei fatti non sono in grado nè vogliono cambiare le cose, speriamo che ci sia una ripresa di militanza di classe tra i lavoratori, e speriamo che sarà genuina coscienza di classe e militanza rivoluzionaria.
Ma intanto quanta gente comune vedrà la propria vita colpita dalle avversità delle politiche economiche neoliberiste e dall'atteggiamento sciovinista della amministrazione Zuma, che nel frattempo si sarà dimostrata incapace di garantire una vita migliore per tutti? Quanti lavoratori intanto perderanno il loro posto di lavoro a causa della crisi economica; quanti altri omosessuali ed immigrati verranno uccisi; e quante altre donne violentate?
Noi sappiamo che Zuma è uno sciovinista, un patriarca neoliberista, e la sua ascesa al potere non porterà niente di buono per le donne, per gli immigrati, per gli omosessuali e per la classe lavoratrice in generale.
Bisogna fare della richieste chiare alla amministrazione Zuma, specialmente alla luce dell'attuale crisi economica. Dobbiamo chiedergli di mettere fine alla chiusure delle aziende, dobbiamo sostenere organizzazioni sindacali come il Cosatu quando gli faranno le stesse richieste; sebbene noi siamo anche dell'avviso che i sindacati abbiano bisogno di strategie e tattiche molto più conflittuali per sostenere queste richieste. Occorre continuare a cercare di costruire i movimenti sociali facendo campagne per l'erogazione dei servizi, per tenere il governo sotto controllo e per fare pressione su Zuma perchè mantenga le sue promesse. Dobbiamo lavorare per denunciare il carattere omofobico, sessista, anti-operaio ed antipopolare della nuova amministrazione.
I movimenti sociali, come l'intera classe lavoratrice, hanno preso una batosta nel credere che un individuo al potere, un leader, potesse cambiare le cose a loro favore. Il culto della personalità, come quello che circonda la figura di Zuma esiste anche all'interno dei movimenti sociali, ed è necessario opporvisi. E' ideologia della classe dominante, degli opportunisti e degli autoritari quella che crede che un singolo leader -o un gruppo di dirigenti - possa migliorare le condizioni della classe lavoratrice e dei poveri. Il culto della personalità e del ceto dirigente viene costruito allo scopo di tenere il popolo lontano dalla gestione diretta delle cose che lo riguardano, lontano dalle lotte collettive e dalla azione diretta di massa. E questo è esattamente ciò che queste elezioni, e tutte le altre elezioni, cercano di fare: tenere il popolo lontano dalla lotta collettiva, persuadendolo che, mettendo una croce su un pezzo di carta ogni 5 anni, votando per un partito o per una pesonalità, si contribuisce alla vita politica del paese ed al miglioramento di classe.
Noi anarchici abbiamo sempre respinto questa ideologia della classe dominante, perchè sappiamo che l'emancipazione della classe operaia non dipende dal voto per gente che governerà in nostro nome, sia a livello nazionale che locale. L'emancipazione del popolo viene dall'autogestione e dalla azione diretta di massa della classe in lotta. Solo la classe lavoratrice può liberare se stessa.
Quasi tutta l'anima militante dei movimenti sociali in Sud Africa ha preso una posizione per il boicottaggio rispetto alle recenti elezioni. Crediamo sia questa la posizione corretta, l'abbiamo fortemente sostenuta e continueremo a farlo in vista delle elezioni locali del 2011.
Il nostro compito è ora soprattutto intervenire contro le politiche anti-operaie ed anti-popolari che farà l'amministrazione Zuma, spingere per l'azione diretta in contrapposizione all'elettoralismo ed alla collaborazione di classe, sostenere tutte le richieste ed i movimenti progressisti ed impegnarsi decisamente nella costruzione dei movimenti sociali e di un sindacalismo indipendente.
Presto o tardi il popolo vedrà che Zuma li ha ingannati. Mettendo a nudo le contraddizioni tra ciò che Zuma dice di voler fare per la classe lavoratrice e per i poveri e ciò che Zuma dice e fa per la classe dominante, possiamo accelerare questo processo. Occorre lavorare ora per rafforzare i movimenti sociali, i sindacati indipendenti attraverso l'azione diretta allo scopo di fornire un polo di attrazione per i militanti di classe tra i lavoratori, affinchè quando la luna di miele con Zuma prima o poi finirà, questi militanti non siano riportati ad un approccio riformista o verso il sostegno ad un partito politico o ancora nel culto della personalità, ma verso una direzione più pericolosa.
Nè Zuma, nè Zille, nè nessun altro può liberare i poveri e la classe lavoratrice. Siamo noi che dobbiamo farlo.
Link correlato: http://www.zabalaza.net

