domenica 27 febbraio 2011

Comunicato internazionale anarchico di solidatietà con gli accusati di tradimento nello Zimbabwe




Quando in Tunisia Mohammed Bouazizi si è dato fuoco ha inconsapevolmente innescato un'ondata di rivolte popolari e di ribelllioni che si sono propagate come un incendio in tutto il Nord Africa ed in Medio Oriente, sprigionando un'energia che si è sentita fino allo Zimbabwe dove, sabato 19 febbraio, 46 attivisti democratici, tra cui studenti, lavoratori ed attivisti sindacali sono stati arrestati ad Harare, durante un meeting per discutere della caduta di Hosni MUbarak e dei fatti in Nord Africa ed in Medio Oriente.

In base ai resoconti di polizia gli arresti sono giustificati dal tentativo di mettere in atto una rivolta in stile egiziano allo scopo di rovesciare Robert Mugabe, che è al potere dal 1980.
Gli arrestati, che rappresentano la Federazione Sindacale dello Zimbabwe(ZCTU), il Sindacato Nazionale degli Studenti (ZNSU) e l'Organizzazione Socialista Internazionale(ISO), stavano solo guardando un documentario sulla rivolta in Egitto e, secondo l'accusa, erano in
procinto di "organizzare", programmare ed attuare la rimozione del governo costituzionale dello Zimbabwe ... all'egiziana".

Sono almeno 8 le persone arrestate, che lo Stato considera essere i dirigenti, ad essere state percosse e torturate in stato di detenzione. Tra gli arrestati ci sono donne HIV-positive, a cui è stata negata ogni assistenza. Una delle donne arrestate è reduce da una recente operazione chirurgica al cervello, ma è stata ugualmente percossa mentre era detenuta perchè ritenuta una dei capi. Ad un'altra le hanno rotto la gamba mentre cercava di fuggire nel momento dell'arresto.

Dopo 4 notti nella Prigione Centrale di Harare, in 46 sono comparsi davanti alla corte nella giornata il 23 Febbraio dove, oltre all'accusa di aver complottato per rovesciare il governo tramite mezzi incostituzionali, per una pena pari a 20 anni di prigione, sono stati anche accusati di tradimento - reato per il quale potrebbe essere prevista la pena di morte. L'udienza conclusiva si è svolta alle 11.15 di giovedì 24 febbraio.

In base alle nostre fonti nello Zimbabwe la macchina della propaganda di regime ha fatto di tutto per calunniare i compagni arrestati e per intimidire l'opinione pubblica. Col diffondersi delle rivolte popolari e delle ribellioni contro i regimi autoritari ed anti-democratici che hanno sconvolto il Nord Africa ed il Medio Oriente, c'è da star sicuri che Bob il Macellaio ed i suoi adepti siano preoccupati del fatto che l'esempio e l'influenza di queste rivolte spontanee degli oppressi e degli sfruttati contro regimi antidemocratici possano espandersi anche a sud, incendiando rivolte per rovesciare lo stesso Mugabe.

Guardando a quello che sta succedendo alle dittature ed ai regimi autoritari appena più a nord, è evidente che Mugabe ed i suoi scagnozzi possano apparire nervosi, e che intendano dare una lezione esemplare con questi arresti, allo scopo di indebolire i movimenti e le lotte in corso, ma anche inviare un massaggio al popolo sul fatto che nessuna resistenza verrà tollerata. E che Mugabe non cadrà così facilmente come è successo a Mubarak. L'accusa di tradimento è stata sollevata apposta.

I 46 di Harare sono stati arrestati perchè essi vedono un barlume di speranza proprio nei magnifici eventi che stanno sconvolgendo il Nord Africa ed il Medio Oriente, con tutti i loro limiti e contraddizioni. Una speranza nel fatto che la gente comune, i lavoratori, gli studenti, i disoccupati ed i senza-niente che hanno avuto la forza di costruire le piramidi per il faraoni... possano oggi avere la forza di buttarli giù. Di abbattere i tiranni. I 46 di Harare sono stati arrestati perchè avevano la speranza che Mugabe, i suoi sgherri ed ogni riflesso di tiranni in ogni dove possa essere raso al suolo.

La loro speranza è anche la nostra. Noi speriamo che, mentre si diffondono le fiamme dell'indignazione e della ribellione, esse possano bruciare sempre più in profondità ogni giorno che passa. Si aprono le porte a nuove idee e nuove possibilità, e dunque noi speriamo che il popolo lavorerà per consolidare le libertà e le conquiste costate tante lotte, per andare avanti sempre attraverso la lotta senza permettere che il movimento diventi preda di partiti, di politicanti o di dirigenti autoritari ed opportunisti. Noi speriamo anche che, mentre questi movimenti emergenti si rafforzano grazie alle lotte, possano anche ampliare la loro azione, verso orizzonti più lontani fino alla trasformazione sociale.

Nell'esprimere la nostra solidarietà ai 46 arrestati in Zimbabwe invitiamo tutti gli anarchici ed i socialisti rivoluzionari, gli attivisti e gli amanti della vera libertà ad estendere la solidarietà a tutti gli arrestati, i torturati e le vittime di violenze in Zimbabwe, in Egitto, in Libia, in Tunisia ed ovunque - per osare di cercare un futuro più luminoso; un futuro di dignità, di libertà e di speranza.

