martedì 6 luglio 2010

ZURIGO, MESSAGGIO DEGLI OPERAI INNSE A QUELLI DELLA TEKEL

ZURIGO, MESSAGGIO DEGLI OPERAI INNSE A QUELLI DELLA TEKEL


Ieri sera all'assemblea a Zurigo, è stato presentato questo messaggio
di solidarietà dei "gruisti" della INNSE agli operai Turchi della TEKEL:

Vi ringraziamo di averci messo fra i simboli della resistenza operaia contro gli
attacchi dei padroni e dello Stato. Siamo ben poca cosa rispetto alla massa operaia
della TEKEL, alle officine di Bellin­zona e tanti altri. La INNSE dalla grande
fabbrica che era, attraverso ristrutturazioni, ammortizza­tori sociali si era ridotta
ad una fabbrica con poche decine di operai. L’ultimo padrone pensava di spazzarci via
senza problemi. Si è trovato davanti una comunità operaia irriducibile, che ha
resistito per 17 mesi ed infine è il padrone che ha dovuto cedere, la fabbrica è oggi
in attività, la comunità operaia è sempre più forte.

La cosa più importante non è aver salvato il posto di lavoro, siamo sempre operai,
schiavi moderni di un padrone, la cosa più importante è aver imparato praticamente
alcune cose, che troviamo nelle vostre stesse lotte e che ci danno la sensazione di
essere parte di una classe che esiste in tutti i paesi, ha gli stessi interessi, gli
stessi nemici.

Abbiamo capito dall’inizio che come operai eravamo soli, nel momento in cui occupammo
la fab­bri­ca, continuando a lavorare contro la decisione del padrone, ci presero per
pazzi, mettevamo in discussione la proprietà privata. La magistratura ci fece mettere
fuori dalle forze di polizia e ri­con­segnò la fabbrica in mano al padrone e capimmo
che la legge non era al di sopra delle parti ma stava con il padrone. Per mesi,
giorno e notte, abbiamo presidiato lo stabilimento ed ogni voLta che il padrone
accompagnato dalla polizia ha tentato di smontare il macchinario ci ha trovati pronti
ad impedirglielo. Ogni volta uno scontro. Alla fine, ad agosto del 2009 erano più di
500 poliziotti, ma noi davanti ai cancelli e sulla gru abbiamo resistito e vinto
questa prima battaglia. Li abbiamo messi davanti ad una scelta o ci piegavano
schiacciandoci con la forza e avrebbero pa­gato un prezzo politico elevato nella
crisi oppure si trovava la soluzione per far ripartire la INNSE. Così è stato.

In tanti pensano che eravamo forti perché l’opinione pubblica era con noi, i partiti
ci sostenevano, il sindacato pure. Non è vero. Alla fine l’opinione pubblica era con
noi perché NOI eravamo forti, noi abbiamo agito come un partito operaio informale che
prendeva decisioni in proprio, il sindacato uf­ficiale ci ha sostenuto perché sapeva
che se voleva chiudere la fabbrica con i soliti accordi sugli am­mor­tizzatori
sociali non sarebbe passato. Ha capito che come operai facevamo sul serio. Ci siamo
rifiutati di essere usati dal partiti per farsi pubblicità. La nostra determinazione
ha conquistato invece l’appoggio incondizionato di studenti, militanti che hanno
seguito le nostre scelte di lotta, ma mai ci hanno sostituito nelle prime file. O
sono gli operai che si ribellano o nessuno potrà farlo per loro.

Nella crisi delle fabbriche abbiamo anche sperimentato che le solite proteste non
bastano, che biso­gna reagire duramente, in fondo sono i padroni che hanno prodotto
la crisi, a loro bisogna chiederne il conto. Cosa dimostra la crisi se non che il
loro sistema ha fatto il suo tempo e ci chiediamo: non è forse il tempo degli operai?
E il fatto che in diversi paesi si manifesta una resistenza operaia acca­nita, che si
sta collegando, non indica forse che è venuto il tempo di pensare ad una nuova
interna­zionale operaia per una lotta comune contro i padroni in tutti i paesi?

Cosa fare, come affrontare le prossime lotte, come stabilire legami stabili sono
problemi che af­fronteremo. Oggi è già un grande risultato incontrarsi come operai
ed iniziarne a discutere. A Zurigo non potremmo esserci ma siatene certi, vogliamo
essere con voi in tutte le decisioni che prenderete.

Per piegare una resistenza ci vuole la forza, ma se la resistenza resiste sarà la
forza a spezzarsi.

Un saluto dai gruisti della INNSE.
Milano, 30 giugno 2010

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