venerdì 25 novembre 2011

Comunicato internazionale libertario di solidarietà con la lotta popolare egiziana

Il fine settimana del 19-20 novembre ha visto una nuova ondata di protesta di massa in tutto Egitto a causa della violenza sistematica del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) contro le masse egiziane. La gente è stanca del comportamento dittatoriale del CSFA, dell'uso della forza estrema contro i manifestanti, dei tribunali militari che in 10 mesi hanno mandato 12.000 compagni e compagne a marcire nelle carceri, della censura, della tortura, rapimenti e perfino dell'eliminazione fisica selettiva di attivisti. La gente è stanca del fatto che il consiglio militare continua a dirottare la rivoluzione, per mantenere la vecchia dittatura con altri mezzi. La gente è stanca del settarismo che il CSFA genera per distogliere ldei a nostra attenzione dalla vera lotta per la giustizia, per l'uguaglianza, per la libertà.

L'imperialismo ha decretato una "transizione ordinata" alla democrazia in Egitto. L'esercito si è dimostrato obbediente nel rendere effettivo questo disegno. Il popolo egiziano esige la fine della dittatura e lo sradicamento di ogni vestigia dell'odiato regime di Mubarak. La gente in Egitto vuole sentire, finalmente, che il paese è gestito da loro, per loro.

Gli anarchici in Egitto, e con loro il movimento internazionale di solidarietà con i rivoluzionari libertari, danno il loro incondizionato sostegno alla giusta lotta del popolo egiziano perché esso continui la rivoluzione, e deplorano il massacro dei manifestanti, che dimostra che il CSFA non è diverso da Mubarak in alcun modo.

A differenza di altri settori che ancora nutrono illusioni sulla democrazia borghese, noi crediamo che la democrazia e lo Stato siano incompatibili. La vera democrazia si è vista quando il popolo egiziano ha formato dei comitati popolari che hanno gestito le proprie comunità, le proprie città, le proprie attività, dal basso verso l'alto. Noi facciamo appello perché questi comitati popolari si potenzino, perché il paese venga decentralizzato, perché ogni singola posizione politica sia revocabile da parte dei comitati qualora i detentori non eseguano il mandato popolare.

Crediamo inoltre che le aspirazioni alla democrazia siano incompatibili con il sistema capitalista, che si basa sul controllo da parte dell'elite dell'economia e dei mezzi di vita, condannando alla morte per fame ogni giorno ben 25.000 esseri umani. La vera democrazia è possibile solo quando l'intera società gestisce democraticamente l'economia e l'industria di una nazione. Perché questo sia possibile, è necessaria la proprietà collettiva della terra e delle industrie nonché la loro gestione diretta da parte degli operai e dei contadini stessi. Finché i pochi continuino a controllare la ricchezza del mondo, i pochi avranno sempre il potere sulla maggioranza. Il mercato libero è solo una forma più sottile della dittatura.

Facciamo appello, dunque, perché i sindacati e i lavoratori svolgano un ruolo di guida nella lotta attuale, perché vengano occupati i luoghi di lavoro, perché questi vengano trasformati in cooperative dei lavoratori e perché si prepari la completa autogestione dell'economia egiziana.

La crisi in Egitto non si risolverà con delle soluzioni tiepide e incerte. Serve l'impegno della gioventù, delle donne, della classe lavoratrice perché si poss sradicare ogni germe di tirannia e violenza nel nostro paese: il sistema capitalista e lo Stato. Uniamoci tutti e tutte sotto la bandiera della lotta contro il governo militare, ma difendiamo l'alternativa rivoluzionaria e libertaria per le masse egiziane.

25 novembre 2011


Movimento Socialista Libertario (Egitto)
Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
Organisation Socialiste Libertaire (Svizzera)
Workers Solidarity Movement (Irlanda)
Zabalaza Anarchist Communist Front
(Sud Africa)
Workers Solidarity Alliance
(USA)
Confederación Sindical Solidaridad Obrera
(Spagna)
Grupo Libertario Vía Libre
(Colombia)
Centro de Investigación Libertaria y Educación Popular
(Colombia)
Instituto de Ciencias Económicas y de la Autogestión
(Spagna)
Federación Comunista Libertaria (Cile)

lunedì 14 novembre 2011

E' finito il neoliberismo? Tutti a casa?