Le sottoscritte organizzazioni sostengono questo appello e le seguenti richieste:

Libertà immediata e senza condizioni per i 46 di Harare! Ritiro immediato di tutte le accuse!
Libertà immediata e senza condizioni per tutti gli arrestati in Egitto, Tunisia, Libia ed ovunque!
Sottoscritto da:

Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
Grupo Antorcha Libertaria (Colombia)
Hombre y Sociedad (Chile)
Libertære Socialister (Denmark)
Melbourne Anarchist Communist Group (Australia)
Red Libertaria de Buenos Aires (Argentina)
Workers Solidarity Alliance (USA)
Zabalaza Anarchist Communist Front (South Africa)

sabato 19 febbraio 2011

Polonia - Sabotaggi in stabilimento FIAT

Polonia - Sabotaggi in stabilimento FIAT

fonte: http://www.senzasoste.it/economia/fiat-polacca-sabotaggio-nella-fabbrica...

Bocche cucite allo stabilimento Fiat di Tychy. È da poco finito il primo turno, dai cancelli escono gli operai ma hanno poca voglia di parlare e appena salta all'orecchio la parola «sabotaggio» fuggono con un laconico nie wiem, non lo so. Il sabotaggio però c'è stato, durante la notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana. Secondo una nota ufficiosa di Fiat Auto Poland, sarebbero 60 le auto distrutte ma i dati del personale di sorveglianza parlano di 200-300 vetture danneggiate con graffi e ammaccature sulla carrozzeria. Boguslaw Cieslar, portavoce della Fiat in Polonia, nega che ci siano stati sabotaggi. L'ufficio stampa di Torino conferma le parole di Cieslar.
A prescindere dalla versione più o meno ufficiale dei fatti, l'intera faccenda ha messo in allarme la dirigenza e soprattutto i lavoratori, che adesso temono possibili ritorsioni aziendali. «In 35 anni di lavoro non ho mai visto una cosa simile», si sfoga un operaio che ci chiede l'anonimato. «Quello che è successo non mi piace affatto - continua - perché a pagarne le conseguenze siamo sempre noi operai, ma c'è un grande malessere in fabbrica e questi sono i risultati. Ci spremono come limoni, sempre sotto il ricatto del licenziamento. Dove sta la nostra dignità? Chiunque sia stato, doveva essere alla disperazione e lo capisco».
Da tempo i 6300 operai di Tychy chiedono un aumento in busta paga. Lo stipendio lordo negli stabilimenti di Tychy e Biesko Biala (dove vengono assemblati i motori) varia da un minimo di 530 euro per i neoassunti fino a un massimo di 920 euro. Gente che lavora anche 48 ore a settimana nella catena di montaggio, su 3 turni, senza fiatare e con la speranza di veder mantenute le promesse fatte dalla Fiat sugli aumenti salariali. Ad oggi quelle promesse sono rimaste tali, anzi, il gruppo torinese ha tagliato pure i bonus di produttività negli ultimi due mesi di produzione.
«È una situazione insostenibile - conferma Wanda Skrosic, sindacalista di Solidarnosc - noi come sindacato ci dissociamo dagli atti di sabotaggio, non è così che si risolvono i problemi, ma dico anche che la Fiat non può far finta di niente ed è ora che venga incontro alle nostre richieste». I sindacati chiedono un aumento in busta paga di 216 euro e sono pronti anche allo sciopero per ottenerlo. Dunque, il gioiellino produttivo del Lingotto osannato da Marchionne e preso ad esempio per la ristrutturazione di Pomigliano e Mirafiori fa i «capricci». Tychy non ci sta alla politica dei bassi salari e si è messa di traverso. Con il sabotaggio di venerdì gli operai polacchi hanno voluto inviare un messaggio a Torino.
In fabbrica è iniziata la caccia ai sabotatori. La dirigenza sta visionando i video delle telecamere di sicurezza per scovare i colpevoli. Un'altra patata bollente per l'a.d. della Fiat col cuore a Torino, la testa a Detroit e da oggi anche con le orecchie alla Polonia
Gio, 17/02/2011 – 16:10

giovedì 17 febbraio 2011

Comunicato sindacale operatori-trici sociali in lotta

PER LE LAVORATRICI E I LAVORATORI UTILIZZATE-I

NELLE COOPERATIVE SOCIALI, ENTI DEL "TERZO SETTORE"

PER LA CITTADINANZA ROMANA, DAGLI OPERATORI-TRICI SOCIALI IN LOTTA

Comunicato sindacale - per avviso, divulgazione e affissione (art. 25 L. 300/70)


NON DIFENDIAMO QUESTO SISTEMA DI SERVIZI

SOCIO ASSISTENZIALI SANITARI EDUCATIVI E CULTURALI


AUTORGANIZZIAMOCI E LOTTIAMO DAL BASSO

PER CAMBIARE LA SITUAZIONE, NON PER SUBIRLA


Nel mese di Marzo Roma Capitale (già Comune di Roma) e la sua Giunta, presenteranno al Consiglio Comunale e di fatto alla cittadinanza, un bilancio 2011 di "lacrime e sangue", che ribadisce la politica di riduzione di investimenti e di risorse economiche anche per i servizi sociali, sanitari, assistenziali, educativi e culturali.

