domenica 26 dicembre 2010

FIAT chiude il cerchio (Comunicato Comm. Sind. FdCA)

FIAT chiude il cerchio

L’accordo imposto da Fiat a Miralfiori, e prontamente sottoscritto dai
“sindacati “complici, perfeziona il precedente accordo di Pomigliano e
si pone come traccia per il contratto (Fiat) dell’auto. Anzi pone come
necessità a breve che questo accordo di settore si stipuli come
elemento conclusivo che suggella la
vittoria dei padroni. Il resto a cascata, che il contagio si diffonda.
E a nessuno sfugge la differenza tra un contratto nazionale di
categoria e un contratto di settore, in termini di rapporti di forza
tra le parti e di tutela collettive

Chi si era illuso di intrevedere, nella dialettica tra Governo, Fiat e
Confindustria, qualcosa di diverso da un gioco delle parti, è ora
servito.

Rimane fondamentale per le imprese , anzi oggi si impone, il massimo
di sfruttamento del lavoro “vivo”. La massimizzazione dell’estrazione di
plusvalore torna di moda.

Si stipulano accordi scritti dalle aziende solo nell’interesse delle aziende in
nome della competizione globale, si convincono i lavoratori a
competere al ribasso per salari, diritti, tutele,condizioni con altri
lavoratori di altre
imprese, di altri paesi, pronti ad invocare la logica” nazionale" del
“sistema” paese.
Per i lavoratori c’è sempre un paese da salvare!

Questa, signori, è la lotta di classe! Fatta dai padroni.

Basta vedere i punti dell’accordo separato:

A)Questo accordo diventa l’unico in vigore per Mirafiori.

B)Cancellato il contratto nazionale e qualsiasi contrattazione

C)Cancellata la legge 300/70 (statuto dei diritti dei lavoratori)

D)Cancellate le tutele, vengono peggiorate le condizioni di lavoro in
particolare
sulle catene di montaggio

Naturalmente la Fiat sottoporrà l'accordo a referendum
accontentandosi questa volta
del 51%. Il ricatto è tra lavoro/investimenti e diritti
esigibili/condizioni di lavoro.

Particolarmente pesante la parte che riguarda le condizioni di lavoro dove
si esplicita la forma del dominio in termini di orari: i 18 turni, la
riduzione delle pause, la messa a fine turno della pausa mensa che puo
essere lavorata per recupero produttivo, la sperimentazione dei turni
di 10 ore, il comando degli
straordinari, la saturazione degli impianti non contrattata,
l’organizzazione dei posti di lavoro secondo le disposizioni aziendali
ecc. E non verranno
pagati i primi 2 giorni di malattia.
La FIOM viene esclusa dalle relazioni industriali, perchè le viene
tolta l'agibilità sindacale in fabbrica. Si trova così costretta a
subire la stessa sorte che affligge da decenni i sindacati di base,
esclusi dalla rappresentanza per regole contrattuali volute un tempo
anche dalla stessa CGIL . Sorta di nemesi storica dunque, di fronte a
cui sarebbe molto più utile un fronte solidale del sindacalismo
conflittuale e di base, piuttosto che un vano "mal comune mezzo
gaudio".
Ora solo chi ha firmato l’accordo può essere rappresentato in azienda.
In sostanza si nega la possibilita di agire sindacalmente dentro
l’azienda a chiunque non accetti le regole FIAT. E i “sindacati”
complici diventano pure i gendarmi che fanno rispettare l’accordo e le
regole. A questo punto non si potranno nemmeno
nominare le RSA, tornando di fatto a una situazione addirittura
precedente a quella delle commissioni interne.

Nel mese di gennaio la FIOM dovrà decidere come procedere e questo si
intreccia con l’analoga necessità che ha il movimento degli studenti.
Occorre ripartire da mobilitazioni capaci di spingere per uno sciopero
generale, a partire dalle categorie coinvolgendo tutto il movimento
di opposizione sindacale e sociale.

Di fronte alla strategia di ricatto e di isolamento, di estromissione
e di subordinazione verso i lavoratori, il nostro compito è di
contribuire a costruire nei luoghi di lavoro rapporti di forza che
permettano di reagire all'attacco padronale.
Occorre promuovere la partecipazione intercategoriale del sindacalismo
conflittuale, al di là delle sigle di appartenenza, e di tutti i
soggetti sociali di opposizione, dei lavoratori come soggetti attivi
e decisionali, ad un diffuso movimento di dissenso radicale verso le
politiche governative e padronali, che porti allo sciopero generale,
al ripristino ed ampliamento di diritti, libertà e tutele nel mondo
del lavoro e nella società tutta.

Commissione Sindacale FdCA
dicembre 2010

venerdì 17 dicembre 2010

Lettera a Roberto Saviano

da Femminismo a Sud

Lettera a Roberto Saviano

La popolarità t’ha fatto proprio male perché oggi mi rendo conto che il mondo
della cultura ha perso Monicelli e ci sei rimasto tu.

Mi dispiace dei tuoi guai e ti capisco, perfino, ogni volta che punti lo
sguardo in alto per cercare un contatto con il mondo che in questo momento ti è
impedito.

Ti sei scelto una lotta dignitosa, l’ho fatta anch’io contro la mafia, la
fanno in tanti tutti i giorni, solo che tu ora hai qualcuno che ti fa da scudo
mentre altri non hanno che un sanpietrino per difendersi.

Perché i nemici sono pericolosi sempre. La lotta contro i poteri fiacca le
giornate, la vita, talvolta, si lo ammetto, anche la fantasia. Ma qui c’è gente
che non sta a sentire neppure quelli che sono stati eletti ad icona come te.

Non hai il diritto di insultare chi combatte e bisogna che qualcuno ti dica
che dalla consapevolezza di una lotta giusta sei passato ad un delirio di
onnipotenza un po’ antipatico. Dovresti dare un limite numerico – che so: tre
all’anno? – ai i tuoi sermoni dall’alto della tua posizione privilegiata di
stipendiato Endemol e Mondadori.

Quanti anni hai? 28? 30? E quanti anni avevi quando hai cominciato a vedere il
mondo attraverso il filtro della tua scorta? 26? Troppo pochi per capire e te
lo dice una che a quarant’anni ancora ha tanto da imparare.

Ti dico io una cosa che qualcuno avrebbe dovuto dirti molto tempo fa. Ti
stanno usando. Sei funzionale al potere. Nella tua maniera di difendere lo
“Stato” tirando fuori parole degne della peggiore retorica, tutto schierato con
la magistratura e con la polizia, sempre calato nel ruolo della vittima dei
poteri forti e primo a lanciare sassi contro chi alla vista di quegli stessi
poteri alza la testa.

Li conosco quelli come te, borghesi intellettuali che non hanno mai fatto
nulla di particolarmente trasgressivo e che improvvisamente si vedono ricucito
addosso un abito ribelle che non gli appartiene.

Vedi com’è? Che ti torna subito la tentazione di parlare con la voce di chi
tiene tutto in ordine, il tormentone dell’autorità che bisogna rispettare,
perché falcone, perché borsellino, perché bla bla bla.

L’hai mai frequentata una piazza? Lo sai perché i ragazzi portano i caschi?
Hai presente una testa spaccata da un colpo di manganello come fosse un
cocomero? Lo sai che quando le manganellate partono prendono chiunque? Te
incluso se fossi nei paraggi e senza scorta.

Troppo comodo parlare dalla tua posizione. Troppo comodo immaginare di non
poter essere contraddetto perché ti hanno eletto santo.

E sai che c’è? Che quello che hai scritto tu, girato su Repubblica dalla tua
agenzia letteraria, con tanto di bollino Siae, è solo il lamento griffato di un
ragazzo che in un colpo solo tradisce la lotta della sua gente, quella delle
famiglie che resistono all’immondizia, delle vecchie e nuove generazioni che
lottano per non diventare manodopera della camorra. Un ragazzo che a parole
dice di sapere cosa avviene quando i “poteri” ti criminalizzano, usano la
macchina del fango, ti isolano per farti fuori. Nella pratica invece tutte
queste cose sembrano sfuggirti.

Tu davvero non conosci la storia, figuriamoci l’anarchia. E ti presti al gioco
di chi mette al bando un Pinelli al giorno per nascondere i crimini efferati
compiuti da stragisti fascisti collusi con quello Stato del quale tu parli a
senso unico.

Te lo dico da donna meridionale: se non hai assaggiato la precarietà, se le
tue prospettive di futuro sono migliorate, lascia stare. La vita di quelli che
invece di una scorta hanno al seguito i creditori è cosa ben diversa.

La tua lettera è proprio brutta perché da un santo come te mi sarei aspettata
una epistola diretta ai parlamentari finiani e dell’idv che hanno votato la
fiducia al governo. Avresti potuto usare mille parole. Avresti potuto dirigere
meglio la tua indignazione. Avresti potuto perfino raccontare le tantissime
persone in piazza senza stare su un piedistallo. Immaginando di essere uno di
loro, uno come tanti, semplicemente uno che sceglie un altro modo per lottare,
rispettabile ma non per questo preferibile per tutti. Avresti potuto dire che
quanto era successo non ti è piaciuto senza usare supponenza, senza immaginare
di essere superiore a quelli che conducono lotte in modo diverso dal tuo.

Non credo ci sia molto altro da dire: i ragazzi del movimento fanno movimento.
Si confrontano. Hanno sicuramente punti di vista differenti. Se lo diranno. Ce
lo diranno. Ma tu…tu sei semplicemente un’altra cosa.

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la lettera a cui si fa riferimento si può trovare al link:

http://www.robertosaviano.it/articoli/lettera-ai-ragazzi-del-movimento/

venerdì 3 dicembre 2010

LETTERA A MARCHIONNE

dal sito: www.asloperaicontro.org

MERCOLEDÌ 01
DICEMBRE 2010

Dott. Marchionne
il suo mi è sembrato un ragionamento
antico,morto.
Lei dice che lavora 18 ore al giorno?
Visto che dichiara
di amare la cultura, la letteratura, l'arte Le chiedo dove trova
il
tempo per leggere un libro, per ammirare un opera d'arte, per vedere un
film.
Le chiedo quando sta con i suoi figli, quando gioca con loro,le
chiedo quando fa
l'amore con sua moglie.
Un'operaia si alza al mattino
alle 5 per il primo turno rientra a casa dopo le 14
,pulisce casa, fa
la spesa , va a recuperare il figlio al post scuola , con tutti i
sensi
di colpa che ha una mamma che non riesce a stare con suo figlio come
dovrebbe e
vorrebbe. E poi i compiti ,il calcio , prepara cena ,
sparecchia lava i piatti ,
metta a letto il bambino, una carezza da
mamma ...
E arrivata mezzanotte sono 19 ore che l'operaia è in piedi e
domattina alle 5,00
suona la sveglia.
Tutto per 1200 Euro al mese.
Dott. Marchionne lei mi dice "Io vendo macchine" Le ricordo che queste
macchine le
fanno gli uomini, lei sta parlando di persone, esseri
umani.

Di persone che si vantano di lavorare 20 ore al giorno ne ho
piene le tasche , lei ci
propone un modello che è la morte di questa
nostra vita, che è un non vivere, che non
ti permette di sognare, non
c'è spazio per l'arte, la cultura,non c'è spazio per
l'amore verso tuo
figlio verso il proprio compagno.

Tutto questo non vivere ci circonda,
ne vediamo i risultati nelle famiglie sfasciate,
ruoli di genitori
annullati, una società violenta frustrata dalle continue
umiliazioni.
Ci comprate la vita per 1200 euro al mese.

Sono quelli come lei, i
responsabili, voi col vostro sistema che arricchisce pochi e
umilia e
annulla tanti.

Lei Dott. Marchionne dice "è il mercato che detta
queste regole, per essere
competitivi per salvarci non abbiamo
alternative".
Il mercato è fatto dagli uomini, lei dott. Marchionne sta
impegnando tutte le sue
energie (20 ore al giorno) per sostenere questo
sistema che annulla l'uomo, lei dott.
Marchionne questo sistema lo ha
fatto suo.

Sa perché non la stimo dott. Marchionne perché io ho stima
per persone che si
spendono per migliorare le condizioni di vita in cui
viviamo, persone che mettono la
propria intelligenza al servizio
dell'uomo.

Lei dott. Marchionne ha sbagliato direzione sta sbagliando
strada.
Sta tirando la volata delle multinazionali del capitalismo
selvaggio, dove l'uomo è
solo uno strumento da utilizzare per
l'arricchimento di pochi sui tanti.
Lei è responsabile di questo.

Un
cassaintegrato

giovedì 2 dicembre 2010

Per la difesa dei beni collettivi

Per la difesa del bene comune acqua
dalle mani rapaci del liberismo
e dalla gestione burocratica dello statalismo


La Federazione dei Comunisti Anarchici appoggia tutte le iniziative in favore della difesa dell'acqua pubblica, così come i suoi militanti hanno partecipato alla campagna referendaria promossa dal "Forum Acqua Bene Comune" che ha raccolto l'adesione di 1.400.000 firme, grazie all'impegno nato dal basso di migliaia di cittadini e cittadine comuni.

Siamo coscienti che la gestione delle risorse e dei beni collettivi ad opera degli enti territoriali statali produce una cattiva gestione delle risorse, per la fatale lontananza degli apparati burocratici statali dalle esigenze delle comunità locali, e questo si traduce specialmente in disagio sociale per gli strati economicamente più poveri della popolazione.

Allo stesso tempo sappiamo che l'appropriazione delle risorse collettive da parte del capitalismo liberista, produce un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita materiale della classe lavoratrice e dei più poveri, poiché introduce l'elemento mercificante funzionale al profitto delle imprese capitaliste.

La gestione privata trasforma una risorsa collettiva e irrinunciabile come l'acqua in una qualsiasi merce da trattare nel mercato capitalista, conseguentemente sottoposta alle leggi del profitto e ai capricci speculativi di tale mercato, che impone ai concorrenti privati di mantenere il rapporto costo/benefici il più basso possibile. E ciò si traduce per la cittadinanza in un servizio più caro e più scadente.

Per tali motivi quindi le militanti ed i militanti della Federazione dei Comunisti Anarchici parteciperanno, li dove presenti, alle iniziative territoriali del 4 Dicembre promosse dal forum nazionale in difesa dell'acqua pubblica, coscienti anche che autogestire autonomamente le risorse vitali territoriali, attraverso il controllo diretto da parte degli organismi territoriali dei produttori, è possibile ed è necessario se non vogliamo che l'ambiente in cui viviamo sia definitivamente e irreversibilmente rovinato dalle brame di profitto delle oligarchie capitaliste o lasciato deteriorare dal burocraticismo statale.

Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici
1 dicembre 2010

lunedì 8 novembre 2010

appello manifestazione 20 novembre a L'Aquila

Sono passati quasi due anni dal terremoto e qui a L’ Aquila va sempre peggio, per questo abbiamo deciso di tornare ancora una volta in piazza. Lo faremo il 20 novembre, invitando i movimenti a partecipare e a farsi carico di una situazione drammatica.
Sulla nostra pelle si è fatto e si sta facendo di tutto, la nostra città sta morendo, tra il disinteresse generale: vi invitiamo a stare un giorno con noi, per capire, per lottare. Oggi L’Aquila è una città fantasma, svuotata, senza più abitanti, dove si sopravvive senza diritti, senza lavoro, senza casa, con una crisi economica e sociale che colpisce sempre più persone. Ma la crisi di questa città è la crisi di un intero sistema e quanto viviamo noi è un modello che rischia di riproporsi, in dimensioni e modalità ancora più drammatiche.
Manifestare a L’Aquila non significa solo essere a fianco di circa centomila persone. Significa soprattutto capire che le catastrofi oggi
rappresentano sia la nuova frontiera dell’arricchimento, sia la forma
di governabilità, il modello con il quale imporre l’ordine attraverso
lo stato di emergenza. Il terremoto ha rappresentato il varco oltre il quale ciò che prima non era politicamente conveniente è diventato condivisibile, “necessario”. Si sta distruggendo un territorio e
si sta riducendo una città ad un’unica strada, ad un centro commerciale,
ad una serie di dormitori, ad una miriade di baracche.
Contemporaneamente ci vengono rubati i diritti: prima del terremoto nessun@ avrebbe accettato la limitazione delle proprie scelte, persino
nell’agire quotidiano, nessun@ avrebbe accettato di essere trattato non più come un cittadino ma come un mendicante costretto a ringraziare.
Nessun@ avrebbe accettato di essere licenziato dall’oggi al domani,
di perdere la propria attività lavorativa, di vivere tra transenne,
cancelli, colonne di mezzi militari e divise di ogni genere. Nessun@
avrebbe tollerato che i morti, i crolli, le difficoltà, la miseria,
diventassero oggetto di speculazione per le grandi imprese o di propaganda per i politicanti. Questo è il vero volto del “miracolo”
aquilano: un disastro! Si sono serviti di operazioni ciniche e
violente: la militarizzazione del territorio, i sistemi di
controllo, i campi, la sovraesposizione del G8, la Protezione Civile, i
commissariamenti, le menzogne, il buonismo, la creazione di falsi nemici e di falsi miti.
Vogliono produrre una società priva di ogni capacità critica, decisionale, resistenziale, frantumata in tante microscopiche nicchie; una società che rinunci alla propria dignità in cambio di quattro baracche con il televisore al plasma. E vogliono un territorio ridotto a merce. E’ quanto sta accadendo qui, in quella che era una tranquilla cittadina di provincia, è quanto potrebbe accadere ovunque!

EPICENTRO SOLIDALE

mercoledì 3 novembre 2010

Documento finale dell'8° Congresso FdCA

8° Congresso Nazionale

Federazione dei Comunisti Anarchici

Fano, 31 ottobre/1 novembre 2010


Costruire unità e solidarietà per l'alternativa libertaria


Il mito neoliberista di uno sviluppo inarrestabile legato alla diffusione del mercato si è dissipato, lasciando postumi dolorosi di contrazione dei mercati, solo apparentemente risolvibili con l'acutizzarsi della concorrenza e con il dumping sociale internazionale.

Così il capitalismo, mentre ridisegna la sua geografia, trova una apparente unità nello scaricare - proprio grazie alla globalizzazione - la sua crisi finanziaria sulle economie reali di interi continenti e dei singoli Stati.

Perché il capitalismo approfitta da sempre delle crisi per rigenerarsi, e ristrutturare a suo vantaggio i rapporti di forza delle classi.

In particolare in tutto l'occidente alla classe lavoratrice viene imposto di pagare il costo di una crisi che non ha creato, di accettare un arretramento delle condizioni di vita e di lavoro, un periodo di transizione di instabilità economica e sociale che modifica in profondità le condizioni di vita, in nome della concorrenzalità con aree geografiche a forte crescita e più bassi costi sociali.

L'attacco è all'intera struttura sociale, ai diritti ed alle certezze acquisite dai lavoratori con decenni di lotte in periodi di espansione, un attacco alla presenza stessa di un movimento operaio organizzato.

Con il doppio obiettivo di abbassare i costi, drenando ingenti risorse dal salario diretto, indiretto e differito necessarie all'auto-finanziamento della crisi, e di ricondurre la classe lavoratrice ad uno stato di ulteriore subordinazione agli interessi aziendali e quindi del mercato.

I lavoratori e le lavoratrici vengono messi in concorrenza spietata fra loro per il mantenimento di posti di lavoro sempre più fragili e meno remunerativi, mentre si cerca di disarticolare ogni risposta collettiva con l'abbattimento della agibilità sindacale e l'espulsione dal tavolo della concertazione di ogni sindacato non collaborativo.

A questo si accompagnano processi di riduzione di spazio di democrazia sostanziali in tutti i paesi europei, favoriti anche dallo svuotamento del ruolo politico di indirizzo degli Stati, meri applicatori delle direttive economiche sopranazionali che consistono in politiche di riduzione della spesa pubblica, essenzialmente dei servizi, a favore di politiche finanziarie e privatistiche di bilancio e di gestione del territorio e delle risorse.

Anche qui si cerca di convincere i lavoratori che agire sulla riduzione dei costi dei servizi pubblici e sulla contrazione della platea di coloro che ne hanno accesso significhi un risparmio individuale invece che un impoverimento collettivo, con la riduzione del salario indiretto e l'aumento del prelievo fiscale. Con il conseguente ridursi degli spazi di partecipazione politica, ridotta a culto di personalità o ricerca di posti di potere.

Sul piano sociale l'impoverimento così generato autoalimenta l'insicurezza, che acuisce i processi di divisione e spinge a cercare risposte individuali per la sopravvivenza e porta al degradarsi del territorio e delle relazioni sociali, con l'esclusione di ogni soggetto che non rientra nella logica della produzione e del consumo.

Ma l'unità e la solidarietà che scompaiono dai luoghi di lavoro, dai ranghi del sindacato, dalle lotte nel territorio, dalle manifestazioni e dagli scioperi, possono essere recuperate, riattivate e re-immesse in circolo solo con un lavoro capillare in ogni situazione che richieda la presenza, l'intelligenza politica, la capacità di unire e non dividere, di sviluppare solidarietà e non competizione, da parte degli attivisti rivoluzionari.

In questo contesto il ruolo dei Comunisti Anarchici è, ogni giorno, ovunque siamo presenti, continuare a diffondere pratiche politiche e relazionali libertarie, autogestionali e antigerarchiche come metodo, costruire gradualmente idee ed obiettivi alternativi al capitalismo ed agli Stati, come nostra piattaforma, costruire solidarietà e progettualità condivisa anche a livello internazionale.

Sostenere quelle parti di sindacato e quelle lotte sociali ancora in grado di sviluppare conflittualità e richiedere redistribuzione delle ricchezze invece di socializzazione delle perdite significa costruire, qui e ora, un'alternativa di classe.

Appoggiare le lotte di difesa dei diritti acquisiti ed il loro allargamento ai soggetti esclusi, allargare i diritti di cittadinanza, combattere le forme di criminalizzazione della povertà che sono alla base del razzismo sempre più diffuso, difendere i beni comuni con la rivendicazione di obiettivi unitari sempre più avanzati significa costruire qui e ora un'alternativa alla desertificazione e alla mercificazione del territorio.

Costruire reti e coordinamenti capaci di federare quelle organizzazioni ed associazioni che si battono per una medesima prospettiva o che si schierano contro uno stesso pericolo, (sia esso tanto il neofascismo, il razzismo, il patriarcato, l'omofobia quanto l'inquinamento, le privatizzazioni, le guerre dell'imperialismo...), soggetti collettivi capaci di sviluppare obiettivi politici, culturali, economici condivisi per far crescere le lotte sul territorio che ridisegnino una società più partecipativa e quindi più giusta, senza ricadere in meccanismi di delega, significa costruire l'alternativa libertaria.

Federazione dei Comunisti Anarchici

Fano 1 novembre 2010

Documento finale approvato dal VIII Congresso Nazionale della FdCA

(sul sito www.fdca.it a breve gli atti congressuali completi)

venerdì 29 ottobre 2010

Ottavo Congresso FdCA

Dopo l'inaugurazione della sede del Centro di Documentazione
"Franco Salomone" nel pomeriggio di sabato 30 ottobre, negli stessi
locali, domenica 31 ottobre e lunedì 1 novembre 2010, la FdCA terrà a
Fano il suo 8° Congresso Nazionale.

Dopo un anno di preparazione e di dibattito, la FdCA si appresta
ad approvare documenti di strategia politica e di tattica generale su
temi quali l'energia e l'ambiente; i movimenti e le lotte sul
territorio; le lotte sindacali; la situazione economica internazionale
ed italiana.

Con questo Congresso, la FdCA intende ridefinire ed aggiornare le
sue posizioni politiche, adeguando le sue tesi ai mutamenti
intervenuti negli assetti e nelle dinamiche del capitalismo
internazionale, nel ruolo dello Stato, nelle prospettive di lotta nel
territorio e nei luoghi di lavoro. Da questo Congresso è attesa una
rinnovata omogeneità sul piano della strategia politica, base fondante
dell'organizzazione politica dei comunisti anarchici in Italia e nel
mondo.

Il Congresso è altresì chiamato alla definizione di un documento
di orientamento programmatico per la politica dei comunisti anarchici
della FdCA a livello internazionale e nazionale nella attuale
situazione politico-economica. Le esperienze di lotta e di movimento,
le riflessioni e gli insegnamenti accumulati, nel periodo dal 7°
Congresso del 2006 ad oggi, confluiscono così in un programma di
azione e di iniziativa a sostegno del ruolo dei comunisti anarchici
negli organismi di massa, nei movimenti, nelle lotte anticapitaliste
ed antiautoritarie per l'uguaglianza e la libertà.

Per informazioni e contatti:

www.fdca.it
fdca@fdca.it

martedì 26 ottobre 2010

[USA] Operai dell GM in lotta da mesi:

Negli Stati Uniti da mesi è in corso presso lo stabilimento General Motors di Indianapolis una lotta contro la svendita alla società JD Norman, che produce componentistica per auto. L’accordo prevede per i circa 650 operai rimasti un taglio del 50% per cento della paga oraria, da 29$ a 14$. Ci sono stati diversi tentativi di far passare questo accordo tramite consultazioni tra i lavoratori non sempre ortodosse, ma nonostante le intimidazioni, i sotterfugi e le minacce portati avanti dal sindacato UAW (United Auto Workers), il contratto è stato respinto ancora una volta a fine settembre con 457 voti contrari e 96 a favore.


Gli operai che non si sono dati per vinti e fin dall’inizio si sono organizzati autonomamente nel comitato di lotta GM Stamping Rank-and-File Committee (indygmworkers@gmail.com) stanno cercando di allargare i confini della loro resistenza, non solo agli altri operai GM, come quelli di Flint nel Michigan, ma anche a quelli della Ford di Indianapolis che si trovano ad affrontare gli stessi problemi e a tutta la popolazione locale. Ora comincia una nuova fase della lotta che dovrà impedire la rimozione dei macchinari, e in questa lotta gli operai sanno bene che avranno contro i politici, i dirigenti GM e soprattutto i rappresentanti del sindacato UAW, il cui capo Bob King ha dichiarato in un’intervista pubblicata sul Detroit Free Press giovedi scorso:

Questo è un diverso sindacato, un sindacato che capisce l’importanza della competitività globale.



Alla domanda se la UAW avrebbe combattuto per aumentare gli stipendi, ha riposto:

C’è una comprensione piuttosto ampia del fatto che non si possono contrattare accordi che rendono le aziende poco competitive a lungo termine. Non vogliamo tornare nella spirale dalla quale siamo appena usciti.

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MB Documento dei lavoratori GM

Cari fratelli e sorelle,

Il comitato Rank-and-File dell’impianto General motors di Indianapolis vuole formulare un appello urgente a tutti i lavoratori del settore auto, e alla classe operaia nel suo insieme, perché si unisca alla nostra lotta contro le concessioni, il taglio di posti di lavoro, e i salari ridotti a livello di povertà.

Abbiamo formato il nostro comitato il mese scorso per contrastare la richiesta di General Motors e JD Normann — la società che voleva comprare il nostro impianto — di accettare un taglio di stipendio del 50 per cento.

Abbiamo deciso che un nuovo comitato di Rank and file doveva essere costruito perché l’UAW sta facendo tutto il possibile per far passare le concessioni, come ha fatto per i lavoratori dell’auto in tutto il paese. In primo luogo, abbiamo votato in modo schiacciante per vietare all’UAW di negoziare con JD Norman. Quando lo hanno fatto alle nostre spalle, abbiamo denunciato i rappresentanti sindacali internazionali e li abbiamo buttati fuori dalla nostra sala di riunioni sindacali. Quando sono tornati a proporre un voto via mail, sostenendo che solo una “minoranza verbale” era contro il contratto, abbiamo votato in massa per respingerlo ancora una volta.

Tuttavia, la battaglia non è finita. Ora, GM ha in programma di chiudere l’impianto, e la UAW non farà nulla per fermarlo. In effetti, questo presunto “sindacato dei lavoratori” vuole vedere l’impianto chiuso per dare una lezione a tutti i lavoratori che osano resistere alla loro collaborazione con la direzione aziendale nell’impoverirci.

Il Comitato Rank-and-File insiste sul fatto che la chiusura dello stabilimento non è un’opzione. Non solo si lasciano i lavoratori in un limbo, ma sarà anche ulteriormente devastante per l’economia della regione. Proprio lo scorso mese la Ford ha detto di voler licenziare 249 lavoratori nello stabilimento Ford di Avenue English a Indianapolis, e altri tagli di posti di lavoro sono in arrivo.

Abbiamo iniziato questa lotta, perché crediamo che i lavoratori hanno diritti di base. Abbiamo il diritto ad un lavoro. Abbiamo il diritto guadagnare abbastanza per andare avanti. Abbiamo il diritto di non lavorare per l’osso da raschiare, solo per essere gettati via dopo che avremo finito, come tanti stracci usati.

E ‘giunto il momento per noi di alzarsi e combattere per questi diritti! Dobbiamo lottare non solo per noi stessi, ma per tutti i lavoratori. Dobbiamo lottare per i nostri figli e i nostri nipoti. Se la società riuscirà a Indianapolis, faranno la stessa cosa in Marion, Flint, Parma e altri impianti di stampaggio. Useranno una vittoria qui per abbassare ulteriormente i salari in tutto il settore auto.

Infatti la UAW ha appena annunciato che si tratta di accettare 14 dollari l’ora per il 40 per cento della forza lavoro anche presso lo stabilimento di Lake Orion, tutti con anzianità inferiore a 11 anni! E i lavoratori non hanno nemmeno la possibilità di votare.

Per effettuare una lotta, dobbiamo riconoscere alcune verità fondamentali:

In primo luogo, ci troviamo di fronte a un nemico: la UAW (United Auto workers) non meno determinato delle imprese di auto. L’UAW è un business, con una quota di proprietà importante nella società e un interesse ad aumentare il nostro sfruttamento. Ha da tempo tradito i principi su cui si fonda. Si compone di funzionari ben pagati il cui compito principale è quello di predicare la rassegnazione, convincendoci a rinunciare senza combattere. E ci tiene isolati gli uni dagli altri, evitando una lotta unitaria.

A tutti quelli che dicono che dobbiamo lavorare per riformare il UAW perché è “la nostra organizzazione,” noi diciamo che se fosse la nostra organizzazione, non ci starebbe pugnalando alla schiena! Coloro che sostengono questo dimenticano anche la storia stessa della UAW, che è stata formata da lavoratori attraverso una ribellione contro il vecchio AFL.

In secondo luogo, i politici di entrambi i democratici e repubblicani sono contro di noi. Il Governatore repubblicano Mitch Daniels e il deputato democratico del Congresso André Carson sono uniti nel sostenere GM. Per quanto riguarda Obama, il candidato del “cambiamento”, ha chiesto le concessioni nell’ambito del fallimento di GM e Chrysler, in modo che venissero utilizzate come un precedente per tagliare salari e le condizioni dei lavoratori in tutta l’industria privata e nel settore pubblico.

Fratelli e sorelle, ci troviamo di fronte la stessa lotta. Abbiamo di fronte le corporation che vogliono ridurre i nostri salari per aumentare i loro profitti. Siamo tutti di fronte alla distruzione della nostra assistenza sanitaria e delle prestazioni pensionistiche conquistate a fatica. Siamo di fronte alla terribile prospettiva di disoccupazione, pignoramenti delle case, e fallimento.

Dal momento in cui abbiamo formato il comitato abbiamo ricevuto lettere di tutti gli Stati Uniti e molti paesi del mondo. Dopo essere stato detto per anni che i nostri nemici erano i lavoratori di altri paesi, abbiamo scoperto che sono i lavoratori in tutto il mondo a confrontarsi con la stessa lotta e gli stessi nemici. Anche loro vengono venduti dai loro sindacati. Anche loro stanno perdendo i loro posti di lavoro mentre le società e i governi si prendono cura dei ricchi.

Respingendo le concessioni abbiamo dimostrato che è possibile lottare. Tuttavia, dobbiamo contare sulla nostra iniziativa indipendente. I lavoratori in tutto il paese, e in ogni settore, dovrebbero costituire dei propri comitati Rank and file. Questi comitati possono unirsi in una lotta comune per rovesciare il contratto imposto dalla amministrazione Obama e la UAW, abolire gli stipendi a due livelli e fermare la chiusura degli stabilimenti.

Nessuna concessione! No ai tagli ai posti di lavoro! Siano revocate le concessioni già ammesse!

Sostenete il Comitato Indianapolis Rank-e-File! Formate comitati Rank and file nel vostro impianto!

Per una lotta unitaria di tutti i lavoratori!

The Indianapolis GM Stamping Rank-and-File Committee
indygmworkers@gmail.com

lunedì 11 ottobre 2010

Comunicato finale 2° incontro nazionale dei Coordinamenti dei Lavoratori Autoconvocati

Comunicato finale 2° incontro nazionale dei Coordinamenti dei Lavoratori Autoconvocati
II° Incontro Nazionale
dei coordinamenti e dei comitati, delle delegate e delegati, delle lavoratrici e lavoratori in lotta contro la crisi
per la costruzione unitaria e dal basso di tutte le prossime mobilitazioni contro le scelte di governo padroni e sindacati corrotti

Nel II incontro nazionale della Rete dei lavoratori/trici delegati RSU/Rls coordinamenti e comitati di lotta riuniti contro la crisi, si è confermata la necessità di proseguire su un percorso che vada oltre gli steccati di appartenenza per connettere ogni energia che possa opporsi alle formule antipopolari proposte da Governo e Confindustria per uscire da una crisi provocata da loro stessi.
Del resto la fase che si pone davanti a partire dal Collegato al lavoro appena approvato alla Camera, l'attacco al CCNL come per le deroghe al Contratto dei metalmeccanici, il piano Marchionne per Pomigliano, l'attacco ai lavoratori pubblici con il blocco degli aumenti salariali, i tagli alla scuola, all'università e alla ricerca come risorse e posti di lavoro, sono l'antipasto di un nuovo Patto (anti) Sociale che non possiamo accettare.

Il tentativo di cooptazione dell'intera CGIL in questo nuovo patto, a fronte di una insufficiente capacità di mobilitazione unitaria del sindacalismo di base, significherebbe l'ultimo tassello per una normalizzazione del conflitto.

Per questi motivi tutti gli interventi hanno raccolto la proposta di partecipazione alla manifestazione dei metalmeccanici per portare all'interno di essa la proposta di un Coordinamento autoconvocato per uscire dalle strettoie delle proprie identità e rilanciare dal basso uno sciopero generale unitario che faccia sentire forte il grido di opposizione a queste politiche di sfruttamento.

Tutti gli intervenuti hanno solidarizzato con le forme di lotta espresse nelle lotte operaie di queste settimane, e si sono espressi contro la criminalizzazione delle legittime proteste a seguito degli accordi separati in assenta totale di democrazia.

Sosteniamo lo sciopero nazionale dei migranti indetto per il 29 ottobre.

Si rilancia da questo appuntamento la piattaforma di mobilitazione sui seguenti punti:

blocco dei licenziamenti, delle chiusure delle fabbriche, delle esternalizzazioni, dei tagli all'istruzione, alla ricerca e alla spesa sociale;

contro le speculazioni edilizie e finanziarie, principali cause di chiusure e delocalizzazioni;

per la distribuzione del lavoro che c'è lavorare meno e lavorare tutti a parità di salario e per la continuità del reddito;

per la stabilizzazioni di tutti i precari/e e gli atipici;

per dire No all'eliminazione del CCNL e alla ristrutturazione di tutto il mondo del lavoro;

contro la Bossi-Fini, per l'estensione dei diritti ai lavoratori migranti.
Proponiamo la costruzione di uno spezzone autoconvocato unitario per la manifestazione del 16 ottobre con tutte le realtà in lotta contro la crisi che condividano questi punti di piattaforma, come passaggio di un percorso di mobilitazione nelle singole aziende, territoriale e nazionale verso lo sciopero generale unitario.
Milano, 09/10/2010

A seguito pubblichiamo l'appello per il 2° Incontro Nazionale


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II° Incontro Nazionale
Dei coordinamenti e dei comitati, delle delegate e delegati, delle lavoratrici e lavoratori in lotta contro la crisi
Per la costruzione unitaria e dal basso di tutte le prossime mobilitazioni contro le scelte di governo padroni e sindacati corrotti

Nonostante le bugie raccontate ai TG e dai giornali dagli esponenti di Confindustria e Governo, la Crisi internazionale del capitalismo è tutt'altro che finita. Di conseguenza l'attacco senza precedenti alle nostre condizioni di lavoro e ai nostri salari si sta amplificando e portando alle estreme conseguenze.
Dopo la finanziaria, la quasi certa approvazione del "collegato lavoro" e i diktat sull'austerità promossi dalla comunità europea, i padroni non sono soddisfatti e hanno concretamente trasformato unilateralmente in pratica, sostenuti da CISL-UIL-UGL e dall'inerzia CGIL, tutte le loro richieste di flessibilità, precarietà, e produttività.

Il piano Marchionne evidentemente non è un attacco contro gli operai FIAT, ma un ariete costruito ad arte per dare la spallata finale a ogni garanzia salariale e normativa dei lavoratori, pubblici e privati, in pieno accordo con CONFINDUSTRIA e Governo.

Infatti la sua immediata conseguenza è la disdetta del CCNL metalmeccanico, per dare seriamente il via alla distruzione dei diritti introdotta dal contratto firmato da FIM e UILM.

Sul fronte dei precari della scuola si sta portando avanti come un treno senza freni il più grande licenziamento di massa della storia repubblicana. Attacco esteso anche alle università dove migliaia di ricercatori precari rischiano il loro posto di lavoro. Viene sancita quindi la fine di una scuola ed università pubblica e di qualità ed un diritto allo studio sempre più negato alle classi popolari.

Prosegue la campagna di criminalizzazione dei dipendenti pubblici, sfociate nel blocco delle retribuzioni per altri 4 anni e nella sospensione del rinnovo delle elezioni delle RSU.

Come se non bastasse continuano i processi di privatizzazione dell'acqua, della sanità e di tutte le aziende pubbliche locali.

Davanti a questo attacco fortissimo noi lavoratori non riusciamo ad opporre una resistenza capace di dare almeno dei minimi risultati contro l'enorme piano di ristrutturazione del capitalismo.

Il sindacalismo di base, pur contribuendo in modo significativo nelle lotte di resistenza, allo stato attuale dimostra ancora i suoi limiti e una insufficiente capacità di attrazione tra le classi lavoratrici.

La FIOM invece, l'unico sindacato tra i confederali, incatenata da decine di contraddizioni interne, fortemente limitata da una CGIL che non vuole rinnegare la via della concertazione coi padroni, oppone un corretta resistenza di principio che però non si traduce immediatamente in una forte mobilitazione almeno tra i metalmeccanici.

In questa situazione di profonda sconfitta che stiamo attraversando, in cui anche le singole vertenze contro le chiusure e i licenziamenti stanno mostrando tutti i limiti dell'isolamento e della mancanza di prospettiva, tutti noi lavoratori dobbiamo ritrovare la capacità di riunirci, di riorganizzarci in maniera autonoma e indipendente, per ricostruire la nostra capacità di organizzazione e resistenza e mettere efficacemente in discussione fino a rigettare i piani di ristrutturazione dei padroni.

Dopo la riunione del febbraio scorso a Roma, nella quale lanciammo la proposta di cominciare a lavorare per la costruzione di un coordinamento stabile di lotta nazionale contro la crisi, nel quale ricomporre e organizzare le lotte dei lavoratori di tutti i comparti, crediamo sia giunto il momento di riconvocarci e rilanciare la piattaforma comune di tutti i lavoratori in lotta, organizzare la partecipazione comune alla manifestazione del 16 ottobre a Roma per renderla una giornata di riorganizzazione e ricompattamento di tutta l'opposizione di classe nel nostro paese, per promuovere una mobilitazione dal basso, articolata e permanente fino all'autorganizzazione dello sciopero generale come momento finale e decisivo di una grande mobilitazione di massa dei lavoratori contro governo e padroni.

Per bloccare i licenziamenti, le chiusure di fabbrica, le esternalizzazioni, i tagli alla scuola e alla spesa sociale.
contro le speculazioni edilizie e finanziarie, principali cause di chiusure e delocalizzazioni
per la distribuzione del lavoro che c'è - lavorare meno e lavorare tutti - a parità di salario. Accesso al reddito garantito.
per la stabilizzazione di tutti i precari e gli atipici
per dire No all'eliminazione del CCNL e alla ristrutturazione di tutto il mondo del lavoro.
Chiediamo ai coordinamenti e ai comitati di lotta, alle Rsu, ai lavoratori e alle lavoratrici, ai disoccupati, ai cassintegrati, agli immigrati di sottoscrivere questo appello e partecipare al secondo incontro nazionale!
SABATO 9 OTTOBRE
ORE 11.00 ALL'ARCI BELLEZZA
Milano, via Giovanni Bellezza 16, nell'ambito degli Stati Generali della precarietà.

Per aderire all'appello: coordinamentolucc@yahoo.it

Primi firmatari:

Coordinamento Lavoratori Uniti Contro la Crisi, Milano
Comitato di Lotta per il Diritto al Lavoro, Livorno
Assemblea Lavoratori Autoconvocati, Torino
Coordinamento Lavoratori Autoconvocati, Roma
Coordinamento Precari Scuola (Roma).

Le RSU della Maflow, Trezzano sul Naviglio; Osvaldo Celano RSU FIOM Marcegaglia Buildtech, Milano; Agrhabi Mustafa, RSU FIOM Marcegaglia, Lomagna; Andrea Glorini RSU FIOM Microtecnica, Brugherio; Antonello Tiddia RSU Carbosulcis; Luigi Sorge, USB Fiat Cassino; Consiglio regione lombardia: Michele Salvi delegato RSU , USB; Sfondrini Guido delegato RSU, USB; Rallo Vito delegato RSU, USB; Galli Marina delegata RSU, USB; Valenti Angela delegata RSU, USB - Regione lombardia GIUNTA: Luciano Muhlbauer lavoratore regionale; Rosella Manganella delegata RSU, indipendente; Donatella Biancardi delegata RSU, USB; Silvia Baratella delegata RSU, USB; Fabio Squeo delegato RSU, USB; Giuseppe Binosi delegato RSU, USB; Rosalba Fabiani FILCAMS CGIL; Riccardo De Angelis, Rsu/RLS FLMuniti-CUB Telecom Italia; Luca Climati, Rsu USB Inpdap; Nando Simeone, Rsa FILCAMS CGIL Farmacap; Ettore Pasetto, Rsu FIOM CGIL Elsag Datamat; Andrea Fioretti, Rsa FLMuniti CUB appalti Sirti; Francesco Cori, Coord. Precari Scuola; Francesco Paolo Caputo, Coord. Precari Scuola; Roberto Villani, Cobas Scuola; Riccardo Filesi, Coord. Cassaintegrati/CUB Trasporti Alitalia; Daniela Cortese, Rsu/RLS Snater Telecom Italia Sparkle; Domenico Calderoni, Rsu Fialtel SSC; Luigi Cefaro, Rsu SLC Cgil Telecom Italia; Renato Caputo docente Roma; Rosalinda Renda insegnante precaria (Cps) Roma; Felice Renda insegnante Cisterna di Latina; Annnamaria Smecca maestra Cisterna; Beniamino Caputo ricercatore precario Università La Sapienza Roma; Roberto Fucci, macchinista Roma; Riccardo Tranquilli, Rsu FISAC Cgil FONSPA; Fabrizio Cottini, FIOM CGIL Sielte; Sante Marini, FIOM CGIL Alcatel Alenia; Maurizio Bacchini, Rsu FIOM CGIL Baxter S.p.A.; Marina Citti, RLS CGIL Menarini S.p.A. Pomezia; Concetta Morelli, USB Pubblico Impiego Roma; Paolo Agrestini, lavoratore edile Cerveteri; Matteo Orlando, studente-lavoratore precario Cerveteri; Carmela Sciuto, CGIL Inpdap Roma; Cristiano Baglioni, Rsu FILCAMS Cgil Vivenda SPA; Roberto Martelli Rsa RLS Usi Ait settore cooperativo; Marco Beccari, ricercatore, Trieste; Marco Vagaggini, Rsa FILCAMS Cgil; Claudio Simbolotti, ferroviere Roma; Giorgio Salerno, RSU USI del Comune di Roma; Giuseppe Martelli delegato USICONS.

sabato 9 ottobre 2010

SCIOPERO DEGLI OPERAI IMMIGRATI

Pubblicato in www.asloperaicontro.org
Oggi (8 ottobre 2010) è il giorno del primo sciopero in Italia dei lavoratori alla
giornata. Sedici
rotonde vengono occupate dai lavoratori
extracomunitari, tra Caserta e Napoli. Negli
stessi incroci stradali
dove ogni giorno vengono "ingaggiati", stamattina, all'alba,
i migranti
incrociano le braccia e alzano un cartello: "Noi non lavoriamo per meno
di
50 euro al giorno".

In strada ci saranno tutti: i lavoratori delle
campagne, dell'edilizia, del
terziario, del mondo dell'artigianato.
Regolari e irregolari.
Quanti saranno? "Non sappiamo dare un numero -
dicono nel giorno della vigilia gli
organizzatori del Movimento dei
migranti e dei rifugiati e del Coordinamento
antirazzista di Caserta -
speriamo tanti. Chi sciopererà avrà un gran coraggio,
perché sfiderà
quegli stessi datori di lavoro con cui si confrontano quotidianamente.

martedì 5 ottobre 2010

Il 16 ottobre con la Fiom

L'accelerazione impressa al disegno autoritario del padronato e del
governo attraverso la cancellazione del contratto nazionale dei
metalmeccanici,( e l'espulsione di migliaia di lavoratori precari dalla
scuola), conferma la volontà del capitale a riscrivere in modo
radicale i rapporti sociali con pesanti peggioramenti per il
proletariato e per i ceti subalterni negli anni futuri , i
diritti conquistati in decenni di lotte sociali vengono cancellati ,
alle forme di solidarietà dei livelli salariali e normativi con la
contrattazione nazionale si impone la differenziazione e
precarizzazione più assoluta della vita delle persone, favorendone
attraverso l'atomizzazione sociale la totale subalternità al potere
politico (lo stato) ed alle compatibilità del padronato (il
capitalismo)
Per questo il 16 ottobre aderiamo e partecipiamo alla
manifestazione indetta dalla Fiom , un momento di lotta fondamentale
per mantenere aperti spazi di OPPOSIZIONE sociale, per cementare coscienza di classe, per opporsi alle politiche liberiste di un
padronato affamatore e di una oligarchia politica in affanno.
Sono
sotto gli occhi di tutti i disastri che stanno provocando le scelte di
politica economica del governo e la moltiplicazione di situazioni di
povertà imposte dalle politiche economiche dell'Unione Europea, in modo
particolare nei paesi con maggior debito pubblico ( Grecia,Portogallo,Irlanda), dove milioni di lavoratori sono
in lotta .
Scioperi generali vengono proclamati ormai mensilmente,
mentre in Italia, Cisl, Uil ed altri sindacati corporativi si
schierano con le scelte degli industriali e del governo, complici di
una regressione sociale, ricompensati con la certificazione di un
ruolo politico ed un riconoscimento burocratico attraverso la creazione
e lo sviluppo degli enti bilaterali .
Le posizioni differenti
che si misurano su questa scadenza, sia dalla dirigenza CGIL che da
Ssettori del Sindacalismo di Base hanno come obiettivo quello di sottovalutare quell'autonomia ed indipendenza che la Fiom da alcuni
anni ha costruito attraverso iniziativa di lotta nelle fabbriche e con
una prassi democratica nei luoghi di lavoro.
Il percorso di resistenza avviato dalla Fiom pone in primo piano l'importanza di una
iniziativa e unità di classe, per affermare interessi e
punti di vista diversi dal capitale e dai suoi servi , gli interessi
dei lavoratori, ed è in questa dinamica, che la proposta dei
comunisti anarchici, e di tutto l'anarchismo di classe trova terreno di
confronto e di lotta , per affermare la nostra irriducibile lotta al
capitale ed al governo, per lo sviluppo del sindacalismo conflittuale e
di forme di autorganizzazione dei lavoratori per uscire dalla miseria
del presente .

Ottobre 2010
Federazione dei Comunisti Anarchici
Commissione Sindacale

mercoledì 22 settembre 2010

Palestinea-Israele, Ancora una settimana di lotte unitarie

Araqeeb, Beit Ummar, Bil'in, Ma'sara, Nabi Salih, Wad Rahal, e Walaja

Palestina-Israele, un’altra settimana di lotte unitarie a cui hanno partecipato I radicali israeliani con il contributo speciale degli anarchici contro il muro. All’interno dei confine del 1948 la lotta contro lo sgombero dei Beduini nella zona sud del villaggio di Araqeeb ha richiamato molti attivisti. In questa settimana gli attivisti hanno partecipato sia alle manifestazioni nel villaggio che a quelle a Tel Aviv e Gerusalemme. Inizia l’autunno, il caldo diminuisce, ma non la crudeltà dell’occupazione. Le manifestazioni si sono tenute regolarmente a Beit Ummar, Bil'in, Ma'sara, Nabi Salih, Wad Rahal, and Walaja.