ZACF - Zabalaza Anarchist Communist Front - Sud Africa
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

mercoledì 20 maggio 2009

Palestina-Israele, Tsumud = persistenza è il segno della lotta unitaria nella settimana della Nakhba

Lo scorso venerdì cadeva il 15 maggio - 61° anniversario del giorno in cui metà della Palestina venne data all'agenzia sionista per costruirci sopra uno stato ebraico sulle rovine della terra dei palestinesi. In un complotto tra l'impero britannico ed il nuovo stato di Israele, la metà restante della Palestina è stata ulteriormente fatta a fette - un quarto al nuovo stato di Isarele ed un quarto alla Giordania ed all'Egitto un tempo vassalli dell'impero britannico... (con la benedizione delle potenze imperialistiche del tempo: USA, Regno Unito, Francia ed impero Russo, a cui si sonio unite nel corso degli anni le potenze più recenti). Oltre alle lotte in corso contro l'espansione degli insediamenti coloniali che hanno forzato - in parte riuscendoci- per l'evacuazione dei palestinesi e per prendersi le loro terre, abbiamo partecipato alle manifestazioni indomite del venerdì a Bil'in, Ni'ilin, and Um Salmuna.

BIL'IN
R. W.: "Circa 10 attivisti internazionali e 20 israeliani si sono uniti alle parecchie decine di palestinesi per la manifestazione settimanale a Bil'in, che ha commemorato il 61° giorno della memoria della Nakba - l'espulsione dei palestinesi da Israele durante la guerra d'indipendenza israeliana. I manifestanti hanno portato un gigantesco cartellone a forma di chiave per raffigurare le chiavi delle case che molti palestinesi dovettero abbandonare alle loro spalle e di cui ancora chiedono il diritto alla restituzione. L'esercito ha accolto la manifestazione con un eccezionale lancio di gas lacrimogeni apparentemente sparati con l'aiuto di un cannone a canna multipla, provocando diversi feriti ed intossicati. Un gruppo di circa 30 manifestanti è rimasto al cancello del muro per un po' nonostante le granate assordanti dell'esercito, nonostante i gas ed i proiettili. Quando la manifestazione è stata sciolta, l'esercito ha continuato a fare fuoco sugli uliveti vicini al muro. Hanno continuato a lanciare gas e proiettli sulla gente che cercava di spegnere gli incendi tra gli alberi e questo nonostante i continui avvertimenti fatti in ebraico che la manifestazione era finita e che le persone stavano solo cercando di spegnere gli incendi. Due persone sono state ferite alla gambe da proiettili di gomma, ma alla fine gli incendi sono stati spenti."
Bil'in venerdì 15.5.2009 video su http://www.youtube.com/watch?v=hUgf7fVHCNM

UM SALMUNA (regione di Al-Ma’sara)
Il Comitato Contro il Muro e le colonie di Al-Ma’sara ha organizzato e partecipato a manifestazioni contro la confisca delle terre avvenuta negli due anni e mezzo. I partecipanti e gli esponenti del comitato sono noti per la loro stretta osservanza della tattica non-violenta nelle manifestazioni. Nella manifestazione dell'1 Maggio, nonostante la loro usuale tattica non volenta, le forze israeliane hanno aumentato la repressione pre cercare di far venire meno la resistenza non violenta, procedendo all'arresto di parecchi manifestanti. Un nuovo comandante militare, già in servizio nell'area due mesi prima, ha annunciato la sua intenzione di porre fine alle resistenza e di usare nuove tattiche militari quali l'invasione notturna delle case degli esponenti del comitato, distruzione di proprietà e minacce.