IL FATTO E’ CHE LE LACRIME SONO LE NOSTRE, ADESSO VOGLIONO PURE IL …SANGUE…


Continua la stessa politica che era stata oggetto di critiche delle passate amministrazioni di Rutelli e di Veltroni, da parte dell’attuale maggioranza politica, cioè aver trasformato Roma in una "vetrina di grandi eventi e di iniziative spettacolari", lasciando progressivamente non risolti i problemi che affliggono i quartieri periferici e le esigenze di avere un sistema di servizi alla cittadinanza romana, efficace, di qualità e con la dignità e i diritti per chi lavora e per chi beneficia di questi servizi.

Molti progetti ormai consolidati rischiano la chiusura (unità di strada, centri di ascolto, interventi per le situazioni di indigenza, povertà, disagio, minori e donne a rischio di sfruttamento e abuso…), nei servizi scolastici ed educativi peggiorano le condizioni di chi lavora con studenti e studentesse disabili, specie quelli con funzioni di A.E.C. (Assistenti Educativi Culturali) di cooperative accreditate, rimangono lunghe liste di attesa per gli asili nido, che orami sono più quelli in convenzione (affidati a privati) che quelli pubblici comunali, con un peggioramento delle condizioni di lavoro e di servizio per il personale che ci lavora e della stessa qualità dei servizi stessi.

Si sta arrivando ai tagli di molti interventi per le fasce sociali con disagio in una città grande come Roma Capitale, nell’area della DISABILITA’, A TUTELA DEGLI ANZIANI, DEI MINORI, con tagli nei bilanci centrali e dei Municipi per le attività di natura sociale e culturale, baluardo contro le intolleranze, le discriminazioni, gli abusi, il degrado, che colpiscono sia le famiglie dei cittadini romani "indigeni" sia di quelle degli immigrati, che vivono oramai da molti anni nella nostra città…SI STANNO RIDUCENDO I FINANZIAMENTI AI MUNICIPI NEL BILANCIO CAPITOLINO ANCHE PER I SERVIZI STRUTTURALI, DI ASSISTENZA DOMICILIARE A DISABILI, ANZIANI, MINORI, PER LE CASE DI RIPOSO E I CENTRI DIURNI…

E’ cronico il ritardo nei pagamenti delle prestazioni a lavoro effettuato, che mettono in crisi le cooperative e gli enti più piccoli riducendo chi ci lavora a non avere il salario o con drastici LICENZIAMENTI E MOBILITA’…


COME LAVORATRICI E LAVORATORI AUTORGANIZZATE-I NEL COORDINAMENTO DI COOPERATIVE SOCIALI ED ENTI DEL "TERZO SETTORE", PER GLI "OPERATORI E OPERATRICI IN LOTTA", che è la denominazione unitaria utilizzata a Roma, CHE SI BATTE CONTRO LA PRECARIETA’LAVORATIVA, LE TUTELE E I DIRITTI RIDOTTI AL LUMICINO, PER L’APPLICAZIONE DEI CONTRATTI NAZIONALI DI LAVORO, SALARI DECENTI E CONDIZIONI E RITMI DI LAVORO DIGNITOSI, PER FORNIRE UNA SERIE DI SERVIZI DI QUALITA’ (eravamo in piazza 15 anni fa con la Giunta Rutelli, stiamo in mobilitazione anche oggi con la Giunta Alemanno –bis), siamo CONSAPEVOLI CHE A UN BUON LAVORO CORRISPONDE UN BUON SERVIZIO, NON IL CONTRARIO… NON SIAMO DISPOSTI A FARCI USARE COME MASSA DI MANOVRA NE’ DAI PARTITI, NE’ DAI SINDACATI COMPLICI DI QUESTO SISTEMA, NE’ DALLE STESSE DIRIGENZE DI CENTRALI COOPERATIVE, ENTI E STRUTTURE DEL C.D. "TERZO SETTORE", che oggi ci chiamano alla mobilitazione, ma che spesso sono loro stessi FAUTORI DI PRECARIETA’ DISCRIMINAZIONI, MANCATO RISPETTO DI DIRITTI E TUTELE PER CHI LAVORA, COMPRESA LA SALUTE E LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO, che in un settore come questo se non applicata produce malattie professionali, colleghe-ghi che vanno fuori di testa (burn out), disagio e rischi per l’integrità psico fisica.

RIPRENDIAMOCI I DIRITTI DOVE NON APPLICATI CON LA LOTTA, L’AUTORGANIZZAZIONE E LA SOLIDARIETA’ DAL BASSO, a prescindere se si è dipendenti, precari, soci lavoratori….

IL 19 FEBBRAIO DALLE 15 MANIFESTAZIONE CORTEO DA PIAZZA VITTORIO AL CAMPIDOGLIO, IN PREPARAZIONE DELLE CONTESTAZIONI AGLI "STATI GENERALI DI ALEMANNO" del 23 Febbraio.


Coordinamento lav. coop. sociali, enti del terzo settore e aziende e mail coord.terzosettore@email.it fax 06/77201444

Riferimenti tecnici per contatti (usiait1@virgilio.it c/o UnioneSindacale Italiana tel 06/70451981, usb@usb.it c/o Usb)

mercoledì 16 febbraio 2011

Cosa sono questi Stati Generali?

