venerdì 29 gennaio 2010

Rivolta clandestini in Calabria: la faccia tosta di Maroni

gennaio 8, 2010

di VALERIA ROSSI – Sono clandestini, in gran parte: nel senso che non hanno il permesso di soggiorno perché non possono dimostrare di avere un lavoro fisso. Infatti hanno lavori precari (nel vero senso della parola), in nero, con orari impossibili e in condizioni inumane.

Se fossero delinquenti, sarebbero andati a spacciare droga o a sfruttare altre vittime (tipo le ragazze buttate sui marciapiedi): ma non sono delinquenti. Sono persone che vogliono vivere onestamente e quindi vanno a lavorare, anche in queste condizioni assurde, per quattro soldi, reclutati dai cosiddetti “caporali” che appartengono alla ‘ndrangheta calabrese (e che ormai sono arrivati anche qui da noi a fare lo stesso lavoro nelle nostre campagne).

In mezzo a tutto questo, si sono messi anche a sparargli addosso: giusto per gradire. E loro si sono ribellati. Hanno accettato di abitare in baracche di cartone, di lavorare dall’alba al tramonto incessantemente, di dormire per terra: a farsi PURE sparare, ma guarda un po’ che strano, non ci sono stati ed è scoppiata la rivolta.

Ora la situazione è incandescente, ovviamente, anche perché i più scocciati di tutti sono i padroni (mafiosi) che si teme possano risolvere la rivolta a modo loro (si sono già sentiti spari, per ora in aria). E in mezzo a tutto questo, qual è il commento del ministro dell’interno Maroni?“Eh, c’è stata troppa tolleranza verso i clandestini in questi anni!”

Non saprei davvero come commentare.
Mi chiedo se quest’uomo abbia il coraggio di guardarsi allo specchio quando si alza alla mattina, ma la risposta evidentemente è “sì”, ce l’ha eccome.
Si guarda, si piace pure e se ne va a testa alta a governare un Paese in cui gente che vive in queste condizioni, e che nonostante questo LAVORA (non ruba, non spaccia, ma lavora nei campi facendosi un mazzo così), viene colpevolizzata perché si incazza se gli sparano addosso.Invece si tollera, e si continua a tollerare tranquillamente, il vero e proprio mercato degli schiavi che non c’è solo a Rosarno: c’è ovunque.C’è nella piana di Albenga, c’è in Valbormida, c’è ovunque serva manodopera a basso prezzo da sfruttare senza pietà, come se fossero animali da sgobbo.

E nessuno dice niente, perché così “il Paese va avanti”. Anzi, pure quelli che combattono il nazismo leghista sostengono che “gli immigrati sono necessari perché sono il motore dell’economia” e perché “fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”, permettendo la sopravvivenza di attività che altrimenti si ritroverebbero con l’acqua alla gola.

Ma è normale, tutto questo?E’ normale stare a guardare senza dire “ba”, è normale sentire un ministro di questa Repubblica che dà la colpa alle vittime (come al solito) e che se la tira perché “intanto questo governo ha fermato gli sbarchi”, come se c’entrassero qualcosa in questo caso?Quest’uomo che fa comizi anche di fronte a un’emergenza sociale ed umana, quest’uomo che pensa di “riportare tutto alla normalità” con l’utilizzo delle forze dell’ordine… ha presente di quale “normalità” stia parlando?

E’ normale per lui, per voi, per tutti noi, che degli esseri umani, nell’anno di grazia 2010, vivano come schiavi, sottopagati da mafia e ‘ndrangheta che continuano ad agire indisturbate e si allargano sempre più?Perché nessuno dice una parola su ciò che sta alle SPALLE di questa rivolta?Perché continuiamo a tollerare non l’immigrazione, ma questo governo che dovrebbe rappresentare tutti noi, e che vuole riportare il “normale” schiavismo attribuendo la responsabilità di questa rivolta alle vittime, anziché ai colpevoli?