Araqeeb

Distruzione di Al-Araqeeb – è la quinta volta http://www.youtube.com/watch?v=f5Koc7iEx8E

Beit Ummar

Per la prima manifestazione dopo la fine del Ramadan, c’erano circa 40 palestinesi a cui si sono aggiunti una dozzina di attivisti internazionali, che hanno marciato verso l’insediamento di Karmei Tsur, costruito sui terreni di Beit Ummar negli anni ’80. Questa settimana la manifestazione ha avuto un tono più triste, dato che i partecipanti hanno lanciato un appello per la liberazione dal carcere di Ahmed Abu Maria, un giovane di 17 anno membro del Comitato Popolare. E’ in attesa di processo e le sue condizioni di salute non sono per niente buone, tanto da essere stato ricoverato negli ultimi giorni. Alcuni manifestanti portavano cartelli in cui c’era scritto “Io sono Yousef Abu Maria" in lingue diverse.
Ben prima che la manifestazione si facesse sentire e che raggiungesse il filo spinato che separa il villaggio dalle sue terre, i soldati israeliani hanno iniziato a caricare e a fare arresti. Un organizzatore palestinese, Younes Arrar, è stato arrestato con la forza, trascinato per il collo e tenuto per oltre 20 minuti con le braccia legate dietro la schiena. Un attivista internazionale irlandese è stato scaraventato a terra, colpito alla testa, mentre un soldato israeliano gli urlava in inglese “te la fai già sotto?”

Eppure i manifestanti non hanno mollato e la manifestazione è durata quasi 2 ore sotto il gas sparato dai soldati direttamente sulla gente, in violando i loro stessi regolamenti; sono stati sparati addosso ai presenti anche proiettili di metallo ricoperti di gomma e granate a percussione. Un adolescente palestinese ed una attivista internazionale sono stati colpiti al corpo da breve distanza da una bomboletta di lacrimogeno. Alla fine, sono stati arrestati i due attivisti internazionali, una iscritta al PSP ed uno di ISM, ma l’attivista del PSP è stata rilasciata sul posto (molto probabilmente perchè cittadina israeliana). Tre palestinesi, tra cui un fotografo per AP, sono stati pure arrestati. E poi rilasciati in serata


Bil'in

Durante la settimana, solidarietà con i prigionieri di Bil'in nel campo di concentramento e tribunale militare di Ofer.

manifestazione di venerdì 17-9-2010:
Come in tutti i venerdì a partire dal 22 febbraio 2005, la manifestazione unitaria contro il muro della separazione e contro l’occupazione ha marciato dal centro del villaggio verso il percorso del recinto della separazione. Circa 20 gli attivisti internazionali ed 8 gli israeliani di anarchici contro il muro; alcune dozzine i palestinesi di Bil'in che a mezzogiorno hanno dato il via al corteo con gigantografie dei prigionieri del villaggio.

Abbiamo cantato per tutto il percorso finché siamo arrivati al cancello del recinto. LA maggior parte delle forze israeliane se ne stava a ranghi ridotti al di là del muro di cemento poco lontano dal cancello. Alcuni hanno osato entrare nel recinto incuranti degli avvertimenti dei soldati per appendere al recinto elettronico cartelli e foto dei prigionieri arrestati durante l’ultimo anno –a dimostrazione del fallimento degli sforzi israeliani di mettere fine alle manifestazioni del venerdì. Dalla nostra posizione potevamo vedere parti del nuovo muro della separazione che sostituirà in parte quello attuale, restituendo così ai palestinesi parte delle terre confiscate, in adempimento della decisione della più alta corte israeliana più di 2 anni fa.
After repeated warnings the soldiers started with the usual attack using mainly tear gas but added from time to time few shock grenades.

Dal momento che in vento era a noi favorevole ed i soldati svogliati, molti manifestanti sono rimasti vicino al recinto nonostante i frequenti lanci di lacrimogeni e l’avanzare dei soldati nella nostra direzione.

Questa settimana i soldati non hanno dichiarato nessuna zona militare chiusa ed non hanno arrestato nessuno.

Video di Haitham del 17-9-10 http://www.youtube.com/watch?v=fWXWmaw7PbQ – Io dalle 1:25 alle 1:45
http://www.bilin-ffj.org/index.php?option=com_content&t...mid=1

Ma'sara

Circa 30 attivisti palestinesi, israeliani ed internazionali si sono radunati questa settimana a Ma'sara per protestare contro il muro dell’Apartheid. Il piccolo corteo è passato attraverso il villaggio per incontrare subito un gruppo di soldati e di poliziotti di confine alla periferia del villaggio. Hanno dichiarato la zona area militare chiusa, concedendo ai manifestanti un minuto per andarsene.

Uno dei manifestanti ha iniziato a fare un comizio sull’anniversario del massacro di Sabra e Shatila, ed i soldati hanno reagito lanciando granate assordanti sui piedi dei manifestanti. Due minuti loro sono passati pure al lancio di lacrimogeni. I manifestanti hanno fatto un passo indietro, poi sono tornati ad avanzare, andando incontro ad una violenza maggiore. I manifestanti hanno alzato le mani in alto, invitando i soldati a non sparare su una manifestazione non-violenta e ad approfittare della festività ebraica per riflettere e pentirsi delle proprie azioni. Questo ritornello è stato ripetuto per venti minuti, finché i soldati se ne sono andati all’improvviso. Celebrata questa piccola vittoria, la manifestazione si è sciolta.


Nabi Salih

Circa 60 persone – residenti di Nabi Salih, tra cui molti bambini del villaggio e altri palestinesi con l’appoggio di israeliani ed internazionali- hanno partecipato alla manifestazione settimanale contro la crudele occupazione israeliana e contro l’insediamento coloniale di Halamish. I soldati israeliani soni arrivati per bloccare i manifestanti, ma in uno slancio di disobbedienza civile i manifestanti hanno sfondato lo schieramento dei soldati ed in un attimo erano seduti sulla strada principale, incuranti delle spinte e delle botte dei soldati.
Dopo molto cantare, il corteo è ritornato al villaggio. L’intensa incursione militare nel villaggio è stata affrontata con lancio di pietre. Dei soldati posizionati nel centro del villaggio sono stati scacciati a colpi di granate non esplose rilanciate su di loro mentre stavano lasciando l’area. In un altro caso i soldati hanno fermato un giovane palestinese e lo hanno picchiato finché non riusciva più ad alzarsi da terra. Molti manifestanti sono intervenuti e si sono opposti con forza a questa aggressione.
Ovviamente, molto tempo dopo la manifestazione, i soldati sono tornati nel villaggio a terrorizzare ed a maltrattare gli abitanti.

Wad Rahal

La gente di Wad Rahal invita gli attivisti israeliani ed internazionali a partecipare ogni giovedì ai lavori agricoli del villaggio, che si fanno nei loro campi, su una collina vicina. Si pensava che la collina fosse fuori del muro della separazione. Durante la costruzione del muro alcuni campi sono stati distrutti e gli ulivi sradicati, ma i proprietari hanno riattivato o campi e piantato nuovi ulivi. I lavori durano circa 2 o 3 ore e si fanno nel pomeriggio, potando gli alberi e bonificando le zolle dalle pietre per facilitare il passaggio dei trattori. Questa settimana era prevista la costruzione di una tenda vicino ad una casa del villaggio, sotto minaccia di distruzione da parte dell’esercito. Questa casa si trova un po’ fuori del villaggio ed è obiettivo delle aggressioni dei soldati e dei coloni. A sostegno delle persone che vi abitano ci sarà una presenza ad Hafla ogni giovedì dopo i lavori, che iniziano alle 16.00


Walaja

Il Ramadan e la festa ebraica di Eid ul-Fitr sono finite, così sono riprese le manifestazioni contro il muro nel villaggio di Al-Walaja. Manifestazione venerdì 17 settembre alle 12.00.

Ilan Shalif (AATW)

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

martedì 21 settembre 2010

Cronaca di lotta dalla Fiat new Holland di Modena

Giovedi' scorso 9 settembre 2010 sono state convocate tutte le RSU di fabbrica (fiom-cobas-cisl-uil-fismic) e relative segreterie in Confindustria modena nel primissimo pomeriggio. Un assemblea fiume di 7 ore per chi e' rimasto. Probabilmente i dirigenti Fiat volevano "sondare" i pensieri "profondi" degli intervenuti. Si e' proposto il ritiro della richiesta di risarcimento se si accettava un nuovo accordo sui Sabati di Straordinario Comandato. Alla fine tutte le delegazioni sindacali hanno rifiutato.



I dirigenti fiat sono passati allora ai lamenti interessati sull' assenteismo in
fabbrica (all'8%), occultando le condizioni nel quale gli operai si trovano costretti
a lavorare, anche qui del "pressing" per "strappare" qualche dichiarazione d'amore
verso l'azienda, ma non era aria. L'aria che tira invece in fabbrica fra gli operai
e' di tensione e di rabbia. Molti si chiedono come e' possibile "disdire" un
contratto quello del 2008 e "sceglierne" un altro firmato in quattro e quattrotto al
chiuso di una stanza d'albergo tra 4 venduti (3+1) il 15 ottobre 2009, un contratto
che e' realmente CLANDESTINO. Nessuno sa' di che si tratta, niente e' stato
pubblicato, se ne guardano bene, facile capire che e' una tale porcheria che gli
stessi firmatari sindacali se ne guardano bene di farlo vedere in giro agli operai.
Cio' ci convince ancor piu' che non puo' essere altro che una "resa" delle condizioni
normative e degli "aumenti" salariale alle "esigenze produttive" dei capitalisti
delle imprese meccaniche (il loro profitto).

D'altronde non e' forse proprio con queste 2 parole che i Padroni hanno COPERTO in
questi anni un vastissimo arco di interessi , con la firma dei sindacati separatisti
e non, mangiandosi pezzo a pezzo tutto il c.c.n.l. dei metalmeccanici? peggiorando
sensibilmente la condizione operaia in fabbbrica? Ora gli vogliono dare semplicemente
un ultima morsicata.

Gli Operai Fiat new-holland non hanno scioperato e picchettato questa primavera (e
per ben 15 anni) per farsi prendere in giro da taluni sindacati e sindacalisti che ci
"citano" chi in un senso chi in un "altro".

Hanno scioperato e continueranno a farlo per difendere l'interesse operaio a non
farsi conciare la pelle. l'interesse ad avere salari decenti che non siano sempre un
buttare il sangue forzatamente per 4 lenticchie chiamata "gratifica" di parte Fiat
dopo, come turni di merda a scorrimento, "solo" per una piccola minoranza, per ora.

Gli Operai Fiat new-holland con questo resistere a lungo sulla barricata dei sabati
ha stoppato le orecchie e aperto gli occhi a qualcuno? (fino a scomodare certi
personaggi che ai picchetti al gelo li abbiamo visti in cartolina o col binocolo,
seppur come sigla erano partecipanti), a partire dagli operai Ferrari e Maserati?

Bene, ben vengano nella famiglia della resistenza operaia e vediamo di resistere
sempre piu' uniti, coordinati, organizzati. La lotta per riconquistare condizioni
normative e salariali decenti sara' lunga, dura e piena di sorprese, in quanto lo
stesso capitale e il suo sistema sono su una corda di violino e certi colpi,come la
disdetta unilaterale di federmeccanica per favorire Fiat in primis contro i suoi
operai, possono diventare dei boomerang. Boomerang per il conflitto sociale e
politico che libera la forza operaia da tante briglie e liturgie, chiacchere sul
sistema superate, ovunque, a patto che gli operai nelle fabbriche si preparino a
dovere per uscire dalla sottomissione sociale, sindacale e politica nel quale ci
tengono. Si Avvicinano questi tempi.


