domenica 30 giugno 2013

Da Taksim a Rio passando per Tahrir, la puzza dei lacrimogeni


Da Taksim e Tahrir, dalla Bulgaria al Brasile, noi combattiamo la stessa lotta contro l'oppressione degli Stati che proteggono una ristretta elite di ricchi.
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Lettera aperta degli attivisti egiziani del collettivo ‘Compagni dal Cairo’.

A tutti voi ed a coloro con cui lottiamo fianco a fianco,

la giornata del 30 giugno segna una nuova tappa per la nostra rivolta, per l'edificazione di ciò che abbiamo iniziato tra il 25 ed il 28 gennaio 2011. Questa volta ci ribelliamo contro il regime del Fratelli Musulmani che non ha fatto altro che perpetuare le stesse forme dello sfruttamento economico, della violenza delle polizia, della tortura e degli omicidi.

Parlare di imminente “democrazia” non ha nessun significato quando non vi è nessuna possibilità di vivere una vita dignitosa. Le pretese di legittimazione elettorale contrastano con la realtà di un Egitto in cui la nostra lotta prosegue perchè siamo di fronte al perpetuarsi di un regime oppressivo che ha cambiato volto ma mantiene le stesse logiche di repressione, austerity e brutalità da parte della polizia. Le autorità non hanno credibilità presso la popolazione, e le posizioni di potere si declinano in opportunità per vantaggi personali in termini di potere e di ricchezza.

Il 30 giugno si rinnova l'urlo rivoluzionario:“Il popolo vuole la caduta del sistema”. Noi perseguiamo un futuro che non sia governato nè dal greve autoritarismo e dal capitalismo amico dei Fratelli Musulmani nè da un apparato militare che mantiene una morsa sulla vita politica ed economica nè per un ritorno alle vecchie strutture dell'era di Mubarak. Sebbene le masse di manifestanti che scenderanno in piazza il 30 giugno non si ritrovino uniti su queste posizioni, deve essere nostro compito evitare che si ritorni ai periodi sanguinari del passato.

Sebbene le nostre reti siano ancora fragili noi traiamo speranza ed insegnamento dalle recenti rivolte sviluppatesi in Turchia ed in Brasile. Ognuna di queste esperienze nasce da realtà politiche ed economiche differenti, ma noi tutti siamo influenzati da circoli ristretti le cui richieste per il tutto subito hanno perpetuato una mancanza di prospettiva per quello che serve al popolo. Siamo stati influenzati dall'organizzazione orizzontale del Movimento per le Tariffe Libere a Bahìa in Brasile nel 2003 e dalle assemblee pubbliche che si sono diffuse in Turchia.

In Egitto, i Fratelli Musulmani mettono un impiallacciatura religiosa sui processi in corso, mente le logiche del neoliberismo egiziano si scontrano con  il  popolo. In Turchia, una strategia di crescita aggressiva del settore privato si manifesta parimenti in leggi autoritarie, nella stessa logica della brutalità della polizia quale strumento primario per reprimere ogni opposizione ed ogni tentativo di proporre delle alternative. In Brasile un governo nato da una legttimazione rivoluzionaria ha confermato che il suo passato non è che una maschera mentre si allea con lo stesso ordine capitalistico di sempre che sfrutta il popolo e la natura.
Queste ultime lotte unificano le  indomite battaglie dei Curdi e delle popolazioni indigene dell'America Latina. Per decenni, i governi della Turchia e del Brasile hanno cercato di spazzar via questi  movimenti di lotta. La loro resistenza alla repressione statale ha anticipato l'ondata di proteste che ora attraversa la Turchia ed il Brasile. Ne cogliamo l'urgenza nel riconoscere la profondità di ogni lotta e la ricerca di forme di ribellione da diffondere in nuovi spazi, nei quartieri e nel territorio.

Le nostre lotte hanno il potenziale per opporsi al regime globale degli Stati. In tempi di crisi come di benessere, lo Stato — che in Egitto sia sotto il potere di Mubarak, della Giunta Militare o dei Fratelli Musulmani - continua ad espropriare ed a concentrare allo scopo di preservare ed espandere la ricchezza ed i privilegi di coloro che hanno il potere.