La vetrina che il sindaco Alemanno sta allestendo per presentare in pompa magna alla presenza di Giulio Tremonti e del sultano Berlusconi, progetti improbabili e devastanti che nulla hanno a che fare con le reali necessità della nostra città. Nono sono idee sue ma dei costruttori e dei potenti che vogliono ancora una volta saccheggiare le risorse della città, facendo di Roma LA CAPITALE DEL CEMENTO, DELLA CRISI E DELLA PRECARIETA’.
Si parlerà di radere al suolo Torbellamonaca invece che di riqualificarla; di realizzare “isole artificiali” e di altro cemento da rovesciare sul “Mare di Roma” per fare case ed alberghi di lusso; si parlerà delle speculazioni che già coinvolgono l’EUR come tanti altri quartieri della città; di come regalare le caserme ai privati; di come privatizzare ulteriormente servizi pubblici fondamentali come Acqua, Luce, Rifiuti, Asili e Scuole. Di come spacciare il cosiddetto housing sociale per una soluzione al problema della casa. Di come disegnare a colpi di razzismo una città ancora più fragile ed escludente.




Si parlerà di come S/VENDERE ROMA e i suoi abitanti.






Facciamo i seri! Roviniamo la Vetrina di Alemanno e Berlusconi!






Siamo quelli in difesa dei territori e del verde dall'aggressione del cemento.
Siamo quelli per l'acqua e per i servizi pubblici contro la privatizzazione di Acea, Ama, Atac, degli Asili.
Siamo lavoratori ed utenti scontenti del trasporto pubblico sempre più insufficiente, sempre meno pubblico.




Siamo quelli che si sono veramente stancati di vedere quanti bambini/e rimangono fuori dagli asili pubblici.
Siamo il mondo della cultura a cui si continuano a tagliare fondi e a chiudere spazi.
Siamo quelli che non riescono a pagare affitti e mutui e reclamano case popolari.


Siamo precari e precarie che reclamano tariffe sociali e reddito garantito per tutti e tutte.

mercoledì 9 febbraio 2011

JOY, I CIE E LE DONNE “PERBENE”

Il 2 febbraio, il tribunale di Milano, paladino della democrazia(!?), ha assolto
l’ispettore di PS Vittorio Addesso dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di
Joy.

Lo Stato si è autoassolto. La sentenza ha ribadito l’immunità e l’impunità delle istituzioni in divisa ogniqualvolta queste agiscano; violenza, immunità ed impunità
che fanno parte dell’insieme dei privilegi che i “tutori dell’ordine” hanno come
contropartita dei loro servigi.

Ma non è solo questo: la sentenza è una modalità del controllo sociale. Il sistema
intende rimarcare l’inutilità e l’impossibilità della ribellione da parte degli oppressi e renderne evidenti i rischi che questi ultimi corrono nel rivendicare
giustizia.

Su Joy e Hellen pende una denuncia per calunnia e questa sentenza apre scenari
preoccupanti. Ma la sentenza apre anche ad una serie di considerazioni estremamente
attuali. Le donne rinchiuse nei Cie sono prostitute, prostitute vittime di tratta e
lavoratrici migranti di altro tipo che hanno perso il lavoro o sono diventate
irregolari per qualche motivo, ma, lì dentro, perdono ogni identità e diventano tutte “puttane”, nel senso preciso che questa società patriarcale attribuisce al termine.

Sono bottino di guerra e, come vinte, come nuove schiave, devono essere disponibili
ad ogni tipo di richiesta di prestazione sessuale esercitata da chi è preposto al
controllo e alla gestione di quei luoghi e, quindi, nella veste ufficiale di
rappresentante delle istituzioni.

Perchè le “prestazioni sessuali” che le donne e le trans rinchiuse nei Cie devono
fornire, in una condizione di ricattabilità e di soggezione, per ogni più piccola
necessità, non scandalizzano le donne “perbene” della così detta sinistra?
Perchè non c’è una mobilitazione con appelli sui giornali e dichiarazioni di fuoco,
dato che un rappresen-tante delle istituzioni, accusato di violenza sessuale è stato,
guarda caso, assolto, nonostante l’incidente probatorio dell’8 giugno ed il rinvio
a giudizio con rito abbreviato?

Perchè nessuna di queste si indigna per l’uso del corpo delle donne nei Cie, donne
soggette ad un’inestricabile e preciso intreccio di oppressioni di razza, genere e
classe e per le violenze che su di loro vengono quotidianamente perpetrate?

Azzardo qualche ipotesi?
Perchè i Cie sono stati istituiti dal centro-sinistra come Cpt, “migliorati” e supportati con la legge sul reato di immigrazione clandestina dal centrodestra ed
entrambi gli schieramenti sono in assoluta sintonia sui principi che li informano, da
quello della detenzione per condizione, a quello di strumento di controllo del
mercato del lavoro, passando attraverso le guerre neocoloniali, dirette ed
indirette, che provocano l’esodo di massa delle popolazioni del terzo mondo.

Perchè non c’è nessun ritorno politico. Come possono i partiti e i partitini della
così detta sinistra usare la violenza di genere nei Cie come arma di ricatto verso il
primo ministro ed il suo governo, se ne sono corresponsabili?