OPERAI CONTRO
SEZ. MODENA

mercoledì 15 settembre 2010

Sulla lotta contro il "Dal Molin"

In queste settimane il movimento “No Dal Molin” di Vicenza ha festeggiato le sue “vittorie” con un bel festival condito di bei discorsi e concerti.
Festeggiano e hanno ragione! L’antagonismo moderato e pacificato del presidio ha vinto un bel “Parco della Pace” che sarà per lo più frequentato dalle famiglie degli stessi militari americani che portano la loro idea di “pace” in ogni continente. D’altronde Variati l’aveva detto l’anno scorso proprio da quello stesso palco: “La base si farà. Ma grazie al movimento dei cittadini, la città potrà pretendere dallo Stato le compensazioni di carattere ambientale”. Variati suggerisce, No dal Molin ubbidisce!
E’ una realtà di cui sembrano essersi accorti un po’ tutti, anche gli ex colleghi dell’(a)Variati “«È stato bravo, un artista. Ha preso in giro quelli del No Dal Molin e si è preso i voti. Adesso si sposta al centro e concede tutto agli americani, confezionando anche la bufala del parco della Pace. Politicamente è stato bravissimo: li ha tenuti sulla corda, e poi ha detto: abbiamo fatto tutto il possibile, ma la base non si può fermare…»." Insomma il presidio No Dal Molin s’è fatto fregare, consapevolmente o meno, dal suo sindaco e se ne bea allegramente.
Anche l’area “disobbediente” vicentina ha di che festeggiare: il sindaco, con cui sono andati a braccetto finora, decisamente soddisfatto di come la giusta lotta contro la base non abbia preso una piega “estremista”, ha dato loro in regalo un bello “spazio sociale” (ex Bocciodromo) che potranno ristrutturare a loro uso e consumo.
Ma come altri prima di noi, siamo convinti che una base militare e le disgrazie che si porta appresso siano tali indipendentemente dal fatto che la base sia posizionata sul lato est o ovest di un parco.
E quindi chi non festeggia siamo noi, che con rabbia vediamo Vicenza militarizzata senza nessuna reale opposizione, che abbiamo visto compagni messi a tacere o adirittura minacciati perche’ non seguivano le “pratiche democratiche”, che hanno tentato con forza di bloccare i lavori ma sono stati, a loro volta, bloccati da chi, anche senza la divisa, gioca inconsapevole a supporto dello stato di Polizia.
Come anarchici non possiamo che sentirci vicini al “Comitato Vicenza Est”, a tutti/e coloro che hanno continuato su strade diverse , a tutte\i quelle\quei compagne\i che l’antimilitarismo lo vivono, senza grandi clamori mediatici ma con determinazione, giorno dopo giorno.

Aranea

domenica 12 settembre 2010

Amate da morire.

La proprieta’ che uccide dei nuovi mostri.



Non solo nei paesi “arretrati” dove sostenuti da stati e religioni le “femmine” sono tranquillamente lapidate, torturate, uccise, ma anche nella “societa’ civile” occidentale, dopo decenni di “emancipazione e parita’”si aggirano gli “amanti” assassini che sempre piu’ spesso fanno sparare le proprie rivoltelle e volare i prori pugnali sui corpi delle “proprie” donne.

I nuovi mostri, atterriti dal cambiamento in atto, incapaci anche solo di comprendere le variazioni di forma e sostanza dei rapporti umani e dei loro involucri giuridico-legali, ammazzano sempre piu’ spesso, per ristabilire la loro “normalita’”, le loro certezze, le loro “sicurezze” abitudinarie.

Il luogo del delitto e’ la famiglia, o quello che ne resta, o il “desiderio” di rimetterne in piedi le macerie.

Il terremoto che ha investito i rapporti umani nell’ultimo ventennio ( e che ha relegato l’istituto famiglia tra le anticaglie della storia ) ha poco a che vedere con le passate ( e lontane! ) aspirazioni di liberazione sociale e sessuale, di distruzione del patriarcato e della famiglia, dei ruoli, dell’oppressione religiosa.

L’odierna evoluzione disordinata nei rapporti interpersonali ha molto a che vedere, invece, con un percorso di sistema tanto obbligato quanto ( tele ) guidato che, sfarinando l’istituto famiglia, rendendo improponibile l’epicentro economico della famiglia-fazenda, “libera” la donna dal giogo della dipendenza materiale immettendola, a prorio uso e consumo, nel ciclo produttivo, coprendo l’operazione con le ideologie delle “pari opportunita” e delle “quote rosa”.

Insomma, l’incompatibilita’ della liberazione viene progressivamente risucchiata nella compatibilita’ dell’emancipazionismo lavorista, costringendo la donna a ricoprire ruoli maschili, ed a dimostrare continuamente di esserne all’altezza, magari peggiorandoli.

Lo svuotamento della famiglia non e’ stato il frutto di una rivoluzione sociale ( o di genere ) ma il risultato del movimento reale capitalistico che, semplicemente, ritenendola ormai superflua ed inservibile, non la usa piu’, lasciando alla religione il ruolo di trombone sfiatato di qualcosa che non c’e’ piu, e che non tornera’.

E se la famiglia tendenzialmente non c’e’ piu’, non si intravede nemmeno lontanamente qualcosa d’altro, di diverso, che attraversando le vite di donne e uomini, le metta in una qualche comunicazione.

Della “vecchia” contrapposizione famiglia-comune nessuno parla piu’, cosi’ come della distinzione tra liberazione ed emancipazione, cosi’ come dell’autogestione della propria vita e dei propri corpi.

Non puo’ essere solo dimenticanza, o pigrizia.

E’ che quell’anelito di vera liberta’di corpo e spirito, quella spinta verso nuove donne, nuovi uomini, nuovi rapporti, e’ stata recuperata dentro il recinto del possibile, cioe’ del compatibile, dell’utilizzabile dal sistema.

L’uomo e’ rimasto vecchio diventando mostro, ma anche la donna e’ rimasta vecchia diventando “moderna”, ed i rapporti, semplicemente, non esistono piu’, o sono pantomima, o peggio.

Di certo, le altrettanto datate certezze di un tempo sulla “rivoluzione unica liberazione” non bastano piu’, come molte altre ricettine precotte.

Anche qui, i fatti hanno la testa dura, e le formulette non funzionano.

Meglio sarebbe ri-cominciare a capirli, i fatti, per quello che sono e per come si esprimono.





COMBAT

sabato 7 agosto 2010

Le cospirazioni criminali della guerra di classe dei ricchi contro i poveri

Da COMIDAD

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Questa formula è però qualcosa di più di un semplice slogan della propaganda, infatti rientra nei meccanismi della "falsa coscienza", cioè una visione del mondo che la maggioranza delle persone adotta involontariamente in funzione auto-protettiva. "Questione morale" è una formula invocata da molti per credere di trovarsi di fronte ad una patologia del sistema, e non al suo fisiologico modo di funzionare.

L'affarismo criminale costituisce un'espressione della guerra di classe dei ricchi contro i poveri, e consiste nello sfruttare le occasioni derivanti dall'occupare una posizione di potere legale che, di per sé, comporta anche molteplici opportunità di aggiramento e violazione della legge. "Affarismo criminale" è una di quelle espressioni che in grammatica e retorica si definiscono come "pleonasmi", cioè ripetizioni/rafforzamenti di uno stesso significato. Non possono esistere infatti "affari legali", in quanto il di più di guadagno, rispetto ad una lecita transazione commerciale o finanziaria, deriva sempre dalla possibilità di violare una legge.

Nessuna legge può consentire tout court di derubare i poveri, ma il fatto di gestire la legge consente di mettere in atto tutti gli accorgimenti utili a violarla ed a raggiungere il risultato voluto. Noam Chomsky ha messo in evidenza come negli anni '80 l'Amministrazione Reagan e i grandi gruppi industriali/finanziari statunitensi si siano accordati per violare sistematicamente la legislazione sul lavoro, lasciandola disapplicata, o applicandola in modo rovesciato. Il piano non avrebbe potuto funzionare se alla cospirazione criminale non avesse partecipato anche la magistratura, in particolare le Corti Supreme dei vari Stati e la Corte Suprema federale.

Allo stesso modo, nessuna legge può esplicitamente stanziare dei fondi per finanziare la delocalizzazione delle produzioni in altri Paesi, ma un governo può chiudere un occhio se dei fondi pubblici legalmente destinati all'innovazione tecnologica in loco delle industrie private, vengono invece dirottati all'estero. Ed è infatti ciò che accade abitualmente dagli anni '80, non soltanto negli USA, ma anche in Italia; anzi sembra la storia della FIAT. La stampa anglosassone oggi plaude a Marchionne, che si sarebbe deciso finalmente ad adottare un trattamento "American Style" nei confronti dei lavoratori italiani, facendo fare una figura da imbecille al governatore del Piemonte, Cota, che aveva detto che i bravi lavoratori di Mirafiori, a differenza di quelli di Pomigliano e Termini Imerese, non rischiavano nulla. In realtà, in fatto di frode sistematica nei confronti dei diritti del lavoro, l' "Italian Style" non è mai stato da meno di quello americano.

La pur blanda legislazione anti-infortunistica sul lavoro oggi vigente in Italia, viene lasciata disapplicata dai governi che avrebbero il compito di vigilare, e ciò per consentire alle imprese di risparmiare sui costi di produzione. Il carico finanziario dell'assistenza agli infortunati che sopravvivono, viene poi scaricato sulle pensioni di invalidità, pagate dai contributi dei lavoratori. Non è l'unico caso in cui l'assistenza viene usata illegalmente per finanziare le imprese, dato che il governo consente sistematicamente al padronato di ricorrere alla Cassa Integrazione Guadagni (pagata dai contributi dei lavoratori) per disfarsi temporaneamente di una parte dei dipendenti, sfruttando poi maggiormente i lavoratori rimasti in azienda tramite gli straordinari. Un bel risparmio netto sul costo del lavoro, ottenuto attraverso un saccheggio illegale della previdenza pubblica.

Le cospirazioni criminali costituiscono quindi pratiche comuni nella guerra di classe dei ricchi contro i poveri, e ciò che viene alla luce attraverso le inchieste giudiziarie riguarda il livello intermedio (o basso, come nel caso della "P3") delle cospirazioni, quello in cui vanno a confliggere gli interessi di cosche affaristiche diverse; ma il delitto non emerge mai quando esso corrisponde all'interesse del padronato nel suo insieme. Questo è il motivo per il quale non ci sono inchieste giudiziarie che riguardino il Fondo Monetario Internazionale o la Confindustria, che pure sono quegli organismi che gestiscono in prima persona, insieme con i governi, il delitto che viene compiuto in nome dell'interesse comune del padronato.

Esistono teorie cospirazionistiche ingenue che attribuiscono la cospirazione ad un'unica centrale che si riproduce attraverso i secoli; ma anche questa visione è l'effetto di una falsa coscienza che vorrebbe scaricare la responsabilità di tutto su una patologia esterna al sistema, che sia riuscita ad impadronirsi del sistema stesso. In realtà i ricchi cospirano contro i poveri senza che nessuno glielo ordini o glielo suggerisca, in base al semplice principio che i proventi del delitto possono consentire di comprarsi anche la legge.

Le cospirazioni criminali diventano inoltre corruzione epidemica, un vero e proprio meccanismo di controllo sociale, che stratifica i gradi di complicità. Le sedicenti "riforme" che imperversano da trenta anni in Italia, determinano un caos diffuso nella Pubblica Amministrazione, che moltiplica e veicola le opportunità criminali anche per i livelli medio-bassi dei cosiddetti colletti bianchi. Defraudare qualcuno dei suoi diritti diventa molto più facile quando la "riforma" ti rifornisce di strumenti di potere, di possibilità di abusarne, ed anche di alibi efficientistici per mascherare ogni sopruso.

Il termine "riforma", in questo significato di destabilizzazione a fini di affarismo criminale, fu adottato e lanciato alla fine degli anni '70 da organismi internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Per imitazione, il termine "riforma", in questo senso distorto, è poi penetrato nel linguaggio politico dei vari Stati. Si comprende perciò che oggi definizioni come "riformista" o "riformatore" hanno assunto lo stesso significato di "occidentale", indicano cioè una condizione di sudditanza coloniale e di pratica criminale. Il colonialismo necessita prioritariamente di destabilizzare il tessuto sociale del Paese da colonizzare, rompendo le garanzie sociali preesistenti, e sostituendole con una rete di complicità e collaborazionismi, cioè di cospirazioni criminali; o, se si vuole usare una locuzione più consona al linguaggio giuridico italiano, associazioni a delinquere.

Il potere mondiale degli Stati Uniti si fonda infatti non soltanto sulla aggressività militare, ma soprattutto su questa alleanza organica con le cleptocrazie dei vari Paesi. Ormai è chiaro a tutti che gli Stati Uniti non possiedono la potenza militare che si illudevano di avere negli anni '50 e '60, ed infatti non riescono mai a vincere le loro guerre.