Nessuno di noi lotta isolatamente. Dobbiamo affrontare nemici comuni in Bahrain, in Brasile ed in Bosnia, in Cile, in Palestina, in Siria, in Turchia, in Kurdistan, in Tunisia, in Sudan, nel Sahara Occidentale ed in Egitto. E la lista potrebbe allungarsi. Ovunque ci definiscono teppisti, vandali, sacchegggiatori e terroristi. Noi stiamo lottando per molto di più. Non solo contro lo sfruttamento economico, contro  la  nuda violenza poliziesca o contro un illegittimo sistema di regole. Non è per i diritti o per una nuova cittadinanza che  noi stiamo lottando.

Noi ci opponiamo allo stato-nazione quale strumento centrale di repressione, in cui ad una elite locale viene permesso di appropriarsi della vita di tutti noi e viene permesso ai poteri globali di mantenere il loro dominio sulla vita quotidiana di tutti noi. Questi lavorano  insieme con la repressione e con i media e con tutto quello che sta in mezzo. Noi non chiediamo di unificare o di parificare le nostre varie lotte, ma è la stessa struttura di potere che dobbiamo combattere, smantellare, ed abbattere. Insieme, la nostra lotta è più forte.

Vogliamo la caduta del Sistema.

Compagni dal Cairo

source ( http://roarmag.org/2013/06/from-tahrir-and-rio-to-taksi...ne%29 )
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

mercoledì 26 giugno 2013

 
 26 giugno giornata internazionale di solidarietà con la lotta degli operai della Vio.Me.
Il 26 Giugno OFFICINE ZERO risponde e rilancia l'appello internazionale alla solidarietà con la fabbrica occupata e autogestita VIO.ME di Salonicco. Per il mutualismo delle lotte, per diffondere in Europa l'autogestione della produzione, l'autorecupero e la riconversione delle fabbriche. Per il diritto a lavorare e a vivere senza padroni.
Appuntamento a Roma ore 17,00 via S. Mercandante 36 fuori l'ambasciata greca.

Giornata internazionale di solidarietà con la lotta degli operai della Vio.Me.
È la storia di una fabbrica abbandonata dai padroni, dimenticata dallo stato e dal governo e ignorata dalla burocrazia sindacale. È la storia di una fabbrica in cui, come in molti altri luoghi, i lavoratori sono diventati disoccupati nel contesto di questo disastro che i governanti chiamano ristrutturazione economica, ma che noi chiamiamo crisi e collasso capitalistico globale. È la storia della devastazione e del saccheggio, come molte altre storie intorno a noi.
Ma, soprattutto, è la storia di una parte della classe operaia che rifiuta di arrendersi. È la storia dell’autodeterminazione dei lavoratori e della democrazia diretta basata su un sindacato di base con coscienza di classe, di cui l’interesse collettivo e l’assemblea generale sono i principi costitutivi. È la storia dell’occupazione e auto-gestione della fabbrica Vio.Me. dove il bisogno di lavoro dignitoso e di esistenza cresce sopra ogni altra cosa. È la storia di una comunità di lotta dove i problemi quotidiani cercano soluzioni collettive. È una storia di creatività.
Per questo motivo la lotta dei lavoratori della Vio.Me. ha risvegliato la solidarietà di migliaia di persone, di lavoratori e di disoccupati in ogni angolo del mondo. Per questo, solo nell’ultimo anno, da Melbourne a Tokyo e da Washington a Berlino, sono stati organizzati dozzine di eventi in sostegno a questa lotta. Per queste stesse ragioni, sindacati, collettivi, spazi sociali e iniziative di tutte le città greche, piccole e grandi, dimostrano ogni giorno la loro solidarietà in ogni maniera possibile. Questo è anche il motivo per cui i governanti, lo stato e i padroni, hanno paura dei lavoratori della Vio.Me. e si oppongono in ogni modo alla loro lotta.
Oggi, quattro mesi dopo la riapertura della fabbrica Vio.Me. da parte degli stessi lavoratori in completa autogestione e sotto il controllo operaio, lo stato e il governo stanno ancora provando a mettere ostacoli e a impedire l'illimitata operatività della fabbrica. Da quattro mesi il governo sta provando a soffocare finanziariamente la lotta, negando finora ai lavoratori, senza stipendio già da due anni, il sussidio straordinario di disoccupazione che è stato concesso in molti altri casi. Ma i lavoratori e il loro sindacato non cederanno al ricatto economico. Ci appelliamo a ogni lavoratore che subisce l’attacco della classe dei padroni contro le nostre vite e i nostri mezzi di sussistenza, a ogni disoccupato che vede nell’autogestione dei mezzi di produzione una via d’uscita dalla miseria e dalla povertà, a ogni unione sindacale, collettivo e spazio sociale del movimento, di stare accanto alla lotta dei lavoratori della Vio.Me.
Mercoledì 26 giugno i lavoratori della Vio.Me. chiamano una giornata internazionale di solidarietà. Distribuiranno i prodotti realizzati sotto il controllo operaio in un evento centrale a Salonicco. E hanno bisogno che l’intera società li supporti, organizzando eventi di solidarietà in Grecia e all’estero.
Chiediamo l'illimitata operatività della fabbrica Vio.Me. in autogestione e sotto il pieno controllo operaio.
Chiediamo l’immediata legalizzazione di questa operatività.
La produzione nelle mani dei produttori e le fabbriche nelle mani dei lavoratori!
Dagli edifici occupati della televisione pubblica greca e dai lavoratori in sciopero in tutta la Grecia, alle eroiche rivolte dei nostri fratelli, i lavoratori e i disoccupati della Turchia, siamo parte di un movimento che si batte per riprendere le nostre vite nelle nostre mani! Insieme possiamo vincere!
Evento centrale di solidarietà a Salonicco mercoledì 26 giugno nello spazio sociale liberato “Scholio”.
VAS.GEORGIOU & BIZANIOU str.
Dalle 9 del mattino, massiccia distribuzione di prodotti di pulizia ecologici realizzati nella fabbrica autogestita. In serata, concerto di solidarietà di rebetiko.

