lunedì 2 agosto 2010

FIAT. CONTRO IL COMANDO DEL CAPITALE, SOLIDARIETA' OPERAIA

Sono anni che il padronato italico vuole adeguare le normative e la prassi aziendali al
vento liberista anglosassone.
Più recentemente si è trattato di tentativi per eliminare
l'anomalia italiana, la Fiom, ma anche molto sindacalismo, quali titolari di funzioni
aziendali che vanno dall'intervento nell'organizzazione del lavoro alla
contrattazione di modalità di esecuzioni, di carichi di fatica e straordinari, ma
anche qualifiche e carriere.
L'obiettivo padronale è quello di limitare il ruolo sindacale alla semplice
contrattazione del prezzo di vendità della forza-lavoro, il comando sul
lavoro vivo torna al CAPITALE.
Nessun margine di azione ai delegati.
Il sindacato può ben gestire il cral, il fondo pensioni, quello
sanitario, ma deve cessare di essere agente contrattuale anche su qualità
ambientali, lavori usuranti, sicurezza sul lavoro.
Fiat diventa così punta di diamante della Confindustria, della controriforma sui
diritti dei lavoratori, accelera un disegno che il governo tarda a
concretizzare e che la mediazione con le parti sociali non recepisce se non su tempi
biblici.
Così facendo, FIAT spiazza i sindacati tutti, incluso Epifani che ha bisogno di
tempo per trasformazioni così drastiche e impolitiche.
Il nuovo modello contrattuale rivela tutte le implicazioni sottointese
alla stesura del gennaio 2009.
Il re è nudo.
Ma quanti sono disponibili a subire questa imposizione?
Marchionne accelerà con i licenziamenti di delegati perchè scopre che non
solo nei referendum, ma anche negli scioperi l'opposizione Fiom trova consensi più
ampli degli iscritti abituali, nonostante le difficoltà a partecipare a
scioperi dopo mesi di cassa integrazione passata e futura.
L'unica disdetta immediata è quella sui permessi aziendali e sindacali, con immaginabili
molti mal di pancia di delegati della burocrazia sindacale anche
concertativa: che senso ha iscrivirsi al sindacato e fare il delegato se si
riducono i "privilegi" del ruolo?
Ma non doveva essere Brunetta a fare da apripista nel pubblico?
La guerra di un Uomo contro lacci e lacciuoli, novello Ercole?
Avanziamo alcune ipotesi sulle prossime settimane.
La prima.
Dopo lo scorporo del settore auto dagli altri settori, Marchionne vuole
aumentare il valore azionario della Fiat con progetti stratosferici di
investimenti oculati e mirati per profitti futuri magnifici. Così valorizza
il prezzo degli azionisti storici e porta all'incasso le sue azioni
personali. Nel contempo aumenta il debito con le banche che sono contente
dell'incremento del "valore" Fiat.
La seconda.
Marchionne rincompatta il fronte Confindustria contro l'inefficenza del governo ed accelera in tempi meno paludosi una rivoluzione delle relazioni
industriali con vari attori compiacenti.
A Detroit con Obama dice:" Fiat fa quello che il governo(italiano) non fa"; un
progetto di crescita industriale per il paese. Batte cassa per ottenere il sostegno a
prossima rottamazione, visto che il mercato europeo è molto fiacco per il
settore auto piccola-media cilindrata.
Intanto...
con strano tempismo si crea la rottura tra Fini e Berlusconi, forse si prepara il
terreno per la discesa in campo di un uomo di Confindustria? Si potrebbero creare così le condizioni per costringere i
governi(presente e futuro) a destinare i famosi 30 miliardi chiesti dalla
Marcegaglia per reggere alla competizione.
Altrimenti si dimostrerebbero le difficoltà di fare impresa in Italia, soprattutto se si è
senza soldi, alimentando l'alibi a non fare nulla!
Una cosa è certa:
la concertazione è finita, l'impresa è oggi cardine dell'economia ed ogni altro
attore lo è davvero solo se dentro di essa e se assume l'impresa come il solo luogo per recitare il suo copione:
come azionista, come dirigente, come lavoratore.
A meno che, attorno ai soggetti ed agli organismi collettivi e di base in FIAT e nelle altre aziende,
non si coaguli una mobilitazione ed un movimento di solidarietà politica, sociale e sindacale che
contrasti oggi il progetto di Marchionne e del governo e ricostruisca autonomia, dignità e libertà di azione sindacale
dal basso, in ogni fabbrica in ogni categoria,
A questo lavorano gli attivisti sindacali anarchici e libertari.

Commissione Sindacale FdCA
agosto 2010

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