domenica 18 marzo 2012

Grecia: la cultura in resistenza!


Ogni cosa collassa nella Grecia dell'austerity imposta dal memorandum del Fondo Monetario Internazionale (FMI): collassano i diritti del lavoro, collassa il welfare (ospedali, scuole, ecc), collassano le istituzione democratiche, la coesione sociale di questo paese va in frantumi, mentre il governo greco, la Troika (FMI, BCE, Commissione Europea, ndt) e l'Unione Europea si preoccupano solo del bene dei creditori e delle banche. I ben noti valori dell'antica civiltà greca sono stati del tutto dimenticati in un mondo dominato dai Mercati.

In questo contesto, il governo sta programmando lo smantellamento del Servizio Archeologico del Ministero della Cultura: già la protezione del patrimonio culturale poteva contare solo sui proventi dell'affluenza dei turisti, con il conseguente abbandono della tutela dei monumenti in mancanza di denaro e di interventi; poi il 10% dei dipendenti è stato costretto ad andare in pensione anticipata con un assegno ridotto. Ed ora, stanno iniziando a licenziare il personale: il 3% di noi sarà licenziato entro 2 mesi, e molti di più a seguire.

Si sta cercando di indebolire il Servizio Archeologico, pronti a cedere sia a ladri senza scrupoli, come nel caso del furto al Museo dei Giochi Olimpici ad Olimpia, sia ai “grandi investitori”. E' sotto minaccia ciò che rappresentiamo: la protezione e l'integrità dell'eredità culturale greca.

Per noi che lavoriamo nel Servizio Archeologico, la privatizzazione o l'abbandono dei monumenti non è solo una questione da cui dipende il nostro posto di lavoro: sono in gioco la protezione della civiltà del nostro paese e della nostra storia. E' per questa ragione che continuiano a lavorare sia pure in misere condizioni; perchè il nostro lavoro ha una vera funzione pubblica. E continueremo a proteggere il patrimonio culturale, continueremo a resistere ad ogni "emergenza" o ad ogni "razionalizzazione economica", con cui si punta a privare di ogni protezione i monumenti ed i musei. Resistiamo ad ogni politica che minacci la cultura considerandola come un lusso per pochi oppure come un inutile fardello.

Lavoratori del Ministero della Cultura nell'area di Monastiraki - Plaka
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

sabato 17 marzo 2012

India: Uno sciopero storico


Il 28 febbraio 2012, 21 federazioni sindacali e circa 5000 sindacati di categoria hanno deciso di convocare uno sciopero dei rispettivi settori. Alla fine è stato sciopero generale, nonostante le sentenze della magistratura che vietano gli inviti a bandhs o hartals (interruzioni totali del lavoro e "chiusura" delle fabbriche). Questo sciopero è una sfida aperta alla politica del governo, ma soprattutto ai padroni o a certi esponenti politici.

In alcune province, il governo ha reagito con durezza. Nella provincia di Kerala, il Partito del Congresso al governo ha minacciato di togliere lo stipendio agli scioperanti. Nella provincia del Bengala Occidentale, il governo locale guidato dal Congresso Trinamool (partito di estrema destra bengalese, con a capo Mamata Banerjee) ha minacciato di reprimere lo sciopero ed ha obbligato una grande parte dei dipendenti pubblici a lavorare, costringendo i lavoratori a passare la notte in ufficio. E comunque, le adesioni allo sciopero sono state del 35%.

In complesso, lo sciopero è stato un grande successo. Settori come quello del carbone, della centrali elettriche e dell'edilizia hanno dato la loro adesione. G. Sanjeer Reddi, presidente della Unione Nazionale dei Sindacati dell'India ha dichiarato: "Abbiamo ricevuto un sostegno significativo da parte dei lavoratori delle miniere di carbone, delle centrali elettriche e del settore dei trasporti". Tra le rivendicazioni spicca l'esigenza di una equiparazione salariale tra gli impianti fissi e quelli flessibili.

I governi dei vari Stati hanno cercato di minimizzare la portata dello sciopero per dare un'immagine di normalità e per far vedere che lo sciopero era fallito. Ma la realtà è testarda: la Associazione delle Camere del Commercio e dell'Industria dell'India (ASSOCHAM), secondo cui non vi era nessuna necessità di indire questo sciopero, ha fatto sapere che lo sciopero avrebbe causato la perdita di circa 1.000 milioni di rupie (18 miioni di euro) per l'economia nazionale.

Queste le rinvendicazioni degli scioperanti: salario minimo a livello nazionale, lavoro stabile per 50 milioni di lavoratori e di precari, maggiori sforzi da parte del governo per impedire l'aumento del costo della vita e dell'inflazione (all'incremento dei prezzi degli alimentari si deve aggiungere l'aumento dei prezzi, a 2 cifre, dell'abbigliamento e delle calzature) e mettere fine alla chiusura delle fabbriche ed ai licenziamenti nelle aziende pubbliche redditizie.

A Calcutta, tradizionale roccaforte sindacale, la maggior parte delle banche, dei negozi e delle imprese hanno chiuso, mentre i taxi ed risciò (tricicli a trazione umana per il trasporto passeggeri; quelli motorizzati sono chiamati autorisciò) non hanno circolato. Invece ha funzionato regolarmente la metropolitana ed il Primo Ministro del Bengala Occidentale, Mamata Banerjee -noto per le sue posizioni antisindacali e per la sua intensa campagna antisciopero- ha fatto arrivare in città 100 autobus per il trasporto pubblico. R. K. Pachnanda, capo della polizia di Kolkata, ha dichiarato che ha dovuto schierare in città 10.000 poliziotti, con unità speciali col compito di impedire picchetti di sciopero davanti agli uffici governativi, davanti ai depositi degli autobus ed alle stazioni della metropolitana. La agenzia di stampa Press Trust of India (PTI) ha annunciato che circa 100 attivisti sindacali sono stati arrestati in diversi quartieri per aver fatto dei picchetti di sciopero per bloccare i trasporti cittadini.

A Mumbai, la capitale finanziaria dell'India, Vishwas Utagi, Segretario Generale della Associazione Pan-india dei bancari, ha dichiarato a PTI che "nel settore bancario, la chiusura è stata totale". Chiusa anche la Borsa Interbancaria, con "ripercussioni per le banche private ed estere in cui lavoriamo".

A Nuova Dehli, traffico meno intenso del solito con la gente ferma alla stazione centrale dei treni in attesa di un mezzo di trasporto per spostarsi in città. Nella filiale della Banca d'India, una banca pubblica nel centro della capitale, è andata al lavoro solo una minoranza degli impiegati. La banca ha aperto i suoi sportelli, ma senza riuscire a fare nessuna operazione. Dall'altra parte gli autisti degli autobus hanno lamentato un calo drastico dei passeggeri.

Lo sciopero di 24 ore si è fatto sentire anche sulle attività in generale dello Stato del Karnataka (compresa la città di Bangalore), dove hanno chiuso i negozi, le banche, le aziende, i ristoranti ed i cinema mentre non si trovava un solo autobus o autorisciò circolante. Più di 10.000 lavoratori e lavoratrici (rappresentanti e delegati di sindacati vari - tra cui il Congresso Sindacale Pan-Indiano, AITUC-, e i bancari) hanno manifestato contro le politiche anti-operaie del governo di fronte alla sede del governo ed in Piazza Mysore Bank, storica piazza della città.

A Nagpour (stato del Maharastra), lo sciopero non solo ha riguardato i trasporti e le banche, ma anche, e per la prima volta a distanza di anni, la fabbrica di armi di Ambhajhari. Questa azienda, oltre a produrre 24 unità giornaliere dell'ultimo modello del missile Pinaka, produce proiettili per l'artiglieria, tra cui quelli da 155mm per i cannnoni Bofors (della società svedese Bofors che tra gli anni '80 e '90 venne coinvolta nello scandalo per corruzione in cui era implicato Rajov Gandhi). Lo sciopero ha paralizzato totalmente la produzione perchè nessuno si è recato al lavoro. I sindacati dell'industria, le organizzazioni dei disoccupati, i sindacati dei bancari e degli insegnanti si sono uniti per lanciare un appello allo sciopero generale. In questo Stato, gli insegnanti a tempo pieno hanno accumulato arretrati di stipendio pari a più di 5 anni di retribuzione, mentre i nuovi assunti percepiscono stipendi risibili.