viome.org biom-metal.blogspot.gr
Traduzione in italiano a cura di DinamoPress

sabato 1 giugno 2013




Ciao Franca.
Per almeno 4 decenni, Franca Rame ha dato un contributo fondamentale
alle speranze, alle lotte ed ai movimenti per cambiare e buttarsi
dietro le spalle una cultura ed una mentalità fortemente patriarcale e
sessista che ammorbavano il paese e tuttora imperano in Italia.
Lo ha fatto come donna, come femminista, come attrice, come militante
politica a tutto tondo.
Ha pagato personalmente per il suo impegno, per il suo irriducibile
denunciare le violenze del sistema  maschilista e di classe nella
società. Venne stuprata da uomini di estrema destra. Da uomini
fascisti, su ordine di uomini dello Stato. Da uomini insofferenti per
la sua militanza femminista, per la sua autonomia come donna, come
artista, come perturbante un ordine costituito da secoli.
Quello stupro, quella violenza sul corpo di Franca Rame, doveva essere
il monito per tutte le femministe, per tutti i compagni attivi nelle
lotte che nel 1973 riguardavano il divorzio, l'aborto e la libertà
sessuale.
Venne scelta lei per dare un esempio scellerato alle migliaia di donne
e di femministe che negli anni '70 denunciavano le disuguaglianze di
genere nel lavoro e nella società, toglievano il velo alle ipocrisie
sociali sulla subordinazione delle donne nelle famiglie e nelle
relazioni coniugali, nelle relazioni sessuali ed in quelle politiche.
Franca Rame continuò a usare il teatro, la cultura, la piazza, la
costruzione di luoghi alternativi per dimostrare che si potevano
aprire spazi di autonomia e di libertà nella società dominata dal
patriarcato, per resistere alla violenza. Non accettò di essere
vittima, non si fece rubare la sua libertà, la sua allegria, la sua
passione.
Oggi la piangiamo per il suo impegno, per il suo insegnamento, per il
suo coraggio, per la sua arte.
Sappiamo che tutto ciò che lei ha fatto non è stato invano, ancora
oggi la sfida alla società patriarcale, sessista ed omofoba riguarda
tutte e tutti noi in prima persona. Ciao  Franca, e grazie.
SN FdCA