Allora perchè questo sdegno per i comportamenti sessuali del premier e l’uso del
corpo delle donne e nes-suno sdegno per i ricatti sessuali all’interno dei Cie verso
donne, oltre tutto, non libere, ma costrette?
Perchè sui Cie non è possibile nessuna strumentalizzazione politica.
E, allora, è palese che l’indignazione per l’uso del corpo delle donne che viene
portata in piazza il 13, è solo strumentale.

Ma sarebbe niente. E’ che questo è veramente dannoso per tutte le donne, per la nostra dignità e per le nostre lotte.

Elisabetta

da: www.asloperaicontro.org

lunedì 7 febbraio 2011

Intervista con un attivista comunista anarchico in Piazza Libertà al Cairo

Puoi dirci come ti chiami ed a quale movimento fai riferimento?

Mi chiamo Nidal Tahrir, faccio parte di Bandiera Nera, un piccolo gruppo comunista anarchico egiziano.

Tutto il mondo guarda all’Egitto con occhi ed azioni solidali. Tuttavia, a causa dei tagli ai collegamenti internet, le informazioni sono difficili. Ci puoi dire cosa è successo in Egitto nella scorsa settimana? Quali sono le prospettive?

La situazione in Egitto è ad un punto cruciale. Tutto è iniziato col giorno della rabbia contro il regime di Mubarak il 25 gennaio. Nessuno si aspettava che un appello lanciato da un gruppo informale, via Facebook, denominato "Siamo tutti Khalid Said" (Khalid Said era un giovane egiziano ucciso dalla polizia di Mubarak' ad Alessandria la scorsa estate), facesse iniziare tutto questo. Quel martedì ci sono state grosse manifestazioni nelle strade di ogni città egiziana, poi mercoledì è iniziato il massacro. E’ iniziato con la repressione del sit-in a Piazza Tahrir nella notte di martedì scorso ed è continuato nei giorni seguenti, specialmente a Suez. Suez occupa un posto speciale nel cuore degli egiziani, perché fu il centro della resistenza contro i Sionisti nel 1956 e nel 1967. Lì si è combattuto contro le truppe di Sharon nella guerra israelo-egiziana. La polizia di Mubarak ha perpetrato il massacro con un bilancio di almeno 4 morti, 100 feriti, usando lacrimogeni, proiettili di gomma, lanciafiamme, strani liquidi chimici gialli spruzzati sulle persone. Venerdì è stato il Venerdì della Rabbia - Jumu'ah vuol dire venerdì in arabo, weekend di festa in Egitto e pure in molti paesi islamici. E’ un giorno sacro nell’Islam per le grandi preghiere di questo giorno, chiamate preghiere del Jumu'ah. Era stato previsto che dopo le preghiere di mezzogiorno partissero le manifestazioni, ma la polizia ha tentato di impedire i cortei con tutti i mezzi e con la violenza. Ci sono stati molti scontri al Cairo, (nel quartiere di Mattareyah, Cairo-est), in tutto l’Egitto, ma specialmente a Suez, Alessandria, Mahalla (sul delta, uno dei centri della classe operaia). Da mezzogiorno al tramonto, la gente ha marciato nella città, per confluire in Piazza Tahrir, chiedendo le dimissioni del regime di Mubarak, scandendo un solo slogan: "Il popolo chiede le vostre dimissioni". Al tramonto, alle 17.00, Mubarak ha imposto il coprifuoco ed ha portato l’esercito in città. Al coprifuoco è seguito un pianificato ritiro della polizia che ha lasciato il posto a criminali e malavitosi noti come Baltagayyah (significato simile a quello de “i bravi” manzoniani, ndt). La polizia aveva pianificato una evasione di criminali dalle prigioni di tutto l’Egitto per terrorizzare la gente. La polizia e l’esercito erano spariti dalle strade, le persone erano impaurite. Nei notiziari radio-TV e dei giornali sono girate notizie di vandalismi in diverse città egiziane, di ladri che sparavano sulle persone. Il popolo ha organizzato “comitati popolari” per rendere sicure le strade. Questa situazione faceva molto comodo al regime, dato che si diffondeva tra le persone il timore per l’instabilità del paese, ma è stato anche il punto di inizio per la costruzione di consigli operai.

Mercoledì 2 febbraio ci sono stati scontri tra oppositori e sostenitori di Mubarak. E’ andata proprio così? Chi sono i “sostenitori di Mubarak?" Che ricaduta hanno questi scontri sull’atteggiamento della classe lavoratrice egiziana?

