giovedì 14 maggio 2009

Cordialità negata.

Da un'abitante dei campi di accoglienza della provincia di L'Aquila.
Un'altra prova della spietata militarizzazione a cui è sottoposto il territorio aquilano.

--------------------------------------

scritto da Giorgio Signori

Alle donne ed agli uomini che gestiscono i campi di ospitalità di L’ Aquila

Dal primo momento dopo il dramma ogni nostro comportamento (dellamaggior parte di noi) è stato caratterizzato dalla cordialità, un po’ perché è in noi innata - assieme al sorridere scherzare ironizzare anche – e un po’ perché proviamo un sincero sentimento di gratitudine verso quanti, tanti tantissimi, materialmente assistono chi nulla più possiede e con gioia e determinazione ricomincia, nuovamente, daccapo.

Si comincia purtroppo ad assistere, a subire, ad una gestione dei campi caratterizzata da rigida sciocca applicazione di regole che rischiano di portare ad una lobotomizzazione della società aquilana col negare incontri ed itineranze per noi abituali, quando c’era la Città.

Negare anche il piacevole condividere il momento del pasto con uno o due amici, al termine della fila degli ospiti "registrati", in quelle mense dove mai è mancata l’abbondanza del cibo.Far pesare l’incontro col figliuolo ospite del campo affianco.

Scoraggiare le naturalissime visite agli amici in altri campi.
Imporre orari da convitto nelle aperture dei cancelli.Tutto ciò, solo nei campi in città, nei paesi quest’aria, menomale, non la si respira.

Che tristezza, signori, vedersi negare la dolce cordialità, imporre un modello che produce gratuite tensioni in un contesto dove ogni cosa dovrebbe tendere quantomeno al quieto vivere.

Cerchiamo di capirci e di capire che non sono le forme di pseudoautoritarismo e ottusità a garantire nei campi, com’è giusto che sia, quello che dite di voler garantire.

Nel ringraziare di cuore le persone che ci aiutano,un caro saluto a tutti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)