lunedì 27 agosto 2012

Ilva: capitolazione dell'antagonismo e futuri possibili.

Ciò che sta accadendo all’Ilva di Taranto in questi giorni concentra una serie di questioni irrisolte che, esplodendo all’unisono, sospingono alla confusione delle priorità, delle cause e degli effetti, delle soluzioni, e, di queste, del loro orizzonte immediato e a lunga scadenza. Lungi da voler fornire un’analisi complessiva e complessa della vicenda, si vuole qui affrontare alcuni elementi critici e, possibilmente, contribuire a una riflessione più generale.
 
 
La vicenda dell’Ilva è, da un certo punto di vista paradigmatica. Il Capitale distrugge. Non c’è giustificazione. Il Capitale nel suo incedere, elementare o complesso che sia, mostra la sua attitudine naturale alla devastazione biologica (vita e ambiente) che tende a uscire dai cancelli della fabbrica stessa e a investire la vita di tutta una comunità e non solo di chi in fabbrica vi lavora. È la dimensione naturalmente totalitaria del Capitale stesso, che non accetta (non potrebbe) una soluzione differente a quella del raggiungimento del massimo profitto. Nulla di nuovo.
 
 
Per i cittadini e gli operai di Taranto, l’Ilva rappresenta un nemico chiaro e riconoscibile, con complici evidenti che, nonostante ultimi tentativi di smarcamento come quelli operati dalla magistratura e dalle burocrazie sindacali, non è più possibile dissimulare. Ma dalla vicenda tarantina emergono anche altri elementi che hanno a che fare, con l’incontro di due debolezze che, se pure contrapposte (al momento non lo sono), rappresentano i termini della confusione, ma anche le possibilità di un’analisi che esca dal contingente e, soprattutto, dal recinto in cui il ricatto lavoro/salute ci sta costringendo. Oltre questo ricatto, vecchio tanto è vecchio lo sfruttamento capitalista, la borghesia nel suo complesso (Stato-padronato-burocrazie sindacali) mostra elementi di irrisolutezza e indeterminazione e brancola nel buio. Una magistratura tardiva agisce fuori contesto, ponendo problemi e non soluzioni, come d’altra parte il governo non riesce a immaginare una via d’uscita neanche contingente e si limita a un blando ricorso legale che, pure andasse in porto, riporterebbe i giochi al loro inizio. Il padronato, invece, trema di fronte alla possibile chiusura e, anch’esso, oltre agli assetti attuali, non sembra intenzionato a risolvere, anche solo parzialmente la questione. Le burocrazie sindacali, dietro una retorica lavorista, nascondono responsabilità decennali e complicità concrete (quanti soldi hanno preso CGIL-CISL-UIL dall’Ilva?). La debolezza è evidente, tanto quanto è evidente che questi attori non abbiano le carte in regola per poter avanzare proposte né possibili soluzioni.
 
 
La seconda debolezza si evidenza, invece, in una soggettività sociale che con difficoltà riesce a riconoscersi nei suoi interessi precipui. Cedere al ricatto salute/lavoro-reddito/vivibilità ne è chiaro esempio. È chiaro, d’altronde, che l’Ilva non può sic et simpliciter chiudere e mandare alla miseria decine di migliaia di persone e tutto un territorio; come è altrettanto chiaro che l’Ilva non può continuare a produrre in queste condizioni, ammazzando la gente e devastando un territorio, di per sé meraviglioso.
 
 
Francamente convincono poco alcune soluzioni ultrastataliste proposte da ciò che rimane della cosiddetta estrema sinistra italiana. Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori a ogni sollecitazione propone sempre la stessa identica solfa, falsamente taumaturgica, della nazionalizzazione, che si risolverebbe in una statalizzazione, ovvero nel riconsegnare allo Stato il sito industriale, riportando il problema alle sue origini. D’altra parte, non ci sembra che si stiano formando Consigli operai e popolari capaci di gestire una siffatta proposta che, quindi, solo un apparato statale potrebbe dirigere.
 
 
Ma se Ferrando e il suo partito ripropongono uno schema trito e utile solo alla fare un po’ di propaganda pro domo sua, particolarmente pericolosa ci sembra la presa di posizione di alcuni centri sociali italiani (Acrobax, Ska, Rialzo, Cdq Taranto, Villa Roth, Officina 99, Asilo 45) e il loro documento Il pettine, l’apecar, la frattura e noi rintracciabile in rete.
 
 
La logica événementiel che sottende il documento produce un’attitudine culturale e conflittuale tutta interna alle logiche stataliste e capitaliste. Innanzitutto, cede e s’arrende al ricatto banale volto a contrapporre salute e lavoro. Sposare l’uno o l’altro dei due termini significa cadere mani e piedi nella trappola voluta in primo luogo dalla direzione aziendale sulla quale tutti (magistratura, burocrazie sindacali e apparati locali dello Stato) si sono accodati, quantomeno per prendere tempo.
 
 
Sono due gli assi intorno a cui il documento suddetto si dipana: la contestazione in piazza del 2 agosto e la proposta del reddito. Elementi debolissimi.
 
 
In primo luogo, la contestazione, per quanto mediaticamente efficace e più che degna e legittima del 2 agosto (quando un corteo di qualche centinaio di operai e cittadini e “compagni” fece irruzione al comizio di CGIL-CISL-UIL) non rappresenta alcuna «frattura». Non rompe nessun «paradigma» e non sembra fornire alcuna via per la ricomposizione di una soggettività in qualche modo antagonista. Una blanda contestazione alle dirigenze burocratiche (di questo si è trattato, tanto più in una situazione tanto drammatica in cui si contano i morti) non rappresenta una rottura con le logiche esistenti, anzi assomiglia terribilmente a un elemento scontato, accettabile e, tutto sommato, riassorbibile. Siamo assolutamente solidali con chi per questo è vittima della repressione statale, ma non possiamo non dire che qualche denuncia per aver spostato qualche transenna, in sé, non rende l’atto particolarmente “rivoluzionario”. Siamo ben lontani dai Consigli di fabbrica autoconvocati e dai “bullonatori” di recente memoria.
 
 
L’elemento del reddito quale soluzione anch’essa taumaturgica rappresenta il compimento della resa. Nel concreto significa non far pagare un cent a padron Riva e riversare la questione sul pubblico intervento, pagato dalle tasse di altri lavoratori. Nulla di male se fosse una necessità contingente (quella di sostenere collettivamente dei lavoratori in difficoltà), ma quando diventa, come proposto, la soluzione permanente, si trasforma in un’altra cosa. Ovvero, un parassitismo sociale basato e sostenuto dallo Stato. Ricordiamo che lo Stato è uno strumento di dominio di classe, non certo un agente neutro e disinteressato. Avanzare che, all’interno degli attuali rapporti sociali, lo Stato borghese possa essere strumento di redistribuzione delle ricchezze, come asserito nel documento in questione, assomiglia alle proposte picciste degli anni ’50 o al tardo pensiero bertinottiano, ovvero un atto di conservazione dell’esistente. Per quanto sia sembrata “arrabbiata”, e non abbiamo motivo di pensare che non lo fosse, la protesta del 2 agosto, non ci sembra appunto un elemento di tale rottura capace di costringere il governo Monti-Casini-Alfano-Bersani (o qualsiasi altro esecutivo) a cedere sulla redistribuzione delle ricchezze. Perché mai dovrebbero farlo? Perché qualche cittadino, operaio e ragazzo impegnato strilla un po’ troppo forte? Siamo seri. Il potere, anche quello economico, non verrà mai ceduto da chi lo detiene. Non ci sembra responsabile asserire che una protesta “arrabbiata” possa costringere uno Stato del G8 a concedere alcunché in questo senso.
 
 
D’altronde, il documento esplicita una volontà di de-industrializzante che minerebbe proprio ciò che lo stesso documento propone. Se si riduce al lumicino la capacità produttiva di un Paese (l’Ilva non è una cooperativuncola di servizi ma la più grande fabbrica d’acciaio d’Europa ), alla fine non rimarranno neanche risorse da redistribuire, a meno che non si presupponga di andarsi a prendere tali risorse, con la forza, da qualche altra parte. Lo diciamo chiaramente: la proposta del reddito generalizzato, oltre a essere una proposta vecchia, che deriva dai tardi anni settanta del Novecento (lavoro o non lavoro salario garantito, si diceva all’epoca, più di 40 anni fa), è pensabile solo all’interno di un ricco Stato imperialista. Facciamoci i conti per favore.
 
 
Torneremo in un altro momento sulla questione del reddito, come torneremo anche sul tanto sbandierato well-fare che, in un paese imperialista, si coniuga necessariamente e concretamente con il war-fare. Ricordiamo soltanto che stiamo parlando di ammortizzatori sociali, ovvero di un elemento essenziale nella contingenza della necessità, ma che se generalizzato significherebbe la resa di ogni ipotesi alternativa, figuriamoci antagonista o rivoluzionaria. Ammortizzare il conflitto sociale non ci sembra una grande prospettiva in questo senso, anche perché coincide con la ristrutturazione statal-capitalista cui la Crisi finanziaria ed economica sta conducendo l’Occidente. La borghesia europea, difatti, non ha mai smesso di porsi il problema di contenere il conflitto sociale e di classe. E proprio la questione del reddito è parte della strategia propugnata dalla BCE. Ricordate la lettera della BCE dell’estate scorsa? Quel documento rappresenta il proposito programmatico di cui si fornita la borghesia finanziaria europea per attraversare la Crisi economica in corso. Tra gli elementi qualificanti, segnati in punti, v’era appunto la revisione degli ammortizzatori sociali, tutta indirizzato all’introduzione del reddito. Una coincidenza pericolosa.
 
 
Un altro elemento di debolezza del documento è la sua chiusura interna a un orizzonte tutto tricolore. I punti di riferimento da cui prende le mosse sono la protesta del 2 agosto (profondo sud-est) e la più vigorosa lotta No-Tav (profondo nord-ovest). Se si volge lo sguardo un po’ più a sud e un po’ più a nord dei confini nazionali, magari ci rende conto che possiamo anche assumere (se la prospettiva internazionalista è la nostra bussola di orientamento e non una battuta da bar) un punto di vista un poco più radicale e possibilmente più concreto. Tra una contraddittoria ma potente primavera araba e i conflitti degli operai greci, spagnoli e francesi (ricordate i sequestri di manager, le fabbriche minate con la dinamite, le occupazioni delle stesse ecc di 3-4 anni fa?), per non parlare delle violente fiammate di lotta di classe in Cina, si potrebbe anelare una proposta differente, magari solo un immaginario o un linguaggio davvero comune e “globale”. Nessuno è così sciocco da pensare di riprodurre tali lotte anche qui. Ma una riflessione di maggiore respiro sarebbe interessante e di certo proficua.
 
 
Il problema non è il lavoro in sé, ovvero la capacità umana di trasformare l’esistente che, dalla rivoluzione neolitica ci ha permesso, in parte, di emanciparci dalla legge di natura, quella in cui il più forte sopravvive. Né lo è la questione della redistribuzione delle ricchezze. A nostro avviso c’è un problema vecchio circa 5.000 anni che è quello della proprietà privata dei mezzi utili alla produzione, che finché saranno privati alla collettività e detenuti da singoli e associazioni di singoli il problema sarà lì, sornione e mordace.
 
 
Quando smetteremo di fare i bravi, anche se arrabbiati, cittadini occidentali, questuanti e piagnoni, e ci riconosceremo in un interesse collettivo radicalmente alternativo e futuribile, forse anche le prospettive cambieranno e si eviterà di avanzare sciocche proposte, volte a legarsi mani e piedi a uno Stato borghese e proporre l’auto-ricatto del reddito. Sì, ricatto: il reddito, come viene concesso viene ritirato e chi lo concede detta tutte le condizioni. È una burla atroce.
 
 
Un sano e robusto sindacalismo d’azione diretta, autorganizzato ed espropriatore, come la tradizione del movimento operaio internazionale insegna, sarebbe un’opportunità da cogliere. Troppo utopistico? Bene! Di certo maggiormente dignitoso che, piattino alla mano, mendicare qualche spicciolo (reddito) al governo del proprio Paese.
 
 
LaMalatesta. Pagine di cultura e critica anarchica.

mercoledì 22 agosto 2012

Il Ricordo di Nicola e Bartolomeo è vivo più che mai!

La  Federazione dei Comunisti Anarchici partecipa come ogni anno al  ricordo di un fatto avvenuto ormai 85 anni fa ma sempre vivo nelle menti di tutti, l’uccisione ingiusta (ammesso che esista una giusta uccisione)di due anarchici, ordinata da un’autorità mediante pena capitale. Sacco e Vanzetti sono e rimarranno il simbolo dell’intolleranza e della repressione  perpetrata dall’uomo o da un’autorità su altri uomini.
Il movimento anarchico è da sempre e sempre combatterà i soprusi, l’egoismo, il crimine,il razzismo e l’ignoranza inculcate nelle masse da una società autoritaria e schiavista che non lascia a queste ultime lo spazio per una vera autogestione e il libero pensiero.
L’Anarchia non è sinonimo di bombe e uccisioni, l’Anarchia è amore, amore per il prossimo e per la Libertà e non << sarà lontano il giorno in cui vi sarà pane per ogni bocca, un tetto per ogni testa e la felicità per ogni cuore>> (B.Vanzetti).
La felicità sarà totale aiutando <> (N.Sacco).
ViVa l’Anarchia
FdCA  

lunedì 20 agosto 2012

SUDAFRICA

 