Durante la manifestazione dell'1 Maggio 2009, l'esercito israeliano ha arrestato tre esponenti del comitato di Al-Ma’sara Committee contro il Muro e contro le colonie: Hasan Bergia, Mohammad Bergia e Mahmoud Sawahre. Per di più, le forze israeliane hanno arrestato Mustafa Fuara; un residente di Al-Ma’sara, Azmi Ash-Shyukhi; un residente di Hebron, Haggai Matar; attivista israeliano per la solidarietà, e Tom Stocker, un volontario britannico presso la Holy Land Trust. (Fede e Terrasanta, ndt)

L'esercito ha sostenuto che i manifestanti arrestati si sono resi responsabili di disordini, disturbo al lavoro della polizia, agressione a soldati e poliziott, distruzione di proprietà militare.L'attivista isareliano Matar ed il volontario britannico Stocker, sono stati rilasciati nello stesso giorno dietro pagamento di una cauzione di 1,500 NIS con la condizione di non mettere più piede in Cisgiordania per 2 settimane. Azmi Ash-Shyukhi; Mustafa Fuara; e Mahmoud Sawahre, sono stati rilasciati il 13 maggio dietro cauzione (50,000 NIS per tutti e 3) dopo essere stati detenuti in un carcere militare per quasi 2 settimane. Hassan Bergia e Mohammad Bergia, membri del Comitato di Al-Ma’sara Contro il Muro e le Colonie, sono ancora detenuti.

L'avvocato di Mohammad Bergia farà appello per il suo rilascio; sono benvenute lettere di solidarietà che facciano luce sull'ingiustizia del suo arresto.
Um Salmuna, video clip di venerdì 8-5-09 su http://www.youtube.com/watch?v=DDCiIxFWNFI

NI'ILIN2. Ni'ilin, video clip di venerdì 15-5-09 su http://www.youtube.com/watch?v=Ja0pFaJtUiE

Link correlato: http://awals.org
Ilan Shalif (AAtW)
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

domenica 17 maggio 2009

Comunicato sul DDL sicurezza

CHI NON SALTA CLANDESTINO E’, E’….
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO!


Il voto alla Camera del 14 maggio che ha fatto passare il disegno di legge sulla sicurezza pone per la prima volta in questo paese le basi legali per attuare politiche discriminatorie a tutti i livelli della società civile verso altri esseri umani e lavoratori immigrati in Italia in cerca di un futuro migliore.

Nonostante le proteste della società civile, nonostante le voci di semplice buonsenso degli operatori, nonostante i tentativi di limare gli articoli più eclatanti, con il reato di clandestinità si sancisce di fatto la riduzione in schiavitù di donne e uomini che abitano questo paese, privandoli dei diritti più elementari e consegnandoli di fatto alla malavita organizzata internazionale che gestisce questo immenso mercato di braccia.

Il grande affare securitario che investe le città, i quartieri, le scuole, gli ospedali, le famiglie con badanti, le fabbriche riceverà a breve la legittimazione parlamentare e aprirà legalmente la caccia a tutti coloro che vengono additati a nemici del popolo italiano solo perché colpevoli di essere clandestini.

Senza documenti perché sbarcati da “barconi” e non da voli di linea, con il permesso scaduto perché privati dalla crisi di un permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro o perché vittime della burocrazia, irregolari perché costretti a lavorare in nero, invisibili perché figli di clandestini, tutti appaiono potenziali nemici del popolo italiano. Anche se su di loro poggiano sempre di più le casse dello stato e i lavori di cura.

E sarà anche reato di favoreggiamento della clandestinità mettere in atto pratiche di solidarietà verso gli immigrati senza permesso di soggiorno, dar loro lavoro, curarli, accoglierli a scuola. La caccia colpirà così anche chi combatte le discriminazioni, chi contrasta il razzismo e il veleno del neo-fascismo che serpeggia nei quartieri delle nostre città, chi non si arrende a questo imbarbarimento che si vuole trasformare in senso comune.

La posta in gioco è il controllo del territorio, non solo sul piano poliziesco-repressivo, ma anche sul piano della segregazione etnica, del ricorso a ideologie integraliste (neo-fascismo, clericalismo, militarismo), della valorizzazione affaristica e capitalistica di esso (aree dismesse, case e mercati dei clandestini) senza avere tra i piedi forme di dissenso. Questo controllo si estende ora al Mediterraneo, alla Libia ed i respingimenti sanciscono la clandestinità già in acque internazionali. Non sono forse le motovedette già suolo italiano?I lavoratori e le lavoratrici immigrati/e sono ora i/le primi/e a farne le spese. Ogni ondata securitaria avrà ora l’imprimatur del Parlamento e diffonderà la paura sotto la minaccia dell'espulsione o di 6 mesi di reclusione nei nuovi e "confortevoli" CPT a gestione consociativa cattolica e coop.