Il quadro è desolante anche per i dipendenti degli uffici governativi. Attualmente si stima che a causa di contratti al ribasso, delle delocalizzazioni e della precarizzazione della forza lavoro iniziata negli anni 1993-1994, si sono persi circa 1 milione di posti di lavoro stabili. La pressione è così forte che un sindacato come INTUC, controllato dal Partito del Congresso, al pari dei sindacati controllati dal Partito Comunista dell'India (PC-M-), dai socialisti e dal altri, si sono visti obbligati ad indire lo sciopero generale. Secondo fonti sindacali, centinaia di lavoratori sono stati arrestati in diversi Stati. Si contano 200 arresti a Dehli e 2.000 a Jammu e Cachemira. Nel Bengala Occidentale, dove il governo si è mostrato particolarmente aggressivo, le cifre sono ancora più alte.

Negli ultimi 20 anni la classe operaia ha usato la sua forza in modo discontinuo e le classi dirigenti hanno fatto a loro piacimento. Lo sciopero le costringerà a rispettare nuovamente i lavoratori e le lavoratrici ed a riconoscere che: "sono stati milioni i lavoratori che si sono uniti spontaneamente. Senza le nostre conoscenze e senza il nostro sforzo fisico, nulla ha funzionato. Siamo in grado di rompere il loro potere dispotico e la loro arroganza per poter conquistare la nostra libertà, essendo coscienti che la nostra forza sta nella nostra unità".

Kunal Chattopadhyay
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

giovedì 15 marzo 2012

7 A P R I L E 2012 tributo al compagno MARIO SALVI

APPUNTAMENTO dalle ore 17 a Primavalle , in P.za Mario Salvi

Il 7 Aprile 1976 il compagno Mario Salvi veniva ucciso a Roma , nei dintorni del Ministero di Giustizia, colpito alle spalle dall'agente penitenziario Velluto in via degli Specchi ( in quel luogo una lapide ne ricorda il sacrificio) , mentre manifestava il suo sdegno nei confronti dell’ingiusta e feroce condanna dell'anarchico Giovanni Marini, reo di aver agito per legittima difesa nei confronti delle ripetute aggressioni fasciste, in cui trovava la morte lo squadrista Favella.

Il compagno Mario Salvi svolgeva con passione la militanza sociale e politica nel quartiere di Primavalle, partecipe del dibattito e delle esperienze dell'autonomia operaia romana dei Comitati Autonomi Operai di via dei Volsci.

Sono trascorsi 36 anni da quel omicidio di Stato , senza che Mario e la sua famiglia abbiano ottenuto giustizia e il risarcimento morale da significare a chi ha sacrificato la sua giovane vita lottando contro tutte le ingiustizie,per i diritti e i bisogni negati,per la società di liberi e uguali.

IL 7 APRILE 2012 , dalle ore 17 l'appuntamento è in p.za MARIO SALVI ,

dove nella popolazione di Primavalle è ancora viva la memoria di Mario , rinnovata dalle nuove generazioni antifasciste, che al presente devono fare i conti contro la dilagante precarietà del lavoro e dell’esistenza , in un clima reso sempre più fosco da provvedimenti questurini e proibizionisti che limitano le libertà personali e di movimento , le stesse ingiustizie contro cui lottava Mario Salvi.


Vincenzo Miliucci-Confederazione Cobas

Rif (Marocco): il coprifuoco imposto in tutta l'area di Ait Bouayach.


La rabbia della gente

Aumenta la rivolta nei villaggi intorno ad Ait Bouatach e si allargano gli scontri. Pur essendo stato dichiarato dalle forze repressive il coprifuoco in tutta l'area di Ait Buayash, col divieto per tutti di uscire di casa e stare in strada, molti giovani si sono rifugiati sulle montagne intorno e da lì attaccano la polizia. Gli scontri continuano.