Le continue aggressioni militari statunitensi sortiscono comunque l'effetto di destabilizzare e corrompere gran parte del tessuto sociale dei Paesi occupati, generando una serie di relazioni con i gruppi reazionari e criminali, che si costituiscono in cleptocrazie, ceti dominanti che vedono negli Stati Uniti il loro naturale protettore e punto di riferimento. La guerra di classe globale degli Stati Uniti riesce cioè a collegarsi con le guerre di classe interne ai vari Paesi, costituendo stabili alleanze.
In questo senso, le basi militari USA e NATO non sempre rivestono una funzione militare in senso stretto, ma costituiscono zone franche per ogni genere di traffico illegale, in cui la criminalità locale possa trovare un riferimento ed un asilo. Delle oltre cento basi militari USA e NATO in Italia, poche infatti possono davvero esibire un personale ed un armamento adeguati, che ne giustifichino la funzione militare.

Analogamente, la più grande base militare statunitense all'estero, Bondsteel in Kosovo, risulta essere soprattutto un aeroporto ed un ammasso di magazzini e capannoni, in cui vengono detenute merci di contrabbando e persone sequestrate. Il Kosovo costituisce il caso di uno Stato coloniale creato in funzione di una base militare straniera, ed esplicitamente governato e gestito dalla criminalità organizzata; è un caso talmente evidente e macroscopico che non può essere digerito nell'ambito della formula della "questione morale", quindi si preferisce semplicemente far finta di nulla.

mercoledì 4 agosto 2010

Palestina-Israele, la lotta unitaria supera ogni aspettativa

El-Arakeeb, Beit Jalla, Beit Omar, Bil'in, Hebron (Al Khalil), Gerusalemme (Al Kuds), Ma'asara, Nabi Saleh, Ni'lin, Wad Rahal, Wallaje

In nessun paese del mondo ci si aspetterebbe che gli anarchici possano essere alla testa della più importante lotta condotta dalla sinistra radicale di quel paese. In nessun altro posto del mondo gli anarchici si confrontano con le forze di stato in maniera non-violenta, settimana dopo settimana, allargando gradualmente I consensi.... e continuare a marciare liberi anche quando la repressione chiude in carcere alcuni dei nostri compagni per poche ore o per pochi giorni. Nessuno si aspetterebbe che i fondamentalisti di Hamas possano appoggiare pubblicamente la lotta unitaria insieme ad ebrei anarchici ed atei. Nessuno poteva immaginare la popolarità e l’attenzione che i media danno oggi a poche dozzine di anarchici che in meno di 7 anni hanno cambiato il significato dell’etichetta di “anarchico” nella pubblica opinione. Nessuno pensava che la potente macchina repressive israeliana avrebbe rafforzato l’attività degli anarchici.

El-Arakeeb

Con interventi rinnovati e pressanti lo stato israeliano investe ulteriori sforzi nel trasferimento dei cittadini Beduini israeliani all’interno dei confine del 1948 per ridurre la loro area di movimento e per impossessarsi delle terre rimaste dopo le confische effettuate negli anni.
"appello urgente per aiuto ad Al Arakib nel Negev – concentramento di polizia per procedere alla demolizione di case la notte del 26 luglio"

Martedì 27-07-2010 35 case demolite, 250 uomini, donne e bambini rimasti senza casa.
E’ solo l’inizio?
Manifestazione il 30 luglio alle 13.00
fermare la distruzione violenta del villaggio di El Araqib!

Martedì 27 luglio, 1500 poliziotti con 20 trattori hanno demolito e raso al suolo il villaggio di El-Araqib. Donne in lacrime e bambini seduti all’ombra delle rovine sotto il sole estivo del deserto.

Nonostante la presenza degli attivisti della coalizione per difendere i Beduini del Negev (Israele sud) e degli Anarchici Contro il Muro, le preponderanti forze di stato hanno portato a termine la loro missione...

E’ difficile descrivere il dolore e l’orrore che si prova quando una forza così butta giù il tetto della tua casa. Lo smarrimento. Le forze di stato sono arrivate prima dell’alba, verso le 5:30. Per le 9:00 le umili abitazioni non erano che pile di ruderi.

Il Governo israeliano ha un piano per la “sistemazione dei Beduini”. Come al solito, nessuno nella comunità dei Beduini ne sa niente, dato che il piano governativo –come in altri casi- è stato fatto per loro ma senza di loro. Per cui non possiamo fare altro che provare a indovinare. Il piano giace sulla scrivania di Netanyahu in attesa di essere approvato. E’ il piano che si suppone metta in atto le raccomandazioni della Commissione Goldberg.

Si tratta di raccomandazioni ottime sulla carta, come il riconoscimento legale dei villaggi, per cui i Beduini non sono degli squatters… ma sul piano concreto la situazione è meno promettente. La raccomandazione è una sola: I Beduini non devono avere la proprietà della terra oltre un’area definita – una sorta di "Bedu-stan". Seconda raccomandazione: dovrebbero essere riconosciuti i villaggi la cui collocazione non confligge con i piani governativi. Tuttavia, in 63 anni di piani governativi, la tendenza è stata quella di impedire la possibilità di riconoscimento e di non dare questa opzione a molti villaggi. In effetti si prosegue la decennale politica di deprivazione e di coercizione verso questa comunità indigena sempre più debole. Si dice che nei nuovi piani governativi è prevista lo sgombero e la risistemazione di quasi la metà dei villaggi non riconosciuti, concentrandone la popolazione in una manciata di villaggi in vista di riconoscimento.

La distruzione di El-Araqib è stato il primo tentativo di eliminazione dei villaggi? Ma El-Araqib era fuori del cosiddetto "Bedu-stan", ed era noto per essere un villaggio con una forte coscienza politica e meno povero degli altri villaggi non riconosciuti. Nella sua storia c’è già una deportazione negli anni ’50 ed un tentativo della popolazione di ritornare sulla terra d’origine. Pare che questo villaggio sia stato scelto dal governo come test della sua tattica di distruzione, una volta distrutto EI-Araqib, sarà più facile procedure con gli altri.

Durante la Guerra del 1948 oltre l’80% della popolazione beduina del Negev venne “convinta” a lasciare il paese. Negli anni ’50 quelli rimasti vennero concentrati in una riserva – il Siyag. Da allora il governo si è sempre rifiutato di riconoscere i villaggi o le richieste di ritornare sulla terra tradizionale, lasciando la popolazione esposta alle demolizioni delle case, senza servizi fondamentali come l’acqua corrente, l’elettricità ed altro. Ora – la superficie di terra su cui i Beduini vivono e che rivendicano è il 3% del deserto del Negev. Non è tempo che il governo metta fine alla politica di demolizioni e distruzioni e permetta alla comunità di insediarsi e possa curarsi le ferite ricevute in 6 decenni di sofferenze?

Se il villaggio di El-Araqib resiste a questa politica di violenza, si apre la possibilità di lotta per tutta la comunità beduina. Occorre la massima solidarietà.

El-Arakeeb : si ricostruisce, ma si teme un’altra demolizione

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Le donne del villaggio di al-Arakib, che hanno visto le loro case demolite dallo Stato, invitano le donne di coscienza ebree e palestinesi alla:

Manifestazione delle donne ad al-Arakib

venerdì, 30.7, 12:00
(…)


L’iniziativa di solidarietà con Sheikh Jarrah (di cui fanno parte gli Anarchici Contro il Muro) allarga la sua "giurisdizione" e si unisce al comitato popolare del villaggio di Al Araqib e degli altri villaggi ed organizza una visita di solidarietà nel villaggio sabato 31 luglio.

Distruzione del villaggio di Al Araqib
http://www.facebook.com/notes/daniel-dukarevich/dwt-ryh...16961

http://www.youtube.com/watch_popup?v=FJJVWmBcDjU&vq=med...#t=17
http://www.youtube.com/watch?v=8ash6IUbfDs

Sabato 31 luglio, siamo arrivati tra le rovine del villaggio di El-Arakeeb iper una visita di solidarietà, per incontrare gli abitanti che ora stanno ricostruendo le loro case.
Siamo stati informati che un’altra demolizione potrebbe verificarsi molto presto e perciò occorrono volontari che stiano di notte nel villaggio.

Beit Ommar Sabato 31 luglio
La manifestazione a Beit Omar, vicino l’insediamento coloniale di Karmei Tsur, è stata attaccata dall’esercito. http://www.youtube.com/watch?v=wFhxrCUach8

Bil'in
Manifestazione preceduta il giovedì da una riunione di coordinamento tra il comitato popolare del villaggio, gli anarchici contro il muro e internazionali

Venerdì:

Oltre 100 internazionali e circa 10 Israeliani si sono uniti alla manifestazione palestinese settimanale. I manifestanti erano determinati a non ritirarsi di fronte alle minacce dell’esercito, come era successo le ultime volte. I soldati, vedendo la numerosa manifestazione avanzare, si sono diretti verso il villaggio disponendosi lungo la strada principale. I manifestanti hanno proseguito per fermarsi solo davanti al primo drappello di soldati. Lì hanno cantato e scandito slogan per oltre mezz’ora, accompagnati da canti palestinesi sparati da un sound-system collocato su una macchina. Alcuni lacrimogeni lanciati tra le file dei manifestanti non hanno impaurito nessuno. Alcuni manifestanti hanno provato a proseguire verso il recinto e le terre confiscate, ma i soldati li hanno fermati e respinti. Un attivista è stato arrestato – vedi video di Emad Bornat: http://www.youtube.com/watch?v=z29697harl0

Come sempre, quando le forze di stato danno inizio alla repressione violenta contro una manifestazione non-violenta, non tutti i partecipanti si uniformano alla modalità della non-violenza. Anche questa volta, come in manifestazioni precedenti, tre granate di gas lacrimogeno non esplose sono state rimandate al mittente con effetto migliore tra le risate dei manifestanti, di modo che i soldati provino in prima persona la medicina che somministrano ad ogni manifestazione.

In pochi secondi lo scambio tra lacrimogeni dei soldati e pietre tirate dai giovani ha costretto la manifestazione alla ritirata tra le nuvole di gas.

I manifestanti si sono radunati nuovamente lungo la strada dando vita ad una breve sessione canora di hip-op ad libitum per poi concludere la manifestazione.


Metà degli attivisti israeliani si è poi spostata a Sheikh Jarrah.

venerdì 30.7.2010 video di David Reeb su http://www.youtube.com/watch?v=k4YmKYx2CTA
http://www.facebook.com/video/video.php?v=1315342936013...80678
http://vodpod.com/watch/4150408-dailymotion-bilin-weekl...tique
http://www.youtube.com/watch?v=z29697harl0

Hebron (Al Khalil)
Sabato 31 luglio, la manifestazione settimanale per aprire Shuhada Street a Hebron ha dovuto fare i conti con la violenza dell’esercito; nessuno arrestato

Dopo l’attacco militare della scorsa settimana, con 6 arrestati, i manifestanti hanno cercato di evitare ogni scontro con l’esercito israeliano, ma proprio poco prima che la manifestazione finesse, i soldati hanno caricato, spingendo i manifestanti lontano dal cancello già chiuso su Shuhada street .

C’erano circa 100 persone tra Palestinesi e sostenitori. Per la prima volta l’esercito non ha permesso ai manifestanti di stare nei pressi dei cancelli chiusi su Shuhada street ed allo scopo di evitare scontri, i manifestanti hanno proseguito in altra direzione.

Per ripresentarsi davanti all’esercito da un’altra direzione dopo aver attraversato i vicoli della città vecchia cantando slogan contro l’occupazione, contro l’apartheid, contro i coloni e per la libertà di movimento a Hebron. Davanti ai soldati è stata messa in scena una commedia in cui un “colono” protegge la sua supremazia coloniale e razzista. C’era anche un asino.

Dopo alcuni comizi, la manifestazione è proseguita, trovando aperta la strada che prima era bloccata. E’ stata imboccata senza indugi ritrovandosi di fronte al cancello di Shuhada street. I soldati si sono precipitati sul posto ed hanno spintonato violentemente i manifestanti.

Dopo un breve sit-in per riaffermare il perenne diritto dei palestinesi alla protesta, la manifestazione è stata sciolta e la gente andava via. A questo punto i soldati hanno iniziato a provocare un giornalista che era al lavoro nel corteo. I manifestanti hanno subito protestato anche per la limitazione del diritto di stampa ed hanno gioito quando il giornalista è riuscito a sfuggire ai soldati. Questa volta la manifestazione è veramente finita con il proposito di ritornare la settimana prossima.

