venerdì 30 novembre 2012

SIAMO TUTT* NO TAV, NON CI FERMERETE MAI!











Il 29 Novembre alle 7 di mattina, la Digos ha bussato alla porta di
Damiano, da anni attivista e occupante del CSOA Forte Prenestino,
perquisendo l'abitazione e notificandogli gli arresti domiciliari.

Nelle stesse ore il presidio di Chiomonte, in Val di Susa, viene
sgomberato e sigillato, ed altre 18 persone, a Torino e in Valle,
vengono raggiunte da misure restrittive e provvedimenti cautelari.

Questa operazione scatta a pochi giorni dal vertice italo-francese su
TAV del 3 dicembre, contro il quale il movimento NO TAV ha indetto una
mobilitazione internazionale.

Dopo le sentenze di Genova e le condanne per devastazione e
saccheggio, gli arresti per il 15 ottobre e i pestaggi indiscriminati
degli studenti, è di nuovo la volta de* NO TAV.

L'intento è chiaro: colpire chi partecipa in prima persona alle
lotte, criminalizzare un intero e variegato movimento, creare un clima
di tensione in occasione delle prossime mobilitazioni.

Indipendentemente dalle modalità messe in campo, a suon di musica o
dietro uno scudo, a volto scoperto o protetti da un casco, ogni forma
di dissenso diventa un problema di ordine pubblico, mentre le ragioni
delle lotte restano oscurate.

Non lasceremo vincere questa strategia, continuiamo a scendere in
piazza nelle nostre città, torniamo ancora più numerosi in Valle:

le ragioni NO TAV non si arrestano!

Fuori le truppe di occupazione dalla Val di Susa.

Liber* Tutt*

CSOA Forte Prenestino

martedì 20 novembre 2012

QUANTO VALE OGNI BOMBA SU GAZA?


Ci sono un  sacco di ragioni dietro l’ennesimo criminale bombardamento a Gaza.
C’è il tentativo di impedire il riconoscimento, sia pure come osservatore, della Palestina da parte delle Nazioni Unite. E di mettere alla prova un alleato americano sulla cui lealtà indiscussa si poteva forse nutrire qualche dubbio. E invece ancora una volta anche dai governi europei siamo al blando rimprovero per la  reazione "esagerata" ma "legittima" dello Stato israeliano.
Ci sono le elezioni in Israele, scadenza nefasta per gli abitanti di Gaza,  usati ancora una volta  come bersaglio a scopo propagandistico.
C’è la tentazione di alzare il livello dello scontro per mettere alla prova i nuovi regimi  mediorientali, e il generale assetto dell’area, in cui stenta ad emergere una potenza regionale. Mentre d’altra parte i riflettori puntati su Gaza potrebbero permettere al governo siriano l’offensiva decisiva contro i ribelli…..
Nessuna di queste ragioni vale lo scempio che ancora una volta si sta compiendo sulla pelle di una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti di cui la metà è composta da minori, sotto embargo  e  priva la stessa anche dei medicinali e dei beni di prima necessità. I militari israeliani si scaricano la coscienza con proclami alla popolazione palestinese, avvertendoli, prima dei bombardamenti, di allontanarsi dai luoghi di Hamas. Una tragica beffa visto  che la striscia di Gaza è  una delle regioni più densamente abitate del mondo.
Intanto lo Stato di Israele non ha mai smesso la sua strategia di controllo militare e vitale su Gaza e continua ad occupare militarmente territori, proteggendo e favorendo l’espansione delle colonie israeliane che si allargano giorno per giorno sulla terra dei palestinesi. Innalza muri che rinchiudono villaggi interi, che sradica uliveti e uccide gli animali dei pastori imponendo miseria e umiliazione. Mortifica e tormenta quotidianamente chi tenta di passare da una parte all'altra dei muri della segregazione per lavorare, curarsi, andare a scuola. E viola sistematicamente le pur ipocrite e impotenti innumerevoli risoluzioni dell'ONU. E se la Cisgiordania è il vero terreno di conquista, metro dopo metro, casa dopo casa, Gaza continua il suo destino di vittima sacrificabile.
E oggi, come 3 anni fa, di nuovo sulla popolazione palestinese si scatenano i nuvoloni neri della guerra impari alimentata dallo Stato israeliano, e l’unica concreta speranza che la popolazione già provata dall’embargo possa riacquistare velocemente un minimo di pace è che gli avvoltoi di ogni risma, che si accalcano fisicamente e idealmente ai suoi confini, raggiungano un nuovo precario equilibrio.
Abbiamo imparato che, al di la di precarie e temporanee situazioni di relativa pace, dagli Stati di ogni grado e grandezza non c’è da aspettarsi molto per il futuro della comunità palestinese.
La speranza di una reale emancipazione è che in un futuro prossimo si rafforzino e si estendano quelle pratiche di auto-organizzazione sorte, in molti villaggi palestinesi, dalla solidarietà tra i comitati popolari locali e organizzazioni come gli Anarchici Contro il Muro, nel cui interno militano israeliani antisionisti e internazionalisti provenienti da molte parti del mondo. Pratiche di lotta fatte essenzialmente di resistenza all’arrogante espansione sionista che hanno portato molti villaggi a scegliere un’altra strada rispetto al militarismo fondamentalista di Hamas.
Noi come anarchici e libertari di classe continueremo a denunciare il colonialismo sionista, così come denunciamo tutti gli imperialismi ed i fondamentalismi oppressori della libertà e della dignità dei popoli, e continueremo ad appoggiare le lotte e gli atti di solidarietà nei confronti del popolo palestinese, sostenendo tutte quelle manifestazioni in embrione di auto-determinazione che hanno e che stanno caratterizzando la lotta di interi villaggi della Palestina, convinti che sarà solo liberandosi dalla malefica influenza di qualsiasi oligarchia statale o parastatale che i lavoratori e le lavoratrici potranno conquistare terreno verso una vita più dignitosa.
Ma ora, subito, la fine dei bombardamenti e la fine dell’embargo. Apriamo Gaza, la più grande prigione del mondo a cielo aperto.
20 Novembre 2012
Segreteria Nazionale della Federazione dei Comunisti Anarchici