La polizia ha effettuato numerosi arresti, tra cui il compagno Mohamed Jellul, maestro, esponente dello Spazio Sindacale Democratico e del Foro per i diritti umani del nord del Marocco, membro importante del 20 F (Movimento del 20 febbraio 2011 che chiede riforma costituzionale, fine della corruzione politica ed accesso al mercato del lavoro, ndt), e non smette di minacciare ed aggredire indiscriminatamente la popolazione. Ci sono contadini che hanno affrontato la polizia con le falci ed i forconi.

La rivolta di allarga

Il giorno 11 marzo ci sono stati gravi scontri a Imzuren e Bukidan dopo la richiesta di svolgere una manifestazione di solidarietà da Imzuren ad Ait Buayash per cercare di rompere l'accerchiamento da parte della polizia. I manifestanti hanno espresso chiaramente alla polizia la loro volontà di voler andare ad Ait Buayash pacificamente, ma il divieto della polizia ha provocato della conseguenze.

La risposta della polizia è stata brutale con l'utilizzo di tutti i mezzi repressivi: gas lacrimogeni (nel quartiere di Al Kods di Imzouren hanno creato una nuvola immensa di gas che ha ricoperto tutta la zona), proiettili di gomma, manganelli. Ma la risposta popolare non è stata da meno: secondi alcune fonti sono state bruciate 20 camionette della polizia, ci sono molti poliziotti feriti e 3 di loro sono stati trattenuti dai manifestanti.

Gli elicotteri sorvolano zona, cercando di controllare specialmente le aree montagnose. Nella notte dell'11 marzo sono proseguiti gli arrivi di mezzi militari ad Ait Buayash

Si allarga anche la solidarietà

Ci sono manifestazioni di appoggio in tutto il Marocco, a partire da Alhoceima.

Manifestaziioni a Tangeri, Tetuán, Nador, Fez, Marrakech, Casablanca... in solidarietà con Ait Buayash. A Tangeri si sta valutando l'interruzione della strada che porta a Rabat mentre Ait Buayash è stata occupata dalla polizia e dall'esercito.

Tanta rabbia

E' tanta la rabbia che sentono gli abitanti del Rif. Isolati, obbligati ad emigrare, sempre sospettati, durante il regno di Hassan II. Sono state fatte promesse di sviluppo, ci sono state visite del re, operazioni di immagine, durante il regno di Mohamed VI, ma le cose non sono cambiate: 5 morti ad Alhucemas il 20 febbraio 2011 con gravi responsabilità riconducibili alla polizia, 1 giovane assassinato da un criminale del Makhzen ad Ait Buayash, repressione, dittatura, corruzione, impunità, assenza di diritti.

La popolazione del Rif sta male. I giovani reclamano libertà e dignità ad un Makhzen (antico termine per espimere la elite del potere statale, ndr) che li disprezza. Si preparano bottiglie molotov, si fanno girare istruzioni pe evitare gli effetti delle inalazioni da gas, si organizzano agguati alla polizia...Non si vuole cedere, nè capitolare. Gira voglia di lottare.

Quando il popolo insorge, il potere marocchino getta via la maschera ed usa il suo vero linguaggio: occupazione militare, arresti, feriti, saccheggio di negozi e case, il regno del terrore. Si dice che il Ministro degli Interni stia per autorizzare il ricorso ad armi da fuoco. E naturalmente, il silenzio. Mentre se ne parla sui media internazionali, c'è silenzio totale sui media marocchini. Nessuna dichiarazione del ministro degli interni.

Ancora più significativo è silenzio totale dei partiti politici marocchini, che partecipano alla farsa parlamentare, appendici del potere. Salvo Vía Democrática, la AMDH (Associazione Marocchina per i Diritti Umani, ndt), il Foro dei diritti umani del nord del Marocco e il movimento berbero amazigh, gli altri partiti voltano sempre le spalle al popolo..

La tragedia potrebbe verificarsi in qualsiasi momento e dobbiamo evitarla con la denuncia, con la solidarietà, con la richiesta del ritiro immediato delle forze repressive dall'area e con la liberazione degli arrestati

Il 13 marzo, manifestazione davanti l'ambasciata marocchina a Madrid.