Gerusalemme - Al Kuds
Un altro caso di sombero di famiglie a Gerusalemme Est occupata si è verificato nella notte tra giovedì e venerdì. Gli Anarchici contro il muro si sono uniti alle famiglie nella lotta per riprendere le loro case.

"Siamo ora nella città vecchia davanti alla casa palestinese invasa questa notte da un pugno di coloni. Pare che il tribunale, dopo aver dato ordine di mandare via i coloni, attenda domenica 1 agosto per una decisione.

Per favore occorre più soccorso possibile!"

Sheikh Jarrakh
Come al solito, la manifestazione del venerdì ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Un corteo è giunto dal versante israeliano di Gerusalemme, mentre un altro corteo che cercava di entrare nella strada delle case sgomberate, è stato fermato dalle forze di stato.

venerdì 30 luglio video di Nissim Mossek su:
http://www.youtube.com/watch?v=XH4iLqgO_4I

"a tutti gli attivisti e sostenitori della campagna per Sheikh Jarah

è passato un anno da quella mattina infame in cui le famiglie Hanoun e Ghawi sono state sfrattate dalle loro case, con un’azione che acceso una protesta senza precedenti a Sheikh Jarah, una protesta che è cresciuta giorno dopo giorno.

Perciò, non mancheremo questa settimana.

Venerdì 6 agosto alle 13:00 presidio di solidarietà per Sheikh Jarah in tutto il paese!
E dopo le veglie manifestazione principale a Sheikh Jarah alle 16:00!

presidi anche a Gerusalemme Ovest, Tel-Aviv, Haifa, Beer-Sheva, Kufr yasif, Tira, Taybe, Ara, Gan Shmuel junction, Raanana – e la lista non è finita!

Ma'asara
Questa settimana la manifestazione del venerdì è stata più consistente del solito grazie alla massiccia presenza degli attivisti internazionali – probabilmente un effetto della flotilla di Gaza. C’erano anche delegati del villaggio vicino di Wadi Rahal che ha sospeso le manifestazioni dopo il temporaneo successo giuridico.

Come al solito, la manifestazione ha marciato dal centro del villaggio verso l’intersezione con la strada che porta alle terre. I soldati hanno cercato di bloccare fisicamente la manifestazione ma invano ed allora hanno fatto uso di granate assordanti – costringendo i manifestanti a ritirarsi.

Allora anche i soldati si sono ritirati di 50 metri per indurre i manifestanti ad avanzare e dare luogo ad un altro giro di repressione...

Ma i manifestanti sono stati saggi e sono rimasti all’incrocio dando inizio a canti ed alla Debka dance.

Poco dopo la manifestazione è stata sciolta ed i partecipanti sono tornati al villaggio.

Parte degli attivisti israeliani hanno proseguito per Sheikh Jarrah.

Nabi Saleh
Nabi Saleh: l’esercito prende in ostaggio un bambino, ferito un attivista britannico

Il 30 luglio, le forze di occupazione hanno preso il piccolo Walid Daifallah (13 anni) ed hanno arrestato un attivista internazionale per portarlo in località sconosciuta nel villaggio di Nabi Saleh (distretto di Ramallah). Un’attivista britannica di 23 anni è rimasta ferita al piede da un lacrimogeno lanciato dall’esercito durante la manifestazione a Nabi Saleh.

La protesta è iniziata dopo la preghiera del venerdì e si è mossa verso le terre minacciate di confisca. La protesta era espressione della reazione civile contro le conseguenze dell’occupazione e contro l’espansione degli insediamenti coloniali, inseguito all’incidente di 4 giorni prima quando i coloni hanno invaso il villaggio attaccando gli abitanti e le loro proprietà.

Le forze di occupazione hanno bloccato la strada principale, costringendo i manifestanti a cambiare percorso. Hanno sparato un gran numero di lacrimogeni direttamente sulla folla, ferendo al piede un’attivista britannica di 23 anni. In seguito, scontri violenti tra i manifestanti e le forze di occupazione che hanno usato proiettili di gomma e lacrimogeni per reprimere la protesta.

L’esercito ha perquisite molte case ed ha arrestato Walid Daifallah (13 anni) nella casa della zia. E’ rimasto in stato di fermo per più di un’ora come ostaggio fino alla fine degli scontri. In più, i soldati hanno arrestato un attivista internazionale che è stato condotto in una destinazione sconosciuta.

Ni'lin
Ni'lin onora i suoi martiri e chiama alla resistenza popolare

Il 30 luglio 2010, la manifestazione di protesta contro il muro e contro gli insediamenti ha commemorato il secondo anniversario della morte di Ahmad Musa e di Yusef Amira. Ahmad Musa ucciso durante una manifestazione contro il muro il 29 giugno 2008 da un proiettile alla testa e Yusuf Amira ferito fatalmente il giorno dopo e deceduto dopo una settimana.

La manifestazione è iniziata dopo la preghiera del venerdì e si è mossa verso le terre di fronte al muro dell’Apartheid. Molti attivisti internazionali presenti. Quando il corteo è giunto al muro, l’esercito ha sparato lacrimogeni direttamente sui manifestanti, provocando 15 casi di soffocamento per inalazione di gas. I manifestanti hanno risposto col lancio di pietre e di lacrimogeni inesplosi al di là del muro. Secondo testimoni oculari, 5 soldati hanno avuto problemi di asfissia per i lacrimogeni di ritorno.
In seguito, l’esercito ha inseguito i manifestanti fino alla periferia del villaggio dopo che avevano aperto il cancello del muro per lanciare una grande quantità di lacrimogeni e di bombe assordanti allo scopo di reprimere la manifestazione. Nessuno è stato arrestato.

Onorando la morte di Ahmad Musa e di Yousuf Amira, i palestinesi hanno dimostrato che continuano a lotta per quella stessa causa per cui questi uomini sono morti. Le proteste contro i crimini dell’occupazione israeliana continueranno nonostante la violenta repressione messa in atto dalle forze di occupazione.

Wad Rahal
In virtù della decisione dell’alta corte di fermare i lavori del muro della separazione sulle terre del villaggio, le manifestazioni del venerdì sono sospese.



Wallaje
Il comitato popolare di lotta del villaggio di Al-Wallaje chiama gli attivisti internazionali ed israeliani a partecipare alla manifestazione del 29 luglio..

Giovedì 29 luglio circa 150 Israeliani, internazionali ed abitanti del villaggio (inclusi 30 bambini di un campo estivo) si sono radunati per vedere il film Budrus che parla della lotta del villaggio di Budrus contro il muro (Budrus è uno dei primi villaggi nella cui lotta si sono coinvolti gli anarchici contro il muro)

Prima della proiezione, la maggior parte degli israeliani e degli internazionali ha fatto un giro nel villaggio e nella zona di costruzione del muro.

Venerdì 30 luglio circa 50 persone con 4 israeliani, 7 internazionali ed una ventina di bambini del villaggio hanno marciato dalla moschea fino al nuovo muro vicino al villaggio di Har-Gilo, urlando per tutto il tempo contro il muro e contro l’occupazione.

Abbiamo camminato lungo il muro e sul sentiero sporco del recinto di Har-Gilo.
Due guardie di confine stavano su un tetto mentre noi proseguivamo con gli slogan e mentre il capo del villaggio teneva un discorso. Le jeep dell’esercito ci hanno superato per fermarsi più avanti vicino alla folla. Nessuno ha reagito e siamo ritornati indietro sempre urlando.

Sabato 31.7 il villaggio ha festeggiato la fine del campo estivo con danze eseguite dai bambini e con una rappresentazione di una manifestazione che deve affrontate la violenza dell’esercito.

Vedi http://awalls.org

Precedenti reports su http://ilanisagainstwalls.blogspot.com

Link esterno: http://ilan.shalif.com/anarchy/glimpses/glimpses.html

Ilan Shalif (AAtW)

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

lunedì 2 agosto 2010

FIAT. CONTRO IL COMANDO DEL CAPITALE, SOLIDARIETA' OPERAIA

Sono anni che il padronato italico vuole adeguare le normative e la prassi aziendali al
vento liberista anglosassone.
Più recentemente si è trattato di tentativi per eliminare
l'anomalia italiana, la Fiom, ma anche molto sindacalismo, quali titolari di funzioni
aziendali che vanno dall'intervento nell'organizzazione del lavoro alla
contrattazione di modalità di esecuzioni, di carichi di fatica e straordinari, ma
anche qualifiche e carriere.
L'obiettivo padronale è quello di limitare il ruolo sindacale alla semplice
contrattazione del prezzo di vendità della forza-lavoro, il comando sul
lavoro vivo torna al CAPITALE.
Nessun margine di azione ai delegati.
Il sindacato può ben gestire il cral, il fondo pensioni, quello
sanitario, ma deve cessare di essere agente contrattuale anche su qualità
ambientali, lavori usuranti, sicurezza sul lavoro.
Fiat diventa così punta di diamante della Confindustria, della controriforma sui
diritti dei lavoratori, accelera un disegno che il governo tarda a
concretizzare e che la mediazione con le parti sociali non recepisce se non su tempi
biblici.
Così facendo, FIAT spiazza i sindacati tutti, incluso Epifani che ha bisogno di
tempo per trasformazioni così drastiche e impolitiche.
Il nuovo modello contrattuale rivela tutte le implicazioni sottointese
alla stesura del gennaio 2009.
Il re è nudo.
Ma quanti sono disponibili a subire questa imposizione?
Marchionne accelerà con i licenziamenti di delegati perchè scopre che non
solo nei referendum, ma anche negli scioperi l'opposizione Fiom trova consensi più
ampli degli iscritti abituali, nonostante le difficoltà a partecipare a
scioperi dopo mesi di cassa integrazione passata e futura.
L'unica disdetta immediata è quella sui permessi aziendali e sindacali, con immaginabili
molti mal di pancia di delegati della burocrazia sindacale anche
concertativa: che senso ha iscrivirsi al sindacato e fare il delegato se si
riducono i "privilegi" del ruolo?
Ma non doveva essere Brunetta a fare da apripista nel pubblico?
La guerra di un Uomo contro lacci e lacciuoli, novello Ercole?
Avanziamo alcune ipotesi sulle prossime settimane.
La prima.
Dopo lo scorporo del settore auto dagli altri settori, Marchionne vuole
aumentare il valore azionario della Fiat con progetti stratosferici di
investimenti oculati e mirati per profitti futuri magnifici. Così valorizza
il prezzo degli azionisti storici e porta all'incasso le sue azioni
personali. Nel contempo aumenta il debito con le banche che sono contente
dell'incremento del "valore" Fiat.
La seconda.
Marchionne rincompatta il fronte Confindustria contro l'inefficenza del governo ed accelera in tempi meno paludosi una rivoluzione delle relazioni
industriali con vari attori compiacenti.
A Detroit con Obama dice:" Fiat fa quello che il governo(italiano) non fa"; un
progetto di crescita industriale per il paese. Batte cassa per ottenere il sostegno a
prossima rottamazione, visto che il mercato europeo è molto fiacco per il
settore auto piccola-media cilindrata.
Intanto...
con strano tempismo si crea la rottura tra Fini e Berlusconi, forse si prepara il
terreno per la discesa in campo di un uomo di Confindustria? Si potrebbero creare così le condizioni per costringere i
governi(presente e futuro) a destinare i famosi 30 miliardi chiesti dalla
Marcegaglia per reggere alla competizione.
Altrimenti si dimostrerebbero le difficoltà di fare impresa in Italia, soprattutto se si è
senza soldi, alimentando l'alibi a non fare nulla!
Una cosa è certa:
la concertazione è finita, l'impresa è oggi cardine dell'economia ed ogni altro
attore lo è davvero solo se dentro di essa e se assume l'impresa come il solo luogo per recitare il suo copione:
come azionista, come dirigente, come lavoratore.
A meno che, attorno ai soggetti ed agli organismi collettivi e di base in FIAT e nelle altre aziende,
non si coaguli una mobilitazione ed un movimento di solidarietà politica, sociale e sindacale che
contrasti oggi il progetto di Marchionne e del governo e ricostruisca autonomia, dignità e libertà di azione sindacale
dal basso, in ogni fabbrica in ogni categoria,
A questo lavorano gli attivisti sindacali anarchici e libertari.

Commissione Sindacale FdCA
agosto 2010