L'ANC SI TOGLIE LA MASCHERA! LAVORATORI UCCISI!
Capitalisti e politici sono i colpevoli! Basta con la brutalità della polizia.
Senza giustizia, nessuna pace. Nè Zuma, nè Malema, nè LONMIN!

 

La Costituzione del paese garantisce diritti politici ed uguaglianza. E' abbastanza evidente che i padroni ed i politici invece fanno esattamente quello che vogliono.  Ci calpestano. Come è stato dimostrato dalle uccisioni da parte della polizia di minatori in sciopero alla miniera di Marikana della Lonmin. 

I DIRITTI DI CHI?

Gente! Dobbiamo fare i conti con i fatti. Il governo dell'ANC (African National Congress, il partito di Mandela, ndt) ed i grandi capitalisti gestiscono lo show. Il sistema rende i ricchi ed i potenti ancora più ricchi e più potenti.
I lavoratori ed i poveri soffrono. Noi non abbiamo nessuna protezione. Si lavora, ma non si sopravvive. I prezzi degli alimentari aumentano. L'ESKOM (l'ENEL sudafricana, ndt) aumenta. Dobbiamo pagare? Con cosa? Ma quando lottiamo, ci sparano addosso.

ANC/ STATO + PADRONI/ IMPRESE = ALLEATI

Lo Stato usa la forza bruta contro la maggioranza. Noi ci stiamo mobilitando per esprimere le nostre rivendicazioni. Questo è un nostro diritto. Dobbiamo lottare per vivere. Perciò noi lottiamo contro le tutte le elites: quelle che controllano il governo e quelle che controllano le imprese  (come la Lonmin).
Ma la nostra voce viene messa a tacere con i proiettili.
Sebbene noi non condividiamo acriticamente tutte le azioni dei minatori di Marikana, noi siamo sempre con la classe lavoratrice e con i poveri contro lo Stato e contro i capitalisti.

ANCYL = ANC = MASSACRO DI MARIKANA

L'ANC aveva promesso di cambiare il sistema. Invece, ne è divenuto parte. Ha preso il posto del National Party (NP) di cui un tempo ne denunciava l'oppressione. Il NP uccideva i lavoratori. Ma ora è l'ANC che uccide i lavoratori.
E' inutile che l'ANCYL (Lega della gioventù dell'ANC, ndt) faccia finta di condannare gli omicidi della polizia (vedi il suo comunicato del 17 agosto 2012). L' ANCYL è parte integrante del sistema di potere dell'ANC.
Malema ed altri dirigenti ANCYL espulsi vogliono usare questi fatti per essere reintegrati nell' ANC – per arricchirsi o mentire provandoci. Ma l'ANC ha le mani che grondano sangue.
I dirigenti di ieri e di oggi dell'ANCYL  (al pari di tutti i dirigenti dell'ANC) vogliono più soldi e non più libertà per il popolo.

CAPITALISMO NO GRAZIE!

Il capitalismo è un sistema di brutale sfruttamento e di sofferenza. La classe lavoratrice nera, coloured ed indiana soffre a causa dell'eredità dell'oppressione nazionale dell'apartheid e della quotidiana repressione ad opera del capitalismo e della polizia. (Ma anche la classe lavoratrice bianca viene sfruttata ed oppressa).

COLLETTIVIZZARE, NON NAZIONALIZZARE

L'ANCYL usa gli omicidi dell' ANC per tornare a battere il tamburo della ”nazionalizzazione delle miniere e degli altri settori strategici dell'economia.” Ma i fatti di Marikana mettono a nudo la vera natura dello Stato e del governo, indipentemente dal partito al potere: una macchina omicida assetata di sangue al servizio della classe dominante tanto dei neri ricchi quanto dei bianchi ricchi.
Il vero controllo dei lavoratori sull'economia non significa darne il controllo alle imprese (privatizzazioni) o alle aziende di Stato (nazionalizzazione). Significa invece il reale controllo popolare democratico sull'economia tramite i consigli operai e di quartiere, al servizio dei bisogni popolari.