Questo terroristico controllo diventato legge si aggiunge alle tante legislazioni nel mondo che hanno lo scopo di tenere sotto scacco la classe lavoratrice mondiale nel tentativo di nascondere che è la crisi dell'economia e la creazione di zone di selvaggio sfruttamento a spingere i migranti a cercare migliori condizioni di vita.

Il feroce sfruttamento economico del capitale infatti non guarda in faccia a nessuno, non sta a sottilizzare sul colore della pelle né tanto meno sulle credenze religiose; prende di mira soprattutto gli strati più deboli della popolazione, proprio perché più facilmente ricattabili e quindi più facilmente sfruttabili. Ieri i lavoratori italiani, irlandesi, ispanici negli USA, oggi quelli africani, europei dell'est, mediorientali nella democratica Europa.

Separare i diritti (politici e sociali) dalla nazionalità, per la libertà di circolazione e di insediamento, è un mezzo per combattere questa tendenza del capitalismo.
Sono proprio questi muri che dobbiamo abbattere o superare con organismi di base cosmopoliti di italiani e nuovi cittadini, per lottare insieme contro le discriminazioni e per la piena cittadinanza, a tutti i livelli, a partire dalla lotta per la sicurezza sociale, per i diritti all'abitare, ad un lavoro dignitoso, per una scuola e una sanità accessibili a tutti.

In questa lotta è bene essere consapevoli che laddove le subdole forme repressive delle istituzioni non bastassero (vedi ronde), bisognerà affrontare il razzismo incarnato oggi nelle formazioni neo-fasciste che appestano il territorio con una buona dose di consenso istituzionale.

Occorre, quindi, costituire reti antifasciste e antirazziste di massa che uniscano la battaglia culturale ed il mantenimento della memoria delle lotte della classe lavoratrice a campagne di agibilità piena del territorio, che siano capaci di ampliare e mettere in campo tutte le pratiche di solidarietà diretta necessarie a depotenziare il più possibile queste leggi razziste e questo clima avvelenato.

E unitamente alla lotta per l'acquisizione della piena cittadinanza, occorre favorire la partecipazione diretta e a pieno titolo dei lavoratori migranti alle lotte sindacali, sociali e territoriali contro le logiche repressive, criminali, discriminatorie e di sfruttamento di cui il governo di questo paese si sta dimostrando sempre più capace. Coscenti come siamo che ogni riduzione dei diritti colpisce e indebolisce qualunque forma di dissenso e di alternativa, sempre.

Maggio 2009

Federazione dei Comunisti Anarchici

www.fdca.it

venerdì 15 maggio 2009

Roma 15-18 maggio - Anarchici Contro Il Muro

Ciclo di incontri con Uri Gordon, attivista degli Anarchici Contro Il Muro
Anarchici contro il muro dell'apartheid in Palestina
Roma 15-18 maggio

15 maggio h.16.30
La Sapienza dip. di Igiene, Aula D, Circolo di Willis - Azione diretta solidale: movimenti libertari in israele oggi + aperitivo

16 maggio dalle 19
L38 SQUAT, via Giuliotti 8x (sestoponte)
cena benefit contro la repressione + proiezione video"bil'in my love"

18 maggio h. 16.30
Villa Mirafiori,Via Carlo Fea 2, aula 13
Israele: politiche securitarie e produzione del consenso +proiezione video "bil'in my love"

Organizzano
Libreria Anomalia/Centro di Documentazione Anarchica -http://www.libreriaanomalia.org/
L38 SQUAT - http://www.tmcrew.org/l38squat
collettivo universitario Evertere -http://evertere.noblogs.org/

giovedì 14 maggio 2009

Cordialità negata.

Da un'abitante dei campi di accoglienza della provincia di L'Aquila.
Un'altra prova della spietata militarizzazione a cui è sottoposto il territorio aquilano.

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scritto da Giorgio Signori

Alle donne ed agli uomini che gestiscono i campi di ospitalità di L’ Aquila

Dal primo momento dopo il dramma ogni nostro comportamento (dellamaggior parte di noi) è stato caratterizzato dalla cordialità, un po’ perché è in noi innata - assieme al sorridere scherzare ironizzare anche – e un po’ perché proviamo un sincero sentimento di gratitudine verso quanti, tanti tantissimi, materialmente assistono chi nulla più possiede e con gioia e determinazione ricomincia, nuovamente, daccapo.