Mouatamid

Gruppo di lavoro per il nord-Africa della Segreteria Internazionale della CGT

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

Video sugli scontri a Imzouren

http://www.youtube.com/watch?v=agFXyoILcsk

http://www.youtube.com/watch?v=bFqBOGU8RQo&feature=share

Manifestazioni di solidarietà

Casablanca

http://www.youtube.com/watch?v=qvb1L-NaBsQ

Alhoceima

http://www.youtube.com/watch?v=d6PjHf50EYk

1ª Información:

http://www.cgtandalucia.org/Ait-Bouayach-en-la-provincia-de

Link esterno: http://www.cgtandalucia.org/Rif-Marruecos-El-toque-de-queda

venerdì 9 marzo 2012

Dal Messico solidarieta' con la valle...


DIFENDENDO I TERRITORI
Esiste una stretta connessione fra le lotte autorganizzate per la
difesa del territorio ovunque esse fioriscono; dalla Val di Susa alle
comunita' indigene dello stato di Oaxaca, a quelle ribelli in Chiapas
e in tutto il Messico che si oppongono ai progetti imposti dalla banca
mondiale e dal FMI: dighe, autostrade, miniere, megaprogetti del
capitalismo verde e poli turistici. Compagni e compagne che si battono
anche qui per la difesa dei beni comuni e delle risorse naturali
contro il modello di sviluppo neoliberista che saccheggia i territori
e pretende di riorganizzarli rendedoli schiavi della logica del
profitto.
Anche in Messico come in Val di Susa le comunita' ribelli si
organizzano attraverso assemblee orizzontali che dal basso praticano
autonomia e resistenza. Dal deserto di Wirikuta, alle lotte indigene
in Guerrero; dalle comunita' organizzate in Oaxaca per arrivare ai
municipi autonomi zapatisti in Chiapas un filo rosso collega, dal
basso a sinistra, queste esperienze alle mobilitazioni della Val di
Susa e dei comitati del "NO".
In questi giorni con l'Alleanza Magonista Zapatista (AMZ) abbiamo
tenuto un incontro politico nel quale erano presenti il Collettivo
Autonomo Magonista (CAMA) di Citta' del Messico, le Organizzazioni
Indie per i Diritti Umani a Oaxaca (OIDHO), il Comitato per la Difesa
dei Diritti Indigeni di Xanica (CODEDI) e nioaltri della Piattaforma
Internazionalista per la Resistenza e l'Autogestione Tessendo
Autonomia (PIRATA).

Si e' parlato anchedella lotta in Val di Susa, di questi giorni
concitati, del coraggio di Luca e di tutti i compagni e le compagne
che si stanno battendo nella manifestazioni, nei blocchi, nei presidi
presenti ormai in tutto il Paese. Con una parte di cuore in valle
questo vuole essere un piccolo messaggio di solidarietà dall'altra
parte dell'oceano: uno striscione in cui ribadiamo che "La difesa del
territorio unisce i popoli: No al TAV in Val di Susa! Daje Luca!"; una
frase e un pensiero per ricordare che non siate soli/e, siamo con voi,
con la resistenza di Luca, con la dignita' di questa lotta, con chi
nemmeno dentro il carcere smette di urlare NO TAV!

"Vinceremo non perché è scritto in un destino occulto o manifesto;
vinceremo, semplicemente, perché stiamo lavorando e lottando in questo
senso".
Subcomandante Marcos

foto striscione:
http://www.autistici.org/nodosolidale/uploads/news/notav_manta_en_oaxaca.jpg


La PIRATA:
Collettivo Zapatista "Marisol" di Lugano (Svizzera)
Nodo Solidale (Roma e Messico)
Nomads (Bologna)
Grassroots Projects (Olanda)
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giovedì 8 marzo 2012

COMUNICATO RADIO STAMPA

COMUNICATO RADIO STAMPA - PER DIFFUSIONE, INSERZIONE E DIVULGAZIONE GRAZIE
DA COMITATO 5 APRILE DI ROMA - SNODO LOCALE DELLA RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
Roma, 8 MARZO 2012