LA POLIZIA NON SI PUO' CAMBIARE

Il ruolo della polizia è quello di reprimere e far tacere la classe lavoratrice ed i poveri. Questo problema non può essere risolto con commissioni d'inchiesta – come qualcuno pensa. Chiedetelo alla famiglia di  Andries Tatane (attivista ucciso dalla polizia durante una manifestazione a Ficksburg, ndt). E non si può risolvere nemmeno con le elezioni. Ricordiamoci di  Sharpeville 1960 (69 manifestanti uccisi dalla polizia,ndt), Soweto 1976 (700 manifestanti uccisi e 4000 feriti dalla polizia,ndt),  Uitenhague 1985 (20 manifestanti uccisi dalla polizia, ndt) , Michael Makhabane (ucciso dalla polizia a Durban, ndt) nel 2000, dei lavoratori iscritti al sindacato SAMWU (South African Municipal Workers Union, ndt) nel 2009 (la polizia sparò contro gli scioperanti, ndt), di Andries Tatane nel 2011 … Marikana 2012. Almeno 25 manifestanti e scioperanti sono stati uccisi dal 2000, prima di Marikana.

POTERE POPOLARE, NE' ELEZIONI NE' PARTITI

Guardate a Marikana. Le elezioni non hanno cambiato il sistema. Andare al governo per fare politica non è la soluzione. Sostituire Jacob Zuma con un altro dirigente dell'ANC non è una soluzione. Un nuovo partito politico – anche se di  “sinistra” oppure “dei lavoratori” – non è una soluzione. Nessun partito politico è una soluzione.

SINDACATI: SVEGLIA!

I sindacati dei minatori di  Marikana,  il NUM (National Union of Mineworkers, ndt) e l'AMCU (Association of Mineworkers and Construction Union, nedt)  sono caduti nella trappola preparata dai politici al potere e dai padroni. Si sono combattuti l'un l'altro, invece di combattere il vero nemico. L'unità è forza: per non essere divisi e dominati. Lavoratori del mondo unitevi! Classi lavoratrici di tutti i paesi e di tutte le razze unitevi! Mettere fine alla allenza! Il sindacato del COSATU (Congress of South African Trade Unions, ndt)  non dovrebbe avere nessun legame con quei sanguinari dell'ANC.

ANARCHISMO = CONTROPOTERE

E' tempo di sostiture il sistema statal/capitalistico con il contropotere del popolo. Questo vuol dire che noi vogliamo che siano i consigli operai e di quartiere a controllare l'economia, dal basso. Noi vogliamo l'autogestione diretta e democratica dell'industria nelle mani dei lavoratori nei luoghi di lavoro, noi vogliamo l'autogoverno dei quartieri da parte di coloro che ci vivono. Vogliamo decidere collettivamente su come gestire le nostre vite. Ci rifutiamo di vivere secondo regole determinate dai padroni e dai politici, i quali usano la polizia per sparararci addosso come si fa con i cani che non obbediscono.

UNA SOLA SOLUZIONE: DEMOCRAZIA DELLA CLASSE LAVORATRICE !

ABBIAMO BISOGNO DI TUTTI VOI! NON VOTATE, MOBILITATEVI!

SE SIETE D'ACCORDO CON QUESTE IDEE O VOLETE SAPERNE DI PIU' SULL'ANARCHISMO: 072 399-0912 OR 079 281-2560 OR zacf@riseup.net
Sottoscritto da:\

Tokologo Anarchist Collective
Zabalaza Anarchist Communist Front
Inkululeko Wits Anarchist Collective
Link esterno: http://zabalaza.net
A tutte le associazioni antirazziste, ai movimenti, ai partiti, alle associazioni di consumatori, ai gruppi solidali d'acquisto, alle cooperative sociali.

Da oggi, 10 agosto 2012, parte una Campagna di Boicottaggio dei Supermercati Bennet, azienda della grande distribuzione commerciale che continua a rifornirsi dei suoi prodotti orticoli dalla azienda agricola "Bruno Lazzaro" di Castelnuovo Scrivia, dove, da due mesi, quaranta lavoratori immigrati marocchini sono in lotta contro le condizioni di sfruttamento e di riduzione in schiavitù.

E' una lotta bracciantile molto importante che attiene alle condizioni di lavoro, di salario e di sfruttamento comuni ad una vasta area della Bassa Valle Scrivia.