E’ del tutto sbagliato parlare di scontri tra pro e anti-Mubarak. La manifestazione a favore di Mubarak era composta in gran parte da Baltagayyah e dalla polizia segreta, per attaccare i manifestanti in Piazza Tahrir. Ed è iniziata solo dopo il discorso di Mubarak di ieri, che seguiva poi al discorso di Obama. Personalmente penso che Mubarak si senta come un bue ferito che sta cercando di gettare sangue sui suoi aggressori. Vuole mettere a fuoco l’Egitto prima della sua caduta, facendo credere al popolo che lui è sinonimo di stabilità e sicurezza. Da questo punto di vista ha fatto anche dei progressi, formando una santa alleanza nazionale contro i manifestanti in Piazza Tahrir e contro la “Comune di Tahrir". Molte persone, specialmente i ceti medi, dicono che i manifestanti devono smetterla perchè l’Egitto è in fiamme e la carestia è alle porte, ma non c’è niente di vero, si tratta solo di un’esagerazione. Ogni rivoluzione incontra delle difficoltà e Mubarak sta usando la paura ed il terrore per durare più a lungo. E comunque credo che anche se – e sottolineo SE- i manifestanti fossero i responsabili di questa situazione, Mubarak deve andarsene, lui DEVE farlo per la sua inettitudine a gestire la situazione in corso.

Cosa accadrà nelle prossime settimane? Quanto peserà la posizione presa dagli USA?

Nessuno può sapere cosa accadrà domani o la prossima settimana. Mubarak è un idiota ostinato ed i media egiziani hanno lanciato la più grande campagna mediatica della loro storia per arginare la manifestazione prevista per il 4 febbraio. Si parla di un milione di persone in Piazza Tahrir, nel "Jumu'ah della salvezza". La posizione presa dagli USA peserà eccome. Mubarak è un traditore, capace di uccidere il suo popolo, ma non potrebbe mai dire di no ai suoi padroni.

Quale è stata la partecipazione degli anarchici su posizioni di classe? Chi sono i vostri alleati?

L’anarchismo in Egitto non ha molta influenza. Ci sono gli anarchici ma non sono ancora una corrente influente. Gli anarchici egiziani hanno preso parte tanto alle proteste quanto ai comitati popolari per difendere le strade dai malavitosi. Gli anarchici egiziani ripongono molte speranze in questi consigli popolari. I nostri alleati sono i marxisti, naturalmente. Non è tempo di dispute ideologiche – tutta la sinistra fa appello all’unità e si evitano le polemiche. In Egitto gli anarchici fanno parte della sinistra del paese.

Quali forme di solidarietà si possono costruire tra rivoluzionari egiziani e rivoluzionari in “occidente”? Cosa si può fare nell’immediato e cosa si dovrebbe fare sul lungo termine?

L’ostacolo maggiore per i rivoluzionari egiziani è il taglio delle comunicazioni. I rivoluzionari occidentali devono fare pressioni sui loro governi per impedire che il governo egiziano tagli le comunicazioni. Nessuno può dire cosa accadrà a lungo termine. Se la rivoluzione vince, i rivoluzionari dell’Occidente devono costruire solidarietà con i compagni egiziani contro un’attesa aggressione da parte dei USA ed Israele. Se la rivoluzione perde, ci sarà un massacro per tutti i rivoluzionari egiziani. "

Quali saranno le prime cose da fare, una volta che Mubarak si sarà dimesso? Se ne parla nel movimento per le strade? Cosa propongono i rivoluzionari anticapitalisti?

La cosa più importante ora, parlando delle rivendicazioni della piazza, è una nuova costituzione ed un governo provvisorio, e poi nuove elezioni. Su questo puntano molte componenti del movimento, specialmente i Fratelli Musulmani. I rivoluzionari anticapitalisti non sono poi tanti al Cairo – i comunisti, la sinistra democratica ed i trotzkysti chiedono le stesse cose su costituzione e nuove elezioni, ma per noi anarchici –anticapitalisti ma anche anti-statalisti- si tratterà di assicurare che i comitati popolari costituiti per proteggere e rendere sicure le strade, possano rafforzarsi e trasformarsi in veri consigli.

Vuoi dire qualcosa ai rivoluzionari all’estero?

Cari compagni in tutto il mondo, abbiamo bisogno di solidarietà, di una grande campagna di solidarietà e la rivoluzione egiziana vincerà!!


Audio Intervista: http://electricrnb.podomatic.com/entry/2011-02-03T00_56_54-08_00?x

Intervista pubblicata da Anarkismo.net

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

venerdì 4 febbraio 2011

PRESIDIO 7 FEBBRAIO 2011 DALLE 19 ALLE 21 A ROMA PIAZZA DEL COLOSSEO CONTRO MORTI SUL LAVORO

Lunedì 7 febbraio ci sarà la prima di tre iniziative, di tre presìdi da fare
a Roma per far crescere la consapevolezza della prevenzione e perchè si
ponga fine a questa strage; ma anche per informare che stiamo costruendo
importanti percorsi unitari con i migranti, al cui interno si registra un
altissimo numero di vittime sul lavoro.
Si invita alla massima divulgazione e partecipazione intanto di questo
testo, poi appena possibile seguirà anche locandina per affissioni.
Solo dal'inizio dell'anno ad oggi più di quaranta vittime sul lavoro, la
strage continua.
ciao, grazie per l'attenzione,
daniela cortese


AVVISO E INVITO ALLA MASSIMA PARTECIPAZIONE. GRAZIE

Presidio sit in 7 FEBBRAIO 2011
SLARGO PIAZZA DEL COLOSSEO ORE 19 – 21
(vicino metro B – fermata Colosseo)

PARTECIPIAMO TUTTI-E PER CONTRASTARE
LE MORTI SUL LAVORO, PER OTTENERE
VERITA’ E GIUSTIZIA SULLA MORTE DI MOHAMMED BANNOUR (operaio tunisino morto
il 22 Dicembre nel cantiere vicino Scienze Politiche Università
La Sapienza di Roma)
INIZIAMO UNA CAMPAGNA PERMANENTE
CONTRO I MORTI SUL LAVORO E…DA LAVORO,
GLI INFORTUNI SUI LUOGHI DI LAVORO, LE MALATTIE PROFESSIONALI E INVALIDANTI,
I DISASTRI AMBIENTALI E LE LAVORAZIONI NOCIVE E PERICOLOSE, SIA PER CHI
LAVORA SIA PER LA SALUTE DELLA CITTADINANZA.