UN ALTRO OPERAIO E LAVORATORE DELLO SPETTACOLO (MATTEO, 32 ANNI ROMA) MUORE SUL LAVORO...
LO SPETTACOLO DEVE FERMARSI, THE SHOW MUST GO OFF.
LA SALUTE E LA SICUREZZA NON SONO UNA MERCE, FACCIAMO APPLICARE ANCHE IN QUESTO SETTORE LE NORME
EUROPEE E ITALIANE SULLA SICUREZZA, BASTA ESENZIONI, SCARSI CONTROLLI, COLLAUDI INESISTENTI DEI PONTEGGI,
LE DICHIARAZIONI "DI QUALITA'" E LE CERTIFICAZIONI A PAGAMENTO NON SONO UTILI, SE NON A GARANTIRE IMPUNITA'
E PROFITTI SULLA PELLE DI CHI LAVORA, LA SOLIDARIETA' ALLA FAMIGLIA DI MATTEO AI SUOI COLLEGHI DI LAVORO DAL
COMITATO 5 APRILE DI ROMA - SNODO LOCALE DELLA RETE NAZIONALE SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO.

AI LAVORATORI E LAVORATRICI DELLO SPETTACOLO, CHE SI SONO RIUNITI IN ASSEMBLEA E HANNO DICHIARATO DI NON
VOLER PIU' ACCETTARE QUESTO STATO DI COSE, IL NOSTRO IMPEGNO A PROSEGUIRE LA LOTTA, LE INFORMAZIONI E LE INIZIATIVE
PER LA PIENA APPLICAZIONE DELLE DISPOSIZIONI EUROPEE E ITALIANE, IN TUTTI I LUOGHI DI LAVORO E A RAFFORZARE
LA RETE DI COLLEGAMENTO DAL BASSO, AUTORGANIZZATA E COMBATTIVA SU QUESTO IMPORTANTE ASPETTO DELLA
VITA DI OGUNO DI NOI, PER NON FAR CONCEPIRE LA SICUREZZA SUL LAVORO E LA SALUTE COME "UN COSTO DA ABBATTERE"
O LA SALUTE COME UNA MERCE DA VENDERE SUL MERCATO.

SI APPREZZA LA SCELTA DI LAURA PAUSINI, COME GIA' PER JOVANOTTI IN OCCASIONE DELLA MORTE A TRIESTE DI ALTRO
LAVORATORE, LUCA DI 20 ANNI, SCHIACCIATO COME MATTEO DAI PONTEGGI DI CONCERTI, DI SOSPENDERE E ANNULLARE
LO SPETTACOLO, MA SERVE UNA MAGGIORE PREVENZIONE, COLLAUDI SISTEMATICI SULLE ATTREZZATURE E MATERIALI USATI
PER LA VERIFICA DELLA TENSIONE PRIMA DELLA MESSA IN COMMERCIO, MAGGIORE SICUREZZA E FORMAZIONE, SOPRATTUTTO
UNA CULTURA DIFFUSA A PARTIRE DALLE SCUOLE IN MATERIA DI SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEI TERRITORI.

IL COMITATO 5 APRILE IL 29 MARZO ASSIEME A DIVERSE ORGANIZZAZIONI SINDACALI E ASSOCIAZIONI, SVOLGERA' UNA ASSEMBLEA
CITTADINA SULLA IN-SICUREZZA NELLE SCUOLE E NEI SERVIZI EDUCATIVI E SCOLASTICI, DAGLI ASILI NIDO FINO AGLI ATENEI,
PRESSO LA SALA CONSILIARE DEL MUNICIPIO ROMA XI IN VIA BENEDETTO CROCE 50, CON MOSTRA ILLUSTRATIVA, FILMATO E
ASSEMBLEA DIBATTITO, RINGRAZIANDO IL PRESIDENTE ANDREA CATARCI PER LA DISPONIBILITA'.
IN QUELLA OCCASIONE FAREMO UN BREVE APPROFONDIMENTO CON LAVORATRICI E LAVORATORI, DOCENTI E NON DOCENTI, AEC, STUDENTESSE E STUDENTI E FAMIGLIE, ANCHE DI QUANTO SUCCEDE IN SETTORI COME QUELLO DELLO SPETTACOLO, DOVE MOLTE NORME NON SONO
APPLICABILI O NON APPLICATE, DOVE I CONTROLLI SONO INESISTENTI, PERCHE' E' A PARTIRE DALLA SCUOLA E DALL'ISTRUZIONE CHE
PUO' RADICARSI UNA CULTURA E UNA PRATICA DI PREVENZIONE DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA.