E' una lotta che dobbiamo vincere insieme a questi migranti - regolari e clandestini - che hanno avuto il coraggio di alzare la testa.

Chiediamo la solidarietà di tutti i cittadini e consumatori italiani.

Dal Presidio permanente migranti in lotta di Castelnuovo Scrivia

martedì 14 agosto 2012

 Comunicato Sull'ILVA di due RSU
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STIAMO CON IL COMITATO!
Se i giovani faticano a comprendere il vero significato della parola Capitalismo, potremmo
loro spiegare che ne è un chiaro esempio vivente l'ILVA di Taranto e cioè:
devastazione dell'ambiente (cittadini costretti ogni giorno a raccogliere due secchi di polvere nera),
386 casi di morti finora accertati, 237 casi di tumore maligno, di cui molti bambini, ricoveri per
malattie respiratorie, eventi coronarici, ispettori dell'Asl ed RSU corrotti da dirigenti criminali che
falsificavano i dati delle immissioni e poi i 180 morti sul lavoro ed i migliaia di invalidi dentro a
quell'unica maledetta fabbrica che ti da il pane, ma ti uccide!
Tutto ciò riesce a radicarsi ove si presentano due componenti: disoccupazione alta e
sindacati compiacenti.
A Taranto l'ILVA ha trovato tutte e due le componenti, finchè un bel giorno la Magistratura non ha
potuto più chiudere due occhi ed ha dovuto emettere 8 arresti, ecco così il rischio di chiusura dello
stabilimento inevitabile, ma come sappiamo bene il Capitalismo sa rigenerarsi e trovare sempre
nuove alleanze per continuare a sfruttare risorse e vite umane, ecco infatti arrivare puntuali le
parole di sostegno servile da parte di politici e sindacalisti.
Le Segreterie di Cgil, Cisl e Uil (Fiom compresa) invece di svolgere il proprio ruolo di contrasto a
quel modo di far profitto (Capitalismo), riescono a soffiare sulle paure, diffondendo il solito
messaggio "del meno peggio" fino ad accettare di lavorare alle precedenti condizioni pur di non
chiudere!
sappiamo bene che il Capitalismo si prende un dito, poi un braccio e poi tutto! quindi in un
momento favorevole sul piano dei rapporti di forza, invece che lottare ed essere controparte a quel
padrone, incredibilmente si scende in strada, non contro i dirigenti dell'ILVA, ma a favore, non
contro il Capitalismo, ma per il mantenimento dello stabilimento aperto (chiedendo allo Stato,
quindi a noi, e non a Riva, di accollarsi i 336 milioni di euro di bonifica) e ci credono davvero! tanto
da mandare la cavalleria in Piazza (Bonanni, Angeletti, Camusso e Landini) ... ma si sa l'operaio
non è così stupido, ad un certo punto esplode!
Infatti in quella Piazza irrompono 750 persone (operai e cittadini Tarantini) che giustamente si
riprendono la parola! ricevono tanti applausi, loro non li vogliono, loro vogliono solo urlare la loro
rabbia, quello che vogliono lo urlano e lo scrivono su uno striscione enorme: "Si ai diritti no ai
ricatti, occupazione, salute, reddito, ambiente".                                                   
Il giorno seguente provano ad attaccare questi ragazzi, questi operai, questi cittadini, Landini
sembra esprimersi come il peggior populista in circolazione, provano a minimizzare, ma la figura
di merda e troppo grande, la sconfitta è sonora! la Piazza (tutta) ha applaudito loro e cacciato quei
dirigenti sindacali che per anni hanno solo saputo chiacchierare!, fatto sta che partono persino 41
denunce!
Senza troppi giri di parole, noi a 1200 Km di distanza, non solo condividiamo tutto del Comitato
Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, ma ci ispiriamo a voi convintamente, per una
semplicissima ragione, avete avuto il coraggio di rompere gli schemi per primi, mostrando il
coraggio di non delegare nessuno, organizzandovi dal basso per spezzare e catene dello
sfruttamento! e dimostrando ai giovani (in modo concreto) che un altro modo di fare sindacato è
possibile e che salute e dignità dell'essere umano vengono prima del profitto!


DISPONIBILI PER OGNI FORMA DI SOSTEGNO!
PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE 41 DENUNCE!

RSU USB (FOMAS OSNAGO LECCO) - RSU FIOM (FOMAS CERNUSCO LOMBARDONE LECCO)