sabato 17 novembre 2012

LETTERA MAMMA NO TAV

Ciao a tutti,
segnalo che stanno arrivando a casa convocazioni presso gli uffici di assistenza sociale, richiesti dalla Procura di Torino – Tribunale dei minorenni – per i ragazzi, minorenni appunto, che prendono parte a presidi, sit-in, volantinaggi, manifestazioni, attività No Tav, senza che ci sia una configurazione di un reato.
Si tratta di ragazzini identificati dalle forze dell’ordine, mentre, pacificamente, manifestavano in Valle di Susa.
Mio figlio Francesco, ancora 14enne, è stato segnalato, insieme ad altri minorenni, in quanto volantinava a Susa, a fine settembre.
Non essendoci presenza di reato, perché la Procura “segnala” i ragazzini ai servizi sociali?
Per vedere se il loro sano attivismo è sintomo di patologie o disagi familiari?
Se hanno genitori violenti, oppressivi che li costringono a manifestare per diritti civili e politici?
Manifestare diviene sintomo di disagio, per i rappresentanti della legge?
Se questo non è regime, non so cos’altro dire.
Angela

venerdì 9 novembre 2012

Il 14 novembre i lavoratori sono chiamati a uno sciopero europeo, il primo segnale di risposta internazionale a un attacco portato in tutto il continente in forme diverse ma sempre durissime dalla borghesia europea ed i suoi governi contro la classe lavoratrice. E ai lavoratori va restituita la titolarità delle lotte, che saranno tanto radicali quanto i lavoratori e le lavoratrici sapranno costruirle e esserne protagonisti.

Nostro compito, come sempre è quello di stare a fianco dei lavoratori, nei posti di lavoro e nelle piazze; perché la nostra condizione di donne ed uomini operai, impiegati, insegnanti, contadini, pensionati, studenti, precari e disoccupati, lavoratori al nero, esodati, partite IVA malpagate è la condizione mutabile all'interno di queste categorie di salariati sfruttati che stanno pagando quella che comunemente viene chiamata crisi, per nascondere il gigantesco saccheggio in atto di risorse economiche ed ambientali, di diritti e di civiltà.


www.anarkismo.net

venerdì 2 novembre 2012


PATERNALISMO SISMICO

La sentenza relativa al terremoto de L’Aquila del 2009, che ha condannato in primo grado la Commissione Grandi Rischi, ha fatto molto scalpore specialmente nella comunità scientifica nazionale e internazionale.