Ma in che razza di Paese stiamo vivendo?
Chi conosce la risposta, per favore, alzi la mano.

http://www.ilponente.com/2010/01/08/rivolta-clandestini-in-calabria-la-f...

lunedì 25 gennaio 2010

Ma che idee Mr Brunetta?!?!

dal sito telematico di www.asloperaicontro.org
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Brunetta vuole favorire l'uscita di casa dei ragazzi.
Brunetta non sa che la disoccupazione colpisce principalmente i giovani.
Oggi i giovani sopravvivono restando in famiglia.
Brunetta per favorire l'uscita di casa dei giovani vuole dare 500 euro al mese.
Con 500 euro al mese si muore di fame.
Ma Brunetta dove vuole prendere i 500 euro al mese ?
Dalle pensioni di anzianità: Meno ai genitori piu' ai figli.
Così moriranno di fame genitori e figli.
Il guaio in Italia e' che una persona con queste idee venga nominato ministro.
Noi speriamo che l'acqua alta a Venezia raggiunga i 140 cm e ci liberi da questoministro: corto e malcavato

venerdì 15 gennaio 2010

Appello alla solidarietà e per l'invio di contributi ai lavoratori e alle lavoratrici di Haiti!

Una catastrofe naturale si è abbattuta su Haiti, della cui portata ancora intravediamo solo la superficie. Gli haitiani dovranno lottare per ricostruire le loro vite e le loro case, forse per decenni considerando l'entità senza precedenti del crollo, sia fisico che sociale.

Eppure, nonostante l'imprevedibilità dei terremoti, il disastro è contro natura, una mostruosità dei nostri tempi. L'entità dei danni causati dal terremoto fa parte del costo dello sfruttamento incontrollato, che in ogni momento mette il profitto prima della salute, della sicurezza e del benessere del popolo di Haiti.

Mentre il mondo sta guardando - pronta ad aiutare - il potere vede una grande opportunità. Gli operai e i contadini di Haiti lottano da decenni per i loro diritti anche al più elementare livello di esistenza, mentre le forze di occupazione delle Nazioni Unite, lo Stato e le élite domanti hanno mantenuto inesorabilmente la miseria sociale.

Ora che Port-Au-Prince non è altro che macerie, nuove opportunità si presentano alla classe dirigente di ricostruire Haiti nei loro stessi interessi.
Ma allo stesso modo, i lavoratori e contadini haitiani potrebbero far valere il loro diritto ad un loro Haiti, uno in cui essi non saranno più costretti a vivere in edifici pericolanti, né dovranno lavorare solo per riempire le tasche delle élite, che siano straniere o locali.

Quando si smetterà di guardare l'orrore e si passerà ad agire in modo incisivo, i progressisti potranno offrire un'alternativa. C'è un desiderio, forte e bella, di fare qualcosa per aiutare gli altri nel momento di bisogno. Le nostre azioni sono più forti quando ci organizziamo e facciamo uno sforzo concertato e unito. Già da ora possiamo fare un impatto profondissimo, impegnandoci ad agire in solidarietà direttamente con i movimenti sociali autonomi di Haiti.

Essi rappresentano la migliore opzione per il popolo haitiano e sono più bisognosi. Allo stesso tempo, siamo nella posizione migliore per aiutare, in quanto persone impegnate a batterci contro un sistema che serve a sfruttare tutti noi. Chiediamo la solidarietà dei singoli a favore dei singoli impegnati in una lotta comune.

Non si tratta solo di soldi per aiutare, ma anche e soprattutto un atto autonomo ed indipendente di solidarietà internazionale, che evidenzi il fallimento delle forze di occupazione, delle multinazionali e delle élite haitiane, che sono i principali responsabili per aver portato Haiti allo sfacelo..

Ci sarà un fiume di aiuti e di denaro, dati in forma di carità. Fino alla prossima catastrofe. La nostra azione di solidarietà non dovrebbe essere, in qualunque forma, solo un atto di aiuto umanitario. Non dovrebbe essere un atto apolitico e non dobbiamo dare carta bianca a coloro che vogliono sfruttare la sofferenza degli altri.

Dovrà essere invece un atto di solidarietà con la popolazione in lotta di Haiti e con le loro organizzazioni, respingendo al contempo l'élite haitiana e il suo apparato statale totalmente inetto, che ha portato Haiti al fallimento. Il terremoto è una catastrofe naturale, è vero, ma lo Stato di Haiti, la miseria delle masse e l'ignobile ingiustizia dell'ordine sociale non sono naturali.

Siamo in contatto con una di queste organizzazioni, Batay Ouvriye, e metteremo le nostre risorse e il nostro tempo a loro sostegno, per aiutare la ricostruzione dopo il disastro e per mantenere la lotta per un Haiti migliore e un mondo migliore.

Batay Ouvriye è un'organizzazione combattiva di base degli operai e dei contadini i cui membri sono lavoratori e lavoratrici in tutto Haiti, ma soprattutto nelle zone di estremo sfruttamento, ossia nei laboratori clandestini e nelle zone franche.

Il gruppo Miami Autonomy & Solidarity/Miayami Otonomi ak Solidarite ha creato una cassa di solidarietà e un modo per inviare denaro a Batay Ouvriye. Se altri vogliono anche loro inviare denaro, possono scrivere a miamiautonomyandsolidarity@yahoo.com oppure tramite carta di credito o Paypal seguendo questo link:
https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=miamiautonomyandsolidarity%40yahoo.com&lc=US&item_name=Batay%20Ouvriye¤cy_code=USD&bn=PP-DonationsBF%3abtn_donateCC_LG.gif%3aNonHostedGuest

Miami Autonomy & Solidarity / Miayami Otonomi ak SolidariteRéseau de Solidarité Haïti
Batay Ouvriye

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio relazioni internazionali

http://miamiautonomyandsolidarity.wordpress.com

martedì 12 gennaio 2010

Dalle lupare al cappuccio bianco: il KKK di cosa nostra

La schiavitù non fu il frutto né dell'"inferiorità" dei neri, né della perversità dei bianchi. Ha fiorito fino a quando dava profitto. Il pregiudizio razziale fu creato e fatto crescere per giustificare, in ogni caso, lo sfruttamento della manodopera di colore.
Daniel Guerin

Quanto successo a Rosarno è sicuramente un pugno nello stomaco per quanti/e credono e si battono per un mondo diverso, in cui le contrapposizioni di razza, di lingua e religione siano solo un brutto ricordo, per quanti/e vedono nell'unità dei lavoratori e delle lavoratrici, di qualsiasi provenienza, l'unica forza in grado di costruire una società più giusta, di liberi/e ed eguali.

Le violenze dello Stato e dei nuovi Ku Klux Klan calabresi armati di fucili e bastoni di ferro, in odor di 'ndrangheta agricola nei confronti della comunità di immigrati ci fanno purtroppo venire in mente i racconti dello zio Tom di altri tempi.
Schiavi e schiave senza nessun diritto, uccisi dal lavoro e dalla clandestinità imposta da uno stato stupratore e mafioso che ha tutti gli interessi per tenere nel buio migliaia di persone in disumane condizioni di vita, ammassati in fabbriche abbandonate e in edifici senza elettricità e in alcuni casi senza acqua per poterli sfruttare nel più grande silenzioso omertoso.

Uomini e donne con la stessa pelle di coloro che in America piantavano e raccoglievano cotone, trattati come animali da lavoro e bastonati dalla polizia e dal razzismo della gente incarognita dall'influenza di una sottocultura che propina alle masse ignoranza e litigiosità per chiudere gli occhi sui reali problemi del paese, e usata e manovrata da chi comanda per creare disordine sociale quando necessario.

Quello che succede in Calabria è la stessa cosa, non illudiamoci, che avviene in Puglia, che avviene in Campania, che avviene in tutto il Sud, e non solo, dove la legge è usata dall'illegalità per tenere uomini e donne legati alle catene dello sfruttamento più bestiale.

La schiavitù dei lavoratori e delle lavoratrici clandestini in terra di 'ndrangheta, di mafia, di camorra, di grandi proprietari conviene a tutti: ai padroni mafiosi delle piantagioni di agrumi e pomodori, che hanno manodopera gratis o quasi che non si può neanche sindacalizzare e deve stare alle regole di aguzzini, al governo che attraverso le immagini che fa vedere in tv si permette di fare leggi insulse e razziste come quella del 30% di numero di stranieri nelle scuole che per caso è stata fatta passare nelle giornate della rivolta dei neri.

La rivolta degli schiavi è la rivolta di tutti, perché va contro il razzismo di Stato, contro lo sfruttamento della mafia e per una dignità che spetta a tutti e tutte. E' una rivolta che porta dentro di sé il coraggio e la disperazione di chi non ha più nulla da perdere e di chi, a differenza di molti italiani, non ha paura della mafia perché non fa parte della sua cultura.