Si comincia purtroppo ad assistere, a subire, ad una gestione dei campi caratterizzata da rigida sciocca applicazione di regole che rischiano di portare ad una lobotomizzazione della società aquilana col negare incontri ed itineranze per noi abituali, quando c’era la Città.

Negare anche il piacevole condividere il momento del pasto con uno o due amici, al termine della fila degli ospiti "registrati", in quelle mense dove mai è mancata l’abbondanza del cibo.Far pesare l’incontro col figliuolo ospite del campo affianco.

Scoraggiare le naturalissime visite agli amici in altri campi.
Imporre orari da convitto nelle aperture dei cancelli.Tutto ciò, solo nei campi in città, nei paesi quest’aria, menomale, non la si respira.

Che tristezza, signori, vedersi negare la dolce cordialità, imporre un modello che produce gratuite tensioni in un contesto dove ogni cosa dovrebbe tendere quantomeno al quieto vivere.

Cerchiamo di capirci e di capire che non sono le forme di pseudoautoritarismo e ottusità a garantire nei campi, com’è giusto che sia, quello che dite di voler garantire.

Nel ringraziare di cuore le persone che ci aiutano,un caro saluto a tutti.

mercoledì 6 maggio 2009

PISA 7 MAGGIO 1972

PISA 7 MAGGIO 1972
Franco Serantini anarchico di vent'anni
moriva a Pisa il 7 maggio 1972.

Due giorni prima, mentre partecipava ad una manifestazione antifascista di protesta contro il comizio dell'on. Giuseppe (Beppe) Niccolai del Movimento sociale italiano, alcuni uomini del 2° e 3° Plotone della 3a Compagnia del 1° Raggruppamento celere di Roma lo avevano barbaramente pestato a sangue.
Fermato e trasportato nel carcere del Don Bosco, il giorno seguente, nonostante manifestasse un malessere generale, era stato interrogato da un magistrato e sottoposto ad una superficiale visita medica. La mattina del 7 maggio venne trovato agonizzante nella sua cella e trasportato d'urgenza al pronto soccorso dove si spense.
Il certificato di morte parla di "ematoma intracranico post-traumatico", chi assisterà all'autopsia dichiarerà di aver visto un corpo massacrato dai colpi ricevuti durante l'arresto.
Una storia tragica di questo paese, purtroppo non l'unica, di cui gli esecutori all'epoca sono stati gli uomini preposti all'"ordine pubblico" e il mandante il governo del democristiano Giulio Andreotti e del ministro degli interni Mariano Rumor.
Pisa, come molte altre città, fu destinata ad essere il banco di prova di una campagna elettorale provocatoria e violenta, incentrata sull'ordine pubblico: unico obiettivo di questa campagna fu di portare allo scontro "militare" le opposizioni, soprattutto quelle extraparlamentari, per poter avallare la tesi degli opposti estremismi e riaffermare l'autorità dello Stato. Sono passati 37 anni e di Serantini si continua a parlare, la sua morte è ancora una ferita aperta nella storia recente della società italiana. Se ne parla, anche se, ad esempio, una parte della città di Pisa - come una parte delle forze politiche - vorrebbe una volta per tutte sotterrare di nuovo quel nome e la sua storia.
Il motivo di questa accesa guerra alla memoria è semplice: si vuole nascondere le responsabilità di chi ha guidato il Paese, promosso, organizzato ed eseguito, con cinica determinazione, quella stagione passata alla storia come "gli anni di piombo" ma che sarebbe più appropriato definire l'epoca del terrorismo di Stato e delle stragi impunite.
Troppo spesso negli ultimi decenni i "vincitori" hanno presentato il conto a quella parte politica, che viene considerata la madre spirituale del "terrorismo rosso", scordandosi, non a caso, la dinamica dei fatti e le responsabilità oggettive, anche se con obiettivi diversi, delle forze di governo, dei servizi segreti interni ed esteri, degli apparati polizieschi e dei neofascisti nello scatenamento di quella stagione di violenza.
Oggi sono i politici che vogliono fare la storia e le loro fonti predilette sono le sentenze dei tribunali e i media prezzolati ma in realtà la storia di quel decennio è ancora in gran parte da scrivere. Grazie a molti la memoria di Serantini non si è persa, vive nei cuori delle donne e degli uomini che continuano a credere e a battersi per gli ideali di giustizia sociale e libertà per i quali ha vissuto Franco.
La memoria di Serantini resiste, sui muri delle città, nelle canzoni, nei teatri, nei libri e nelle pagine web. Recentemente, un giovane musicista d'origine pisana, Francesco Filidei, gli ha dedicato anche un'opera che è stata presentata al Festival musicale di Montecarlo.Una memoria che giorno dopo giorno, testardamente, ricorda la scomoda verità: Franco Serantini, per la sua scelta di campo antifascista e libertaria, fu ucciso due volte: la prima da coloro che ne devastarono il corpo, la seconda da uno Stato che per scelta politica non volle fare "giustizia", perché ovviamente lo Stato non può processare se stesso.
Franco B.