Non siamo, per indole, dalla parte dei magistrati ma riteniamo tuttavia importante fare chiarezza su come tale vicenda sia vissuta a livello mediatico. Innanzitutto c’è da dire una cosa: non è vero che i tecnici della Commissione sono stati condannati per non aver previsto il terremoto che la notte del 6 aprile 2009, alle ore 3.32 del mattino, colpì la zona de L’Aquila, provocando la morte di più di 300 persone. Opinione questa che è stata fatta propria universalmente da chi non condivide la sentenza, specialmente da quei scienziati e tecnici che hanno addirittura rievocato antiche persecuzioni inquisitorie.

In realtà la condanna è scattata perché i tecnici hanno coscientemente e deliberatamente mentito sulla probabilità o meno che un evento così catastrofico potesse avvenire. D’altra parte se è vero che un terremoto non può essere previsto, paradossalmente sono stati proprio i tecnici della Commissione che, rassicurando la popolazione aquilana, hanno implicitamente prodotto una previsione di non accadimento.

Quindi il comportamento scorretto dei tecnici sussiste semmai nell’aver elaborato una previsione scientificamente impropria (proprio perché i terremoti non si possono ne prevedere e ne non prevedere) e che oltretutto si è dimostrata tragicamente errata.

Ritornando indietro nel tempo, di fronte allo sciame sismico che da ottobre del 2008 veniva registrato nell'area aquilana, la Commissione, pochi giorni prima del terremoto del 6 Aprile 2009, risolve il tutto con un'oretta di riunione dove si affermano tutta una serie di ovvietà, compresa l’imprevedibilità dei terremoti, senza però decidere niente (vedi il verbale della Commissione Grandi Rischi del 31 Marzo 2009 su http://abruzzo.indymedia.org/article/6327).

I tecnici in quella riunione affermarono che l'aumento dell’attività sismica con il susseguirsi di piccole scosse ripetute non per forza doveva far pensare al verificarsi di un evento catastrofico. Questo è vero, ad uno sciame sismico non sempre segue un terremoto di grande energia, ed è anche vero che le grandi scosse non sempre sono precedute da questi e altri fenomeni premonitori. Però, spesso i due fenomeni sono associati; allora perché non è stato applicato il sano principio di precauzione, coordinando almeno un piano operativo che prevedesse una maggiore tempestività dei soccorsi, ad esempio, col dislocamento strategico dei mezzi? (I tempi di intervento in questi casi sono fondamentali) Ma soprattutto perché, se non si era sicuri sull’eventualità che una scossa sismica sarebbe potuta accadere o meno, si è rassicurata la popolazione?

Probabilmente, anzi sicuramente, le intercettazioni dei colloqui telefonici tra, l’allora potente capo della Protezione Civile, Bertolaso ed il sismologo Enzo Boschi, ci forniscono le risposte a queste domande: “…la verità non la si dice" ordina l’indiscusso capo della PC, e i tecnici obbediscono. I cittadini aquilani, autoritaristicamente, non devono essere informati, i cittadini aquilani, paternalisticamente, devono essere rassicurati.

È una pratica consueta nella gestione del potere utilizzata dai burocrati ed i tecno burocrati dello Stato. Una pratica intrisa di autoritarismo e paternalismo, una pratica che ha radici profonde nella consuetudine della delega del potere alle oligarchie dominanti, economiche, politiche e scientifiche. Una pratica che insieme alle altre caratteristiche peculiari di questo sistema di potere, quali la proprietà privata, i privilegi di classe e di casta politica, i connubi mafiosi tra istituzioni pubbliche e affaristi privati, contribuisce al degrado dei nostri territori ed all’insicurezza ambientale di fronte al naturale espletarsi dei fenomeni geologici.