BASTA STRAGI!
MAI PIU’ MORTI SUL LAVORO IN NOME DEL PROFITTO A OGNI COSTO

MOBILITIAMOCI TUTTI AI SIT IN DI PROTESTA AUTORGANIZZATI CHE SI SVOLGERANNO
NEI GIORNI 7, 14 E 21 FEBBRAIO 2011 DAVANTI ALLA STAZIONE METRO “B” COLOSSEO
DALLE ORE 19.00 ALLE ORE 21.00 (già comunicati preventivamente alla
Questura)

PERCHE’ SI MUORE ANCORA DI INDIFFERENZA, DI NOCIVITA’ E DI PRECARIETA’.

IMPARIAMO A DIRE “NO” AL RICATTO DEI PADRONI CHE CI FANNO LAVORARE IN
CONDIZIONI DI GRAVE INSICUREZZA, FORTI DELLA DILAGANTE DISOCCUPAZIONE.

LEGGI RAZZISTE E XENOFOBE, INOLTRE, RENDONO ANCOR PIU’ RICATTABILI IMMIGRATI
E IMMIGRATE, COME DIMOSTRA L’ALTA PERCENTUALE DI QUESTI ULTIMI TRA LE
VITTIME DELLO SFRUTTAMENTO.

PER NON LAVORARE DA MORIRE LAVORATORI ITALIANI E STRANIERI LOTTANO INSIEME
PER DIFENDERE I DIRITTI DI TUTTI: LA SICUREZZA SUL LAVORO E LA PREVENZIONE
NON SI CONTRATTANO!

PROMUOVONO L’INIZIATIVA PUBBLICA:
RETE NAZIONALE SICUREZZA SUL LAVORO
COMITATO 5 APRILE DI ROMA
COMITATO IMMIGRATI ITALIA – sezione di Roma
CONTATTI e ADESIONI email: circolotlc@hotmail.com

martedì 1 febbraio 2011

In fiamme il mondo arabo: dialogo con un anarchico siriano

Le grandi rivolte che stanno scuotendo il mondo arabo in Yemen, Algeria, Tunisia ed ora in Egittio hanno colto tutti di sorpresa. Esse sono, senza ombra di dubbio, uno degli eventi più significativi dei nostri tempi nel dire chiaramente che non c’è nessun posto nel mondo che sia predestinato ad essere il cortile dei giochi di qualche dittatore spalleggiato dall’imperialismo. Regimi abnormemente autoritari come quello di Ben Ali si sono ritrovati completamente spogliati del loro potere di fronte ad un popolo unito e determinato alla lotta. Il popolo che porta avanti queste rivolte è fatto di giovani, lavoratori, disoccupati, poveri, che stanno ridisegnando il volto della regione, facendo sudare freddo le combriccole sedute a Washington e Tel Aviv. Tutte le armi immagazzinate dal regime di Mubarak e tutte quelle fornite dall’esercito USA non sono riuscite ad arrestare il montare della protesta. Proteste che stanno mostrando la forza del popolo e della classe lavoratrice quando sono unti, che stanno mostrando la capacità politica della gente normale di costruire organismi di potere duale con un chiaro istinto libertario, provando a tutto il mondo che siamo nel bel mezzo di un cambiamento rivoluzionario. Ne abbiamo parlato con il nostro compagno ed amico siriano Mazen Kamalmaz , redattore del blog anarchico arabo http://www.ahewar.org/m.asp?i=1385 che ci parla dell’importanza di questo splendido sviluppo politico.






1. Sembra che all’improvviso queste massicce ondate di protesta stiamo scuotendo le basi stesse di regimi arabi oppressivi di lunga durata... c’erano state delle avvisaglie di queste proteste?

Questo è uno degli aspetti più interessanti di questa ondata rivoluzionaria che si sta diffondendo nel mondo arabo, tutto è scoppiato quando quasi nessuno se lo aspettava. Solo pochi giorni prima della manifestazione di massa in Egitto, il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, aveva dichiarato che il governo egiziano era stabile, ed ora non c’è più niente di stabile nell’area: le masse sono in rivolta ed ovunque questi regimi oppressivi temono il peggio. Ci sono degli aspetti comuni in questi grandi eventi, che non sono stati colti nè dai regimi, nè dagli statisti e nemmeno dagli intellettuali: innanzitutto la rabbia che era lì nascosta, tenuta sotto silenzio dalla repressione degli Stati, poi le sacche di povertà e di disoccupazione sempre più estese… ma i governi, sia quelli locali che quelli occidentali, ritenevano di poter tener sotto controllo tutta questa rabbia... ora sappiamo quanto fossero in errore.

2. Qual è il significato della fuga di Ben Ali in Tunisia?

E’ solo il primo passo dell’effetto a cascata. Il popolo, il popolo in rivolta, può evitare la repressione e vincere. Tuttavia è molto presto per poter parlare di uno sbocco finale, è ancora tutto molto complesso, ma il popolo ora sa qual è il suo vero potere ed è ancora in strada, per cui la lotta è ancora aperta verso molte possibilità.

3. Dove si può diffondere la rivolta? In quali paesi si possono diffondere le rivolte di massa?

Ora possiamo dire con fiducia che ogni paese potrebbe essere il prossimo. Forse l’Algeria, lo Yemen e la Giordania sono posti esposti alla rivolta, ma dobbiamo avere ben chiaro che una rivoluzione egiziana avrebbe un grande impatto ovunque, ben al di là dei peggiori timori di tutti i dittatori e dei loro alleati.

4. Quali sono le reali implicazioni di una rivoluzione in Egitto, che è il secondo paese del mondo per aiuti militari USA?

L’Egitto è il paese più grande in Medio Oriente ed ha un ruolo strategico di grande importanza. E’ uno dei pilastri principali della politica USA in Medio Oriente. Anche se il vecchio regime dovesse sopravvivere per qualche tempo o anche se il nuovo regime fosse filo-americano, la pressione delle masse non si attenuerà. In sostanza, gli USA, che sono il maggiore alleato dell’attuale regime, avranno seri problemi con la rivolta delle masse egiziane.

5. Quale è stato il ruolo dei Fratelli Musulmani in queste proteste? E qual è stato il ruolo della vecchia guardia delle sinistra?

Una cosa deve essere chiara quando parliamo di queste manifestazioni e di queste rivolte, ed è la loro origine totalmente spontanea e promossa dalle masse. E’ vero che diversi partiti politici vi hanno aderito in seguito, ma l’intera lotta è stata una grandissima manifestazione dell’azione autonoma delle masse. E questo vale anche per i gruppi politici islamisti. Forse questi gruppi pensano ora che nuove elezioni possono farli andare al potere, ma con le masse nelle strade appare difficile, penso che le masse si rifiuterebbero nuovamente di sottomettersi ad un altro regime oppressivo, ma anche se questo dovesse accadere, questa volta il popolo non accetterebbe più di essere sottomesso, tanto è fresco il ricordo euforico del picco di libertà che è stato conquistato con le lotte. Nessun potere potrebbe facilmente piegare il popolo ad un altro qualsiasi regime oppressivo.

Un’altra cosa occorre tener presente e cioè che con queste rivoluzioni il popolo sarà più aperto alle idee libertarie ed anarchiche, e sarà la libertà l’idea egemone del futuro e non l’autoritarismo. Alcuni gruppi stalinisti rappresentano ancora il volto peggiore del socialismo autoritario… per esempio, l’ex-Partito Comunista Tunisino ha fatto parte insieme al partito maggioritario di Ben Ali ad un governo formato dopo il rovesciamento di Ben Alì stesso! Un altro gruppo autoritario, il Partito Comunista dei Lavoratori Tunisino ha partecipato attivamente alle manifestazioni, ma dimostrando ben presto le sue contraddizioni: nel momento della fuga di Ben Alì aveva lanciato la parola d’ordine di costituire consigli o comitati locali per difendere la rivolta, ma poi ha fatto rapidamente marcia indietro per chiedere una nuova assemblea nazionale ed un nuovo governo nazionale. In Egitto sta accadendo quasi la stessa cosa, ci sono gruppi della sinistra riformista, come il Partito Unionista Progressista ed alcuni gruppi della sinistra rivoluzionaria.

Non sono in grado di poter dire qual è il ruolo degli anarchici e di altri libertari –c’è senz’altro una crescente tendenza consiliarista comunista oltre a quella nostra anarchica - ci sono lacune nella comunicazioni con i nostri compagni lì, ma torno a sottolineare che queste rivoluzioni sono principalmente opera delle masse stesse. In Tunisia, i forti sindacati locali hanno svolto un grande ruolo nelle recenti fasi della rivolta.

Rispetto ai comitati locali costituiti dalle masse occorre spendere qualche parola di più: si tratta delle più interessanti realizzazioni delle masse nella loro azione rivoluzionaria. Di fronte ai saccheggi messi in atto in gran parte dalla ex-polizia segreta, il popolo ha formato questi comitati quali reali istituzioni democratiche, una vera alternativa in competizione con il potere della élite al governo e con le istituzioni autoritarie... in Egitto ci sono ora due governi: i comitati locali ed il governo Mubarak che si nasconde dietro i carri armati e i fucili dei soldati. E questo sta accadendo in una regione abituata alle dittature ed all’autoritarismo… questa è la grande realtà di queste rivoluzioni, che stanno trasformando questo mondo a grande velocità. Questo non significa che la lotta è stata vinta; al contrario, questo significa che la vera lotta è solo agli inizi.

6. Infine, come vedi gli eventi attuali? Qual è il loro valore simbolico?

Questo è l’inizio di una nuova era, le masse alzano la testa, la libertà è a portata di mano, le tirannie sono scosse dalle fondamenta, è certamente l’inizio di un nuovo mondo.

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(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)