Decenni di sciaugurato neoliberismo stanno presentando il conto alle
economie occidentali.
Decenni di tagli ai salari, di privatizzazioni, di tagli ai servizi
pubblici, di spostamento della ricchezza dalla produzione alla finanza
stanno presentando il conto agli stati.
Per decenni è stata raccontata la favola che il mercato arricchissse
tutti,che tutti si potessero permettere tutto, che la Borsa, novello
albero degli zecchini, fosse lo strumento giusto per permetterci una
serena vecchiaia dopo una vita lavorativa precaria.
E in questi decenni l'accumulazione capitalistica è stata sempre più
rapida e vorace, ha rosicchiato profitti ovunque, ha minato tutele, ha
messo le mani sui beni comuni, la ricchezza si è sempre più
concentrata,la forbice si è allargata, sempre meno persone hanno
sempre di più, sempre più persone hanno sempre di meno. Meno reddito,
meno diritti, meno lavoro.
E adesso che sta arrivando il conto, rispuntano gli Stati. Chiamati a
rispondere del proprio debito pubblico, chiamati a sostenere le
banche, sistemiche o no, chiamati a far ingoiare, a forza se
necessario, ai propri cittadini
misure draconiane invocate necessarie per la stabilità dei mercati
(ma i mercati stabili non guadagnano, i mercati per essere stabili
devono crescere). E se i politici locali non sono abbastanza bravi, la
finanza presta alla politica direttamente i propri uomini,
Inutile ergersi tutti a esperti finanziari e affannarsi a trovare la
cura per salvare il capitalismo da se stesso: il capitalismo si
salverà, a spese nostre nelle sue intenzioni, e alla fine della crisi
la forbice sarà ancora più larga. Si salverà se la BCE inietterà
liquidità per salvare le banche e rassicurare i mercati, si salverà se
la Grecia e magari l'Italia andranno in default, controllato o meno,
se ridurranno parzialmente i debiti o se usciranno dall'euro e
ricomiceranno a battere moneta sovrana.
I costi di tutte queste operazioni saranno pagati da tutti noi, da chi
lavora, dagli studenti, dai migranti, dall'anello debole di questa
catena che non sarà mai forte finchè non la spezzerà.
Siamo noi a doverci salvare, a difenderci dall'esproprio capitalistico
e da una politica, forte dei propri interessi, sempre disposta a
difendere i forti contro i deboli, i ricchi contro i poveri.
Dobbiamo dire che i soldi ci sono, bisogna andarli a prendere a chi ce
li ha, e poi bisogna darli non alle banche, ma ai lavoratori e ai
disoccupati, che scuola, sanità, ambiente vanno potenziati e non
finiti di distruggere, che i tagli sono necessari, si, ma nelle fasce
alte delle gerarchie, che sono i dirigenti, i manager, i politici, che
sono coloro che hanno coscientemente guidato questa situazione, e non
nelle fasce più basse, a colpire quelli che continuano a salvare il
salvabile, a far funzionare la baracca, a garantire i servizi minimi.
Ricette troppo semplici? Forse, ma noi anarchici sappiamo che non sarà
lo Stato a difenderci dal Capitale, sappiamo che solo
l’autorganizzazione e la lotta possono cambiare quello che sembra un
destino ineludibile, il baratro della miseria che poi è semplicemente
il baratro dell’ingiustizia, e invertire questa nefasta spirale con
le armi della solidarietà e dei diritti.

14 novembre 2011

Segreteria Nazionale della Federazione dei Comunisti Anarchici

sabato 12 novembre 2011

17 NOVEMBRE SCIOPERO GENERALE

17 NOVEMBRE SCIOPERO GENERALE
Indetto da CUB, COBAS, COMITATO IMMIGRATI E STUDENTI

BASTA SACRIFICI!
UNIAMO LE LOTTE DEI LAVORATORI
ADERIAMO ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 17 NOVEMBRE