Che a chi lavora in nero siano concessi immediatamente cittadinanza, diritti e casa, che i terreni dove lavorano gli schiavi di oggi siano coltivati da cooperative di lavoratori, stranieri e italiani non importa, che alle merci sia restituito il suo valore in lavoro: questo è necessario perché uomini e donne non siano più venduti e comprati, perché il lavoro dia vita e diritti e non lotta tra sfruttati, perché si possa ricominciare a comprare al mercato pomodori o arance che non grondano sangue, perché si arresti questo degrado indecente in cui la classe dominante, quella eletta e quella nascosta, ha fatto precipitare questo povero paese dove viviamo. Nel frattempo, disobbedienza civile alle leggi razziste e liberticida che ci circondano: che chi è riuscito a scappare dalle retate sia aiutato a vivere, e a vivere libero.

Federazione dei Comunisti Anarchici
11 gennaio 2010

martedì 5 gennaio 2010

riunione lavoratori contro la crisi

Oggetto: sede riunione lavoratori contro la crisi

Stiamo raccogliendo le ultime adesioni per la riunione nazionale autoconvocata dei lavoratori contro la crisi che si svolgerà a Roma sabato 23 gennaio dalle 11 alle 16 circa presso la Casa del Popolo Trionfale a piazzale degli eroi 9 (facilmente raggiungibile dalla staz. termini fermata Metro A Cipro).

A mò di riepilogo, alla proposta lanciata dal coordinamento dei Lavoratori del Piceno (Manuli - Maflow - IKK - Cartiera Alstrom - PAL Italia - Bentel - Itac - Prisman - Deatec) e dal Coordinamento Lavoratori Uniti Contro la Crisi di Milano (Marcegaglia Buildtech - Maflow - OMNIA Service - Lares - Metalli Preziosi - Bitron) hanno risposto qui su facebook o via mail singoli delegati e comitati di lavoratori di coordinamenti di Roma (con adesioni da Sirti e dal coord. autoconvocato delle installazioni e manutenzioni, alitalia, eutelia, telecom, atesia, pubblico impiego, ibm, engineeering, terzo settore, precari della scuola, grande distribuzione); dalla Merloni di Fabriano; da Phonemedia di Pistoia; da Comdata e FIAT di Torino; da un coordinamento di aziende livornesi; da un coordinamento friulano (con la SAFILO, DANIELI, SBE, EATON, Indotto FINCANTIERI, coordinamento precari scuola Trieste); dalla FIAT e indotto di Melfi; dalla rete operaia valseriana e dal gruppo lavoratori precari di bergamo (comital, cartiera pigna, tenaris); dalla Fiat, dall'Alenia di Pomigliano e dall'azienda trasporti di napoli; dalla Fiat di Cassino.

La riunione non è patrocinata da nessuna sigla, ma vuole essere un primo momento di collegamento diretto, dal basso e autoconvocato per cui non è importante di sindacato siete o se non avete appartenenza. Ognuno sul proprio posto di lavoro decide come meglio organizzarsi per difendere il proprio posto di lavoro, il proprio salario ed i propri diritti.

Infatti, le adesioni stanno arrivando da singoli delegati e comitati di lavoratori della FIOM e della CGIL (la maggioranza), della FLMU e della CUB (un'altra buona fetta), del SdL e delle RdB, dello Slai cobas e dei comitati di precari. Insomma una vera adesione trasversale.

Eventuali iniziative, forme di coordinamento o punti di piattaforma verranno decisi insieme nella riunione e per questo non sono contenuti nella convocazione, salvo la volontà di unire per quanto possibile gli sforzi e le forze per dare più visibilità e efficacia alle nostre lotte.

Fateci sapere la vostra partecipazione e le eventuali richieste di chiarimenti per arrivare e quant'altro così che possiamo organizzare al meglio la logistica.

Ricordiamo che per le adesioni:
riunionenazionale@yahoo.it
Ascoli: Andrea 3494103507
Milano: Massimiliano 3494906191

Saluti

lunedì 4 gennaio 2010

NOI AMIAMO!