COMITATO 5 APRILE DI ROMA - SALUTE E SICUREZZA ADERENTE ALLA RETE NAZIONALE
e mail circolotlc@hotmail.com, comitato5aprile@gmail.com
sede romana di riferimento c/o Associazione USICONS Largo Giuseppe Veratti 25 00146 Roma fax 06 77201444
e mail nazionale bastamortesullavoro@gmail.com

mercoledì 7 marzo 2012

Diamo voce a Tobia!

da: Federazione Anarchica Torinese

Tobia Imperato, uno degli arrestati per la resistenza No Tav allo sgombero della Maddalena, è ormai al quarto giorno di sciopero della fame.

In carcere aveva già perso cinque dei suoi 89 chili, in tre giorni di digiuno ne ha persi altri quattro. Il giudice gli impone il divieto di comunicare all’esterno in qualsiasi modo: non può scrivere lettere o mail,non può telefonare.

Un’imposizione odiosa che rende i suoi domiciliari quasi peggiori del carcere, dove poteva scrivere e ricevere visite.
Chi lo costringe a scegliere tra il silenzio e il carcere sarà obbligato a sentire la risacca profonda della sua protesta.

Ha fatto richiesta di poter essere visitato da un medico ma sinora il giudice non ha risposto.
Alcuni amici e compagni hanno pensato di proporre a tutti un’azione di sostegno alla sua lotta di libertà.

Diamo voce a Tobia!
Tutti sono invitati a scrivergli, inviando ovunque copia della lettera.


Potete scrivere ad anarres@inventati.org.

Tutte le lettere gli saranno
inoltrate.