Il governo Berlusconi ha deciso di varare, come ultimo atto prima delle dimissioni del premier, la famigerata legge di stabilità (o Finanziaria), in ossequio ai diktat dell’Unione Europea, della Banca Centrale e del Fondo Monetario Internazionale. Si tratta dell’ennesima manovra lacrime e sangue, che smantellerà definitivamente quel poco che resta dei servizi pubblici, dello stato sociale, dei diritti dei lavoratori. Le dimissioni di Berlusconi non configurano un cambio di rotta: sia che si vada a nuove elezioni, sia che si inauguri un “governo tecnico”, le intenzioni di Confindustria e dei padroni sono chiare: tutti i partiti del centrodestra e del centrosinistra intendono rispettare i dettami dell’UE, a partire dal pagamento del debito. Per questo, si annunciano per i lavoratori e per i giovani studenti misure ancora più drastiche: lo scenario della Grecia è sempre più vicino.

Ma, mentre in Grecia i lavoratori hanno già proclamato decine di scioperi generali unitari e prolungati (con assedi reali, e non meramente mediatici, dei palazzi del Potere da parte dei lavoratori in lotta), in Italia la mobilitazione stenta a crescere. Da un lato le burocrazie di Cgil, Cisl e Uil stringono accordi con la Marcegaglia e con il governo, dall’altro lato il sindacalismo di base si rivela incapace di rappresentare una valida alternativa: il settarismo dei gruppi dirigenti ha fino ad oggi impedito di colmare il vuoto sindacale a sinistra della Cgil. Lo sciopero generale del sindacalismo di base del 17 novembre, indetto da Cub, Cobas e Comitato Immigrati in Italia, può diventare l’occasione per indire un nuovo grande sciopero unitario del sindacalismo conflittuale. Per questo, riteniamo grave la decisione dell’Esecutivo nazionale di Usb di non aderire allo sciopero e di convocare un proprio “sciopero generale” separato il 2 dicembre. Si tratta di una scelta autoreferenziale, che dimostra una volta di più che i vertici di Usb antepongono la difesa del proprio orticello alla necessità di costruire una reale risposta unitaria della classe lavoratrice in risposta a questo attacco senza precedenti imposto dal governo, da Confindustria e dall’Europa dei banchieri. In questo momento economico e sociale, è necessario unire le lotte, non dividere i lavoratori, proclamando due scioperi generali in date diverse: i lavoratori non scioperano per fare un piacere ai sindacati, ma per strappare risultati e respingere gli attacchi del governo e dei padroni!

Unire le lotte – Area Classista Usb fa appello sia all’Esecutivo nazionale di Usb sia a tutte le strutture territoriali di Usb e degli altri sindacati (a partire dalla Fiom) ad aderire allo sciopero del 17 novembre, per trasformare questa giornata in un grande sciopero generale in grado di rispedire al mittente la manovra finanziaria.

* No al pagamento del debito! No ai diktat dell’Unione Europea, della Bce e dell’Fmi!
* No alla messa in discussione dei contratti collettivi, del diritto di sciopero, dell'articolo 18!
* Ritiro dei tagli, già effettuati negli anni scorsi (anche dal centrosinistra), alla Scuola, alla Sanità, alla Cultura!
* Assunzione a tempo indeterminato per tutti i lavoratori precari!
* Scala mobile dei salari e delle ore lavorative: lavorare meno, lavorare tutti e a salari dignitosi!
* No ai limiti imposti alle pensioni di anzianità: 35 anni di lavoro e 60 anni di età sono più che sufficienti per consentire un ricambio generazionale nei posti di lavoro!
* Parità di condizioni salariali e lavorative per lavoratori immigrati e nativi!
* Esproprio sotto controllo dei lavoratori delle banche e delle industrie che licenziano, che mettono i lavoratori in cassa integrazione, che minacciano di trasferire la produzione all'estero!
* Solidarietà alle rivoluzioni in Nord Africa e Medio Oriente! Solidarietà agli indignados, alle lotte in Grecia, Spagna, Portogallo, Stati Uniti, Cile!

Unire le lotte – Area Classista Usb

www.sindacatodiclasse.org

unirelelotte@sindacatodiclasse.org

martedì 1 novembre 2011

Alla maniera di Noam Chomsky vengono descritte le “10 Strategie della Manipolazione” sociale attraverso i mass media.

1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).



2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.