Rendiamo spontanea dichiarazione d’amore ai sensi dell’esortazione del sofferente Silvio per il quale: “l’amore prevale sempre sull’odio e sull’invidia”
Ebbene sì, noi amiamo!
Amiamo le donne innanzitutto;
perché lo siamo ed è naturale voler bene a sé stesse; la stima di sé è la prima medicina contro la violenza degli uomini che odiano le donne di cui è pieno il mondo.
A cominciare dai piani alti della politica da dove l’incidentalmente ammaccata mandibola , a suo tempo, ebbe pur essa, modo di esprimere in barzellette, battute e azioni (tutte ben documentate dai media) il deprecabile principio per il quale le donne sono “un regalo dato da dio agli uomini“.
Un regalo, perciò una cosa; come il duomo di Milano scala 1:1 o formato mignon, quello da regalo appunto, andato a ruba in questo periodo. Pertanto amiamoci perché il governo ci odia, non solo per le battute sgradevoli, ma anche perchè fa finta di fare leggi per il nostro bene, (come quella sullo stalking) mentre in obbedienza al Vaticano -massimo esaltatore di madonne e perciò odiatore di donne-, è impegnato a far leggi di proibizione che ammazzano ciò che di più amiamo: la libertà di scegliere su ciò che riguarda il nostro corpo.
Amiamo e difendiamo la volontà che abita il nostro corpo così come amiamo la terra che abitiamo. La amiamo e la vorremmo abitata liberamente da tutte/i quelle/i che non ne hanno più una loro decentemente vivibile, che fuggono e piangono miseria, che in disperata ricerca se non di amore, di comprensione, trovano l’odio dei lager ipocritamente chiamati CIE (centri di identificazione ed espulsione) e i proclami di gracidanti politici che danno fiato all’odio che sgorga dalle parti basse dei loro intestini ingolfati da tradizioni mal digerite perchè evacuano solo merda fascista.
Amiamo questo territorio a dispetto di chi lo blinda come “casa sua” ma è pronto a rivenderla a mafiosi ed affaristi trasversali ad ogni compagine politica per amor di tangente o di voti o di qualche miserabile poltroncina che il desco politico metta a disposizione.
Perciò la amiamo quanto più la si vuole distruggere con grandi opere, tav, elettrodotti, gasdotti, centrali nucleari, inceneritori… la amiamo, la amiamo, la amiamo; non c’è niente da fare…
Non vi diciamo poi quanto amiamo quel luogo fisico e ideale che abbiamo chiamato Centro Sociale Autogestito; quel luogo nato dall’amore per la libertà di espressione e di aggregazione già ventidue anni fa, quel luogo sottratto all’incuria e al degrado; quel luogo dove, a differenza che nel mondo di fuori, il sessismo non trova casa, dove il collettivo antimilitarista ed ecologista, il collettivo femminista, i collettivi studenteschi, i gruppi che sono stati avanguardie artistiche, i gruppi musicali e teatrali hanno continuamente espresso pensiero critico antagonista alla pappaccia predigerita dalle televisioni di cui vengono ormai alimentate masse da allevare all’odio verso qualsiasi pensiero originale, creativo e soprattutto libero.
Perciò noi amiamo anche la rete, il web che a turno fa prudere le papille odiative di Maroni di Schifani e della Carlucci che assaporano il gusto della censura da somministrare a dosi sempre più massicce affinchè non si arrechi fastidio al pensiero unico dell’amore obbligatorio del gestore unico delle televisioni unificate.
Noi amiamo l’autogestione, la pratica autorganizzativa non eterodiretta, perché amiamo il pensiero e l’intelligenza. Perciò chi periodicamente esprime il suo odio per il CSA; o è fascista tipo sguardo assente e mascella quadrata a pensiero 0 e vuole comandare su tutte/i e cancellare il pensiero di chiunque, oppure ragiona poco e male perché misura la realtà con un metro legalitario ridicolo e inadeguato; non perda tempo a odiare noi ma si ingegni a stigmatizzare i politici plurindagati, plurinquisiti, pluriprocessabili lodi e impedimenti permettendo, che sottraggono beni, soldi e ambiente a tutti, sostanzialmente sottraggono vita e amore.. Che vivere da impoveriti, dopo essere stati spremuti per servizi inadeguati o manco ricevuti e pure vivere da inquinati, oltre che ammalare, fa diventare nervosi e magari incattivisce.
Noi però amiamo, proprio perché abbiamo una via di uscita che è la lotta.
Noi amiamo la lotta per la libertà, nostra e di tutte/i.
Perciò siamo a posto con il trend per il nuovo anno: il nostro amore prevale sull’odio.
Buon anno a tutt*
Dumbles - feminis furlanis libertaris.
30 dicembre 2009