http://anarresinfo.noblogs.org

sabato 3 marzo 2012

5-7 MARZO: ELEZIONI RSU NELLA SCUOLA E NEL PUBBLICO IMPIEGO PORTARE IL SINDACALISMO CONFLITTUALE NEI LUOGHI DI LAVORO

In pochi mesi, dal luglio al dicembre 2011, passando dal governo di destra al governo di techno-Monti, la scuola ed il pubblico impiego sono stati investiti da provvedimenti legislativi che hanno prodotto importanti effetti e drammatiche ripercussioni.
Il pretesto fornito della situazione di attacco ai titoli di stato italiani e dalle pressioni dell'Unione Europea è stato preso al balzo per introdurre profonde modifiche agli organici, alle carriere, ai diritti (salute, pensioni) alla contrattazione, alla spesa pubblica.
Ai 150000 posti di lavoro già tagliati nel pubblico impiego, la Legge 11 del 15 luglio 2011 ha aggiunto tagli di 30 milioni di euro per il 2013, di 740 milioni per il 2014, di 340 milioni per il 2015 e di 370 milioni per il 2016. Nella stessa legge viene prorogato al 31 dicembre 2014 il blocco dei trattamenti economici dei dipendenti (quindi blocco della contrattazione nazionale e degli aumenti stipendiali) e si introduce (art.37) un contributo dissuasivo per l'iscrizione a ruolo delle cause a carico del lavoratore che intendesse adire le vie legali contro l'amministrazione. Restrizioni anche sui permessi per malattia.
Per quanto riguarda la scuola, questa legge ha introdotto i mega-istituti fino a 1000 alunni, il blocco degli organici -anche di sostegno ai disabili-, la mobilità obbligatoria per il personale inidoneo. Anche per la scuola, dunque, ulteriori contrazioni che insistono su una situazione di impoverimento provocata dal taglio di 130000 posti operata nel triennio di ministero Gelmini. La stessa Legge del 12 luglio 2011aveva umiliato ancora una volta i precari, eliminando la trsaformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato dopo 36 mesi di contratti e tempo determinato e stabilendo l'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento ogni 3 anni, mentre il piano triennale di assunzioni viene finanziato con la modifica strutturale della carriera, costringendo i nuovi assunti ad 8 anni di permanenza nel primo gradone retributivo con riduzione dello stipendio ed allungamento della carriera.
Il colpo di coda del moribondo governo Berlusconi giunge con la legge 148 del 14 settembre 2011, quella che contiene il famigerato art. 8 sulla struttura ed i contenuti della contrattazione collettiva (libertà di licenziamento ed attacco all'art.18 dello Statuto dei Lavoratori), quella che interviene sul sistema pensionistico dei lavoratori pubblici; che prevede la piena attuazione della Riforma Brunetta (taglio degli stipendi, decurtazione del salario accessorio per il 75% dei dipendenti ed introduzione della meritocrazia per gli incentivi, blocco del turn-over, mobilità obbligatoria e messa a disposizione [una sorta di cassa integrazione] per il personale con conseguente riduzione salariale, cancellazione delle "piante organiche"). Insomma futuri licenziamenti anche nel pubblico impiego.
Ma la legge 201 del 6 dicembre, emanata dal governo Monti porta il colpo definitivo al sistema pensionistico con allungamento dell'età pensionabile e sistema contributivo per tutti e si aumentano le tasse sul lavoro e sui redditi più bassi.
In questo contesto si va al rinnovo delle RSU nella scuola e nel Pubblico Impiego, dopo rinvii durati anni in cui il potere del ceto dirigente è stato aumentato a dismisura per capacità sanzionatoria e di controllo.
In questi ultimi anni e nel 2011 in particolare, abbiamo visto spesso i vertici sindacali confederali incapaci di contrastare le politiche del governo Berlusconi e del governo Monti ed ancor peggio trovarsi spesso in posizione subalterna, se non complice e collaborativa, vuoi per scelte da "sindacato aziendale" proprie di CISL e UIL, vuoi per scelte di rinuncia al conflitto da parte della CGIL nella speranza di uscire dall'angolo dove era stata messa dagli accordi separati e dalla fine della concertazione.
Spesso, unico presidio di difesa dei lavoratori sono state le azioni legali intraprese dai sindacati di base presenti con proprie rsu nella scuola e nel pubblico impiego, pur in una galassia di sigle estremamente frammentata e minoritaria. E' il caso di ricordare le campagne per il diritto d'assemblea indetto da singola rsu, per il pagamento della vacanza contrattuale non corrisposta, per il riconoscimento della carriera del personale ATA transitato dagli enti locali allo Stato, fino all'esposto contro la legislazione sul permesso per malattia, oltre alle singole lotte nei vari uffici e scuole e nella spesso estenuante contrattazione decentrata.
Senza farsi soverchie illusioni sul ruolo delle rsu, i cui ambiti di azione erano stati fortemente ridimensionati già negli ultimi contratti nazionali, queste elezioni offrono una possibilità di risposta capillare e dal basso ai provvedimenti governativi sostenendo lavoratori e lavoratrici che si candidino per dare voce e rappresentanza alla rabbia ed al desiderio di reazione ad una situazione pesante ed oppressiva in ogni luogo di lavoro.
Che siano lavoratori e lavoratrici vicini ai loro colleghi ed alle loro colleghe, che convochino e consultino le assemblee sindacali prima di predisporre una piattaforma contrattuale e tornino a consultare i lavoratori ogni volta che occorre, imponendo questa prassi ad eventuali altri rappresentanti sindacali abituati a praticare gli accordi al vertice.
Che siano lavoratori e lavoratrici dentro il flusso di informazione, di denuncia, di mobilitazione che attraversa sempre di più il mondo del pubblico impiego sotto attacco; che sappiano promuovere comitati di lavoratori per arricchire la democrazia nei luoghi di lavoro, per proteggersi dalla repressione e dai ricatti.
Che siano promotori di unità tra i lavoratori e sostenitori della capacità di auto-organizzarsi dal basso per essere più forti e rappresentativi, per arginare le spinte individualistiche con la pratica della solidarietà.

Commissione Sindacale FdCA
marzo 2012