domenica 3 maggio 2009

Comunicato FdCA sul processo di Terni

La Federazione di Comunisti Anarchici valuta con estrema preoccupazione quanto sta avvenendo in un processo istruito a Terni, nel corso del quale il Pubblico Ministero avrebbe definito la “Federazione Anarchica Informale” come il braccio armato della Federazione Anarchica Italiana.

Questo tipo di affermazione rientra nel modo di operare classico delle polizie di ogni parte del mondo che sono costantemente impegnate a criminalizzare ogni comportamento di antagonismo sociale, riducendolo ad azione terroristica e/o insurrezionale.

La Federazione dei Comunisti Anarchici, le sue sezioni territoriali, i suoi militanti
- esprimono la propria piena solidarietà ai compagni ed alle compagne della Federazione Anarchica Italiana
- denunciano come ancora una volta lo Stato, per legittimare il proprio atteggiamento persecutorio e repressivo nei confronti di chi ha un'altra idea della giustizia sociale e della libertà, ricorra all'inganno ed alla menzogna pretestuosa, alla caccia all'anarchico
- rilevano con preoccupazione come, con tali teoremi giudiziari, si tenti di infangare e criminalizzare quell'azione costante, continua e consapevole dei militanti anarchici della lotta di classe, presenti e ben visibili sul posto di lavoro e nel sociale, pronti a rivendicare ogni giorno con la loro azione antagonista e di classe il diritto degli sfruttati di emanciparsi dal bisogno, a costruire dal basso la democrazia diretta con organismi pubblici e trasparenti, autogestiti e federati
- ribadiscono che i metodi di lotta degli anarchici nelle lotte sociali sono noti, certamente non graditi ai padroni, e hanno come obiettivo prioritario il soddisfacimento immediato e futuro dei bisogni di lavoratrici e lavoratori, la difesa di precari, immigrati, donne, quali fasce più deboli del mercato del lavoro da uno sfruttamento sempre più brutale.
- respingono qualsiasi tentativo di confondere le strutture formali, l'attività politica del movimento anarchico organizzato in Italia con qualsiasi sedicente "Federazione Anarchica Informale"

Uniti nel metodo libertario di azione e nella solidarietà di classe, questa stessa solidarietà esprimiamo con forza alla FAI anche in questa occasione.

Federazione dei Comunisti Anarchici" - Segreteria Nazionale

sabato 2 maggio 2009

ARDITI DEL POPOLO

Al TEATRO BLIOTECA DI QUARTICCIOLO

in Via Ostuni n° 8 - Roma








8 maggio 2009_ore 17.30
Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922)
presentazione del libro di Eros Francescangeli



sarà presente l'autore

Sorti, su iniziativa di Argo Secondari, nell'estate 1921 da una scissione della sezione romana dell'Anai, per difendere le masse lavoratrici dalle azioni squadristiche dei fascisti, gli Arditi del popolo si diffondono rapidamente e animano in luglio gli scontri di Viterbo e di Sarzana.



Sono comunisti, socialisti, anarchici, repubblicani e sindacalisti rivoluzionari, decisi a fronteggiare il fascismo con l'impiego delle sue stesse tecniche di combattimento. Ma già dall'ottobre-novembre 1921 fino alla marcia su Roma si consuma la lenta agonia dell'associazione, ancora impegnata, nei giorni dello sciopero legalitario, contro le incursioni fasciste nelle cittadelle rosse, da Livorno a Parma.



Due le cause di questo rapido dissolvimento: l'azione repressiva del governo bonomiano a sostegno dello squadrismo agrario-fascista, da un lato e, dall'altro, l'abbandono da parte delle direzioni del movimento operaio organizzato: il Psi sacrifica gli Arditi del popolo sull'altare del patto di pacificazione, mentre il PC d'Italia bordighiano si orienta verso un rafforzamento delle strutture paramilitari di partito. Dal punto di vista interpretativo, l'autore sottolinea soprattutto due aspetti: lo stretto legame tra arditismo popolare e combattentismo e, in secondo luogo, la debolezza politica di un'organizzazione in cui il dato militare prevale sull'elaborazione teorico-ideologica.



Attraverso un capillare lavoro di ricerca, sia bibliografica sia archivistica, il libro di Francescangeli rafforza le basi filologiche di un dibattito storiografico a lungo caratterizzato da strumentalizzazioni ideologiche e da un sostanziale oblio.

Francesco Cassata su L'Indice n. 11-2000

Eros Francescangeli (Verona, 1967), studioso di storia del movimento operaio italiano, ha pubblicato numerosi articoli e saggi di carattere storico-politico in varie riviste specialistiche. E' redattore della rivista Praxis e collaboratore dell'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea di Perugia.

iniziativa promossa in collaborazione con il Laboratorio sociale La Talpa

venerdì 1 maggio 2009

Comunicato della Federazione Anarchica Milanese sul 1° Maggio

PRIMO MAGGIO ANARCHICO

La crisi economica e sociale, che ci colpisce e sempre più avanza minacciosa, manifesta i suoi esiti peggiori sulle categorie sociali più deboli.
Tale situazione non deriva da un semplice incidente di percorso, come vogliono farci credere, ma è conseguenza inevitabile di un sistema economico, politico e sociale – il capitalismo – che basa il suo funzionamento e sopravvivenza sulla ferrea legge del profitto di “pochi” a danno del resto della società.

Un squilibrio che si manifesta anche nell’irresponsabile sfruttamento del pianeta su cui viviamo, dove le grandi metropoli sono diventate camere a gas, le risorse naturali sono “rapinate” senza alcuno scrupolo; i centri del potere statale ed economico non esitano a schierare gli eserciti e a scatenare conflitti armati pur di mantenerne il controllo.

Guerre vere e proprie che, anche se spesso definite “missioni di pace”, portano ancora più sottomissione, povertà e disperazione per le popolazioni che le subiscono.
Sul territorio italiano, l’ultima tragica conseguenza di tale sistema l’abbiamo ulteriormente verificata nella recente tragedia del terremoto a l’Aquila dove i crolli delle abitazioni hanno causato più morti e feriti, perché “si risparmia sul cemento e tondini di ferro ma non sulle vite umane”.

Riprova evidente che le speculazioni, quelle edilizie così come quelle negli altri settori, sono un virus che si riproduce facilmente in un modello di società in cui, di fronte alla prospettiva del guadagno, i confini etici tracciati dai poteri, legali od illegali che siano, si modificano a seconda della loro stessa convenienza.

Come se non bastasse, ecco che il territorio del terremoto è diventato un palcoscenico dove il “circo mediatico” della politica parlamentare si assolve, si ricicla e si ricandida alla gestione del potere prossima futura, cercando di far dimenticare che i governi, nel loro avvicendarsi, sono sempre pronti a promuovere leggi che pesano negativamente sulle condizioni materiali delle classi subalterne salvaguardando, invece, ricchezze e privilegi delle caste ai vertici. In primis quelli degli stessi rappresentanti del popolo in parlamento.

Non cadiamo nella trappola, quando indicano negli immigrati i nostri nemici e la causa della nostra insicurezza. I nostri veri nemici, quelli che attentano alla qualità della nostra vita, quotidianamente, sono gli stessi padroni che si garantiscono la possibilità di sfruttare noi e, in modo ancor più bestiale, gli immigrati.

Occorre intraprendere un percorso di liberazione che non passi per le sagrestie, per le segreterie politiche, per l’urna elettorale o le facili derive populiste pre-totalitarie, ma che attraversi le strade, i quartieri, le case, i luoghi di lavoro, la scuola, la città e la campagna, con la costruzione di comitati e sindacati di base, centri sociali, unioni di individui consapevoli che sappiano autorganizzarsi non solo per difendersi ma anche lottare per un mondo migliore.

Di fronte alla crisi dei padroni, oggi più che mai, la nostra proposta è quella del comunismo anarchico e libertario: “La società sarà veramente libera solo con la espropriazione delle ricchezze, dei mezzi di produzione e l’esautorazione di ogni forma di potere attraverso la pratica dell’autogestione sociale e del federalismo dal basso e solidale.”

FEDERAZIONE ANARCHICA MILANESE – F.A.I.