Ritornando alla sentenza di primo grado, che come spesso succede in Italia quando sono coinvolti personaggi del potere è molto probabile che venga rovesciata negli altri gradi di giudizio, si rischia tuttavia che questa svii l’attenzione sull’altra grande parte di responsabilità oggettive che contribuiscono a rendere insicure le nostre città ed i nostri territori dal punto di vista geologico.

Infatti, se vogliamo contrastare gli effetti dei terremoti, così come quelli di altre catastrofi geologiche, l'unico aspetto su cui si può fare leva è la prevenzione.

E fare prevenzione significa ridurre il più possibile quei fattori che contribuiscono a mantenere alto il Rischio Sismico di una determinata area e che dipendono dalle risposte che mette in campo la società. Se infatti non si può intervenire sulla cosiddetta Pericolosità sismica perché dipende da cause oggettive legate alla sismicità naturale di un’area, se non facendo in modo che venga conosciuta sempre più adeguatamente, ad esempio approfondendo nei territori tutti quegli aspetti legati agli effetti sismici di sito, in grado di amplificare le onde sismiche di un terremoto, molto si potrebbe fare migliorando la Vulnerabilità sismica del costruito, caratteristica che esprime la propensione delle costruzioni a resistere alle azioni sismiche. 

E qui sta il grosso del problema Rischio Sismico.

Molti tecnici territoriali degli enti pubblici, infatti, ammettono candidamente di non conoscere affatto la Vulnerabilità sismica della quasi totalità degli edifici presenti sui territori di loro competenza, e non solo di quelli privati, ma anche di quelli pubblici come scuole ed ospedali, a fronte di una notevole vetustà del patrimonio edilizio italiano che per la maggior parte (circa il 55% in media e fino al 76% nelle grandi città) è stato edificato prima che entrasse in vigore qualsiasi normativa antisismica (fonte: http://www.architettibrescia.net/wp-content/uploads/2012/04/weekmailweb_2012_17.pdf).

D'altronde in questo bel paese abbiamo assistito al fatto che anche edifici costruiti in periodi dove le normative antisismiche esistevano (e questo è il caso dei capannoni industriali emiliani o della casa dello studente de L’Aquila, o della scuola di San Giuliano di Puglia, ecc, ecc,ecc), hanno subito danni fino al collasso strutturale, perché gli interessi di un intero blocco sociale pubblico-privato, composto da amministratori, faccendieri, palazzinari, dedito al guadagno a discapito della sicurezza del costruito, si è dimostrato più importante delle vite custodite dagli edifici.

Eppure le risorse per eseguire le verifiche sismiche, almeno degli edifici sensibili, ci sarebbero, basterebbe andare a fare un po' di conti in tasca a tutte le amministrazioni statali, centrali e periferiche, per vedere quanto spendono nel mantenere l'esercito del consenso all'interno delle aziende pubbliche o a capitale misto o quanto spende lo Stato in nuovi armamenti o nelle cosiddette missioni di pace; oppure quanto viene regalato all'imprenditoria delle finte cooperative con le esternalizzazioni dei servizi, o quanto viene elargito ad un imponente esercito di dirigenti assolutamente inutili alla collettività, o infine basterebbe recuperare una quota parte delle imposte evase nel commercio e nelle libere professioni, solo per citare alcuni esempi.

È qui che ritorna prepotente il meccanismo della delega. Non possiamo lasciare nelle mani di questi faccendieri la gestione dei nostri territori, anche dal punto di vista della sicurezza ambientale.

Sta a noi, infatti, attraverso la costituzione di organismi di autogoverno territoriale basati sulla cooperazione tra cittadini e tecnici attenti alla conservazione dei beni comuni, come il patrimonio edilizio sensibile (scuole e ospedali ad esempio), e alla salvaguardia della sicurezza sociale, ribaltare la situazione, mettendo in campo forme di lotta che sappiano direzionare le risorse collettive generate dalla tassazione, ad esempio, altrimenti orientate dagli organi statali centrali e territoriali ad alimentare i privilegi e gli sprechi dei tecno burocrati e degli affaristi, o quelle orientate ad alimentare la spesa militare o a mantenere l’enorme, dispendioso e inutile parco dirigenziale.


Novembre 2012

Gruppo di Lavoro Energia e Ambiente della FdCA