lunedì 14 novembre 2011

E' finito il neoliberismo? Tutti a casa?

Decenni di sciaugurato neoliberismo stanno presentando il conto alle
economie occidentali.
Decenni di tagli ai salari, di privatizzazioni, di tagli ai servizi
pubblici, di spostamento della ricchezza dalla produzione alla finanza
stanno presentando il conto agli stati.
Per decenni è stata raccontata la favola che il mercato arricchissse
tutti,che tutti si potessero permettere tutto, che la Borsa, novello
albero degli zecchini, fosse lo strumento giusto per permetterci una
serena vecchiaia dopo una vita lavorativa precaria.
E in questi decenni l'accumulazione capitalistica è stata sempre più
rapida e vorace, ha rosicchiato profitti ovunque, ha minato tutele, ha
messo le mani sui beni comuni, la ricchezza si è sempre più
concentrata,la forbice si è allargata, sempre meno persone hanno
sempre di più, sempre più persone hanno sempre di meno. Meno reddito,
meno diritti, meno lavoro.
E adesso che sta arrivando il conto, rispuntano gli Stati. Chiamati a
rispondere del proprio debito pubblico, chiamati a sostenere le
banche, sistemiche o no, chiamati a far ingoiare, a forza se
necessario, ai propri cittadini
misure draconiane invocate necessarie per la stabilità dei mercati
(ma i mercati stabili non guadagnano, i mercati per essere stabili
devono crescere). E se i politici locali non sono abbastanza bravi, la
finanza presta alla politica direttamente i propri uomini,
Inutile ergersi tutti a esperti finanziari e affannarsi a trovare la
cura per salvare il capitalismo da se stesso: il capitalismo si
salverà, a spese nostre nelle sue intenzioni, e alla fine della crisi
la forbice sarà ancora più larga. Si salverà se la BCE inietterà
liquidità per salvare le banche e rassicurare i mercati, si salverà se
la Grecia e magari l'Italia andranno in default, controllato o meno,
se ridurranno parzialmente i debiti o se usciranno dall'euro e
ricomiceranno a battere moneta sovrana.
I costi di tutte queste operazioni saranno pagati da tutti noi, da chi
lavora, dagli studenti, dai migranti, dall'anello debole di questa
catena che non sarà mai forte finchè non la spezzerà.
Siamo noi a doverci salvare, a difenderci dall'esproprio capitalistico
e da una politica, forte dei propri interessi, sempre disposta a
difendere i forti contro i deboli, i ricchi contro i poveri.
Dobbiamo dire che i soldi ci sono, bisogna andarli a prendere a chi ce
li ha, e poi bisogna darli non alle banche, ma ai lavoratori e ai
disoccupati, che scuola, sanità, ambiente vanno potenziati e non
finiti di distruggere, che i tagli sono necessari, si, ma nelle fasce
alte delle gerarchie, che sono i dirigenti, i manager, i politici, che
sono coloro che hanno coscientemente guidato questa situazione, e non
nelle fasce più basse, a colpire quelli che continuano a salvare il
salvabile, a far funzionare la baracca, a garantire i servizi minimi.
Ricette troppo semplici? Forse, ma noi anarchici sappiamo che non sarà
lo Stato a difenderci dal Capitale, sappiamo che solo
l’autorganizzazione e la lotta possono cambiare quello che sembra un
destino ineludibile, il baratro della miseria che poi è semplicemente
il baratro dell’ingiustizia, e invertire questa nefasta spirale con
le armi della solidarietà e dei diritti.

14 novembre 2011

Segreteria Nazionale della Federazione dei Comunisti Anarchici